Anjem Choudary alla sbarra: l’ideologo dell’Isis si difende

Non esiste solo la jihad delle armi, ma anche quella della parola. Lo dice Anjem Choudary, singolare esponente di quest’ultima forma di ‘guerra santa’ islamica. Sostenitore dell’Isis dalle dichiarazioni forti ma dal tono pacifico, Choudary ha persino raccolto un certo sostegno di recente su Twitter, mentre la giustizia britannica incombe su di lui.

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Accusato di sostegno a una organizzazione terroristica – l’Isis appunto – Choudary è comparso davanti a un tribunale inglese il 5 agosto, dove non ha mancato di mostrare le sue caratteristiche. Se non fosse per le teste mozzate apparse in televisione, che lasciano pochi dubbi sulla natura del gruppo islamico, questo ‘jihadista della parola’ con i suoi ragionamenti e il suo tono razionale sarebbe capace di mobilitare folle intere.

L’imputato Choudary non si è limitato al ‘mi dichiaro innocente’, in tribunale, ma ha aggiunto: «Chiedo che Cameron, la polizia e i giudici siano dichiarati colpevoli. Le uniche persone innocenti qui siamo io e il sig. Rahman», un co-imputato dello stesso capo d’accusa, riporta il Telegraph.

«Penso che questa sia da cima a fondo una manovra politica di Cameron, del ministro degli Interni, della polizia e del Cps (Crown Prosecution Service, organo della magistratura britannica) per cercare di zittire le voci della comunità musulmana, fra le quali la mia è tra le più forti», ha dichiarato Choudary in tribunale.

Durante la fase di indagine Choudary, sempre secondo il Telegraph, aveva anche dichiarato: «Tutta questa faccenda riguarda persone che si suppone predichino odio, ma c’è così tanto odio predictato dalla gente, dall’estrema destra, dagli attivisti dei diritti animali… Se la gente ha delle opinioni forti, perché mai dovrebbe subire delle limitazioni?».

Ma la strategia dialettica del ‘non giudicate la trave nel nostro occhio, ma guardate la pagliuzza nel vostro’ non ha senso, proprio perché il paragone è fatto al contrario rispetto all’allegoria biblica.

Non si può certo giustificare l’Isis che uccide volontariamente dei civili con il fatto che anche altri Stati ne uccidano, come effetto collaterale inevitabile, nei conflitti armati. O, ancora peggio, giustificare l’odio che Choudary diffonderebbe con il fatto che anche gli animalisti talvolta si esprimono con odio (semmai vanno condannate entrambe le cose).

Questo artificio dialettico, comune tra i sostenitori improbabili di regimi sanguinari, che si vedono spesso in discussioni in ambienti di ‘cultura’ sopraffina come Facebook, non è sufficiente però a inquadrare il pensiero di Choudary, che normalmente ha argomentazioni più intelligenti rispetto a questa sua difesa un po’ propagandistica in tribunale.

Il pensiero di Choudary, infatti, è basato su un Corano letto letteralmente e su un sistema di valori che, pur discostandosi profondamente da quello occidentale moderno (non si incentra sicuramente su democrazia e libertà), e anche da quello tradizionale cristiano o orientale (non una pace che si ottiene liberamente per sé, ma sottomettendo, con la forza, tutti alla legge di Allah) mantiene una sua precisa coerenza. Ed è per questo che è così difficile da combattere a parole, come ben sanno molti giornalisti, che si sono ritrovati a insultarlo o a trattarlo maleducatamente (comportamenti comprensibili, ma che certo non aiutano).

Come diceva giustamente Graeme Wood in un articolo sul The Atlantic (What Isis really wants), l’Occidente non può continuare a combattere l’Isis pensando che esso ragioni in un’ottica di guerra puramente materialistica, o in modo molto simile agli occidentali. I ‘teorici’ dietro l’Isis – come Choudary – hanno una visione basata sulla loro interpretazione del Corano e, secondo Wood, si starebbero semplicemente impegnando a realizzare una profezia contenente nel loro libro sacro, che vede in futuro la vittoria completa dell’Islam sugli ‘infedeli’.

Conoscendo il loro modo di pensare, l’Occidente potrà anche prevedere le loro mosse. Ma se continuassimo a pensare che (anche) per loro il dominio è la cosa più importante e l’ideologia solo uno strumento, li staremmo confondendo con noi stessi.

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 
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