Il Fmi gioca con prudenza sulla Cina

Sembra che la Cina non possa prendersi una pausa. Dopo il crollo del mercato azionario e la ‘liberalizzazione’ della valuta, stavolta anche il Fondo monetario internazionale si mette in mezzo, rallentando lo slancio della Cina.

Il Fmi è ancora incline ad approvare la richiesta di novembre della Cina di entrare nei Diritti Speciali di Prelievo (Dsp), una valuta di riserva internazionale. Ma giovedì 20 ha detto che il paniere sarà effettivamente modificato nove mesi più tardi del previsto, a settembre 2016.

«L’estensione di nove mesi è destinata a facilitare il buon funzionamento delle operazioni connesse ai Diritti speciali di prelievo (Dsp) e risponde alle opinioni degli utenti dei Dsp che desiderano di evitare cambiamenti nel paniere alla fine dell’anno civile», ha dichiarato il Fmi il 19 agosto.

I tempi della decisione e dell’annuncio sono piuttosto strani. Il Fmi ha preso la decisione l’11 agosto, il giorno in cui la Cina ha svalutato lo yuan del 2 per cento. Tuttavia, più tardi ha detto che il passo è stato positivo, dato che la Cina deve rendere la sua moneta più «utilizzabile liberamente», uno dei criteri fondamentali per l’adesione al Dsp.

Attualmente la valuta cinese non è liberamente utilizzabile, dato che l’unico modo per ottenere denaro dentro e fuori del Paese è tramite il commercio e limitati investimenti esteri diretti.

Quindi, se la Cina in realtà ha fatto un passo nella giusta direzione – secondo il Fmi – perché estendere il processo di nove mesi e annunciare l’intero cambiamento a più di una settimana dopo la decisione?

Sembra che il Fmi stia giocando con il tempo. Sembrava che la Cina avesse avuto il sopravvento nei negoziati all’inizio di quest’anno – dopo aver lanciato con successo la Banca Asiatica d’Investimento per le infrastrutture e annunciando diversi progetti di cooperazione geopolitica ed economica – ma ora la marea è cambiata.

Il crollo del mercato azionario e la svalutazione della moneta stanno evidenziando alcuni problemi seri all’interno del suo sistema finanziario, per non parlare del rallentamento economico.

Quindi per il Fmi la mossa ha perfettamente senso. Vedere se le cose si stabilizzano fino a novembre, decidere probabilmente di includere la Cina nei Dsp e poi aspettare ancora un paio di mesi per monitorare la situazione ed eventualmente annullare l’inclusione per possibili circostanze attenuanti: eco la mossa win-win, almeno per quanto riguarda il Fmi.

        Per saperne di più:

Articolo in inglese: ‘The IMF’s China Power Play

 
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