La Cina vende i bond americani: l’impatto potrebbe essere enorme

Da tempo si è vociferato che la Cina avrebbe potuto vendere grandi quantità di bond americani, con conseguenze nefaste per gli Stati Uniti. Bene, quel momento è arrivato.

Tutto è iniziato con un’idea intelligente della Cina, dopo aver aderito all’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001: manipolare la propria valuta e utilizzare le esportazioni per generare una crescita economica. Tale politica ha funzionato bene, portando la crescita economia in doppia cifra, fino alla crisi finanziaria del 2008. Ma questa strategia ha certamente numerosi effetti deleteri.

Per comprendere questo occorre fare un passo indietro nel ragionamento. Per prima cosa l’enorme disavanzo commerciale con gli Stati Uniti ha provocato un aumento di valore dello yuan; gli importatori hanno infatti fatto salire la valuta, dal momento che dovevano essere in grado di pagare l’invasione dei prodotti provenienti dalla Cina. Questo, però, ha reso le esportazioni meno competitive. Ecco allora che per mantenere il tasso di cambio sostanzialmente stabile, la Banca popolare della Cina è intervenuta stampando e vendendo yuan nello stesso tempo.

In questo modo la Banca centrale cinese alla fine ha accumulato una grossa scorta di riserve in valuta estera, raggiungendo il picco di 4000 miliardi di dollari nel 2014. Questo denaro è stato investito per la maggior parte in buoni del Tesoro Usa, per una somma di 1450 miliardi di dollari, tra cui il Belgio con un deposito in delega. Gli Stati Uniti non si sono lamentati quindi con questo modo di agire. Inoltre l’acquisto costante ha mantenuto i tassi bassi, in un momento in cui il debito nazionale Usa è aumentato da circa 5.000 miliardi di dollari nel 2002 a 18 mila miliardi di dollari nel 2015. Quindi, durante il programma di quantitative easing della Fed, c’erano due grandi banche centrali che monetizzavano il debito del governo degli Stati Uniti.

Ma tutto questo si sta invertendo. La Cina deve vedersela con una grossa turbolenza economica e finanziaria – quest’ultima essenzialmente nel suo territorio – e la sua forte posizione sul dollaro sta peggiorando la situazione.

DISTENSIONE CON I CARRY TRADE

Dal 2014 i flussi di capitale verso la Cina, sotto forma di obbligazioni e azioni e anche il famigerato carry trade, hanno iniziato a invertire la rotta. Questo è dovuto a una cattiva gestione degli investimenti interni (sovraccapacità produttiva, bolla immobiliare e del mercato azionario) e alcuni cambiamenti nella politica. A tutto ciò si aggiunge la stretta di liquidità della Fed sul dollaro, che ha anche indotto i drammatici eventi di questa estate: il crollo del 30 per cento della Borsa e la svalutazione a sorpresa dello yuan, pari al 3 per cento.

La Cina ha quindi accelerato le vendite di valuta per ripristinare la stabilità e sostenere la moneta, estera, riducendo il suo totale a 3600 miliardi di dollari, una cifra inferiore di 200 miliardi di dollari nel 2015. Societe Generale stima che la maggior parte di queste vendite siano state i titoli del Tesoro (130 miliardi di dollari grazie al Belgio fino a giugno 2015) e probabilmente altri 100 miliardi di dollari in più nelle ultime due settimane di agosto.

IMPATTO SUGLI USA

Deutsche Bank ritiene che l’inversione di tendenza delle esportazioni della Cina avrà gravi ripercussioni sui mercati finanziari degli Stati Uniti, soprattutto se la situazione peggiorerà. «La Cina ha circa 2000 miliardi di dollari di passività ‘delicata’, comprese le operazioni di carry trade, gli afflussi di debito e di capitale, e i depositi e i prestiti di stranieri che potrebbero essere una fonte di flussi in uscita», si legge in una nota.

In primo luogo, se saranno venduti più buoni del Tesoro rispetto a quelli acquistati, il prezzo diminuirà e i rendimenti saliranno. Infatti, mentre le azioni sono diminuite del 6 per cento dalla fine di luglio e rendimenti dei bond dovevano diminuire – dato che gli investitori hanno spostato i loro soldi al sicuro, i bond sui dieci anni sono rimasti approssimativamente stabili intorno al 2,2 per cento. Citibank stima che i rendimenti saliranno di circa l’1 per cento per ogni 500 miliardi di bond venduti. Questo potrebbe verificarsi entro sei settimane, se la Cina continuerà a vendere al ritmo attuale. Ovviamente presupponendo che la Cina continuerà a difendere lo yuan, ma è nel suo interesse.

I tassi più elevati hanno un effetto a catena sui mercati economico-finanziari, poiché servono come tasso di riferimento per gli altri strumenti finanziari, come il debito delle imprese e possono anche influenzare la valutazione delle azioni. A lungo termine, influenzerà anche la spesa sugli interessi da parte del governo federale degli Usa, e quindi il bilancio. Inoltre investire in buoni del Tesoro, nonostante i rendimenti bassi, è stata una scommessa a senso unico nell’ultimo decennio. Considerato il calo significativo dei prezzi in questo mercato (praticamente tutti gli altri mercati sono già stati rovinati, tranne quello delle azioni), potrebbe portare a un panico finanziario totale. Sembra quindi che la Cina potrebbe mettere gli Stati Uniti in difficoltà.

       Per saperne di più:

Articolo in inglese: ‘China Is Selling US Treasurys and the Impact Could Be Huge’

 
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