Perché la Cina non interviene contro la minaccia dell’Isis?

Mentre la minaccia Isis si espande, conquista e distrugge siti archeologici, decapita persone e inneggia alla guerra contro Roma, gli Usa e l’Europa si preoccupano molto e agiscono. Ma il colosso cinese si preoccupa meno e non agisce quasi per niente.

Perché la Cina, che pure si dice avversa all’Isis, non alza i toni?

Ci sono sicuramente varie ragioni. Una è che la Cina probabilmente non vede l’Isis come una minaccia pressante e immediata, e spera di cavarsela lasciando il lavoro sporco agli Usa. Del resto la Cina ha dei problemi molto più grandi; primo fra tutti le lotte politiche interne, i tentativi di assassinio a cui Xi Jinping e gli alti vertici della sua fazione devono far fronte e il vero nemico interno: la cricca di Jiang Zemin, ex leader del Partito.

La Cina da tempo evita di invischiarsi in guerre, e non di certo per spirito pacifista, ma perché tali situazioni potrebbero essere facilmente sfruttate dalla fazione di Jiang, che potrebbe tentare colpi di Stato da tempo tramati e falliti.

Inoltre, la Cina sotto sotto vede con favore qualsiasi minaccia che sia principalmente rivolta agli Usa. Ogni volta che gli Usa spostano la loro attenzione sul Medio Oriente, la Cina tira un sospiro di sollievo.

La Cina è sede di atroci violazioni dei diritti umani che gli Usa, in qualità di rappresentanti dei valori democratici (pure con i loro difetti) avrebbero dovuto condannare con molta più forza. Ciò che è avvenuto in Cina negli ultimi 50 anni sotto il Partito Comunista supera per intensità, gravità ed estensione i crimini di Hitler e Stalin messi insieme. Negli ultimi tempi la gravità dei crimini è aumentata in concomitanza alla persecuzione del Falun Gong, una pratica spirituale i cui aderenti vengono torturati, detenuti in campi di lavoro e ospedali psichiatrici, dove vengono loro iniettate droghe e dove subiscono prelievi forzati di organi mentre sono ancora vivi.

Eseguito in modo sistematico e con la piena conoscenza dello Stato, il prelievo di organi non è un qualcosa che accade in un Paese sperduto nel caos delle guerre, ma in Cina, una superpotenza mondiale. Se gli Usa avessero meno a che fare con le continue minacce terroristiche, affronterebbero il problema cinese. Non certo con le guerre, ma con l’informazione e una forte azione diplomatica ed economica.

E c’è un’altro motivo oltre ai diritti umani per cui la Cina vuole che gli Usa vengano distratti dai terroristi. Con furbizia da serpente, il Dragone ha preparato una serie di armi letali da far esplodere al momento cruciale, o da usare per ricattare gli Usa. Sono armi economiche e informatiche.

Da un lato il regime cinese è impegnato in una vastissima campagna di acquisizione dei segreti commerciali e di ogni sorta di dati relativi ad aziende americane. Gli attacchi hacker cinesi sono una forte minaccia per gli Usa.

Ancora più allarmante, alcuni chip militari degli Stati Uniti fabbricati in Cina – assai diffusi nei sistemi delle centrali nucleari, delle armi e nei trasporti pubblici – hanno rivelato nel 2012 la presenza di una backdoor, che permetterebbe al regime cinese di accedere a tali sistemi e controllarli. E questo è solo un tipo di chip dove lo zampino del Dragone è stato scoperto: potrebbero essercene altri.

«I funzionari del Regno Unito temono che la Cina abbia la capacità di far chiudere le aziende, le infrastrutture militari e quelle cruciali, attraverso attacchi informatici e equipaggiamenti da spia incorporati negli hardware dei computer, che hanno backdoor, cavalli di Troia (un tipo di malware) o altri programmi che permettono a chi attacca di ottenere l’accesso o di trasmettere dei dati confidenziali a una terza parte», ha detto uno dei ricercatori che ha scoperto il problema, come riportato in un precedente articolo da Epoch Times.

Dal lato economico, invece, è noto che la Cina ha in mano un bel pezzo dell’economia mondiale e soprattutto del debito pubblico Usa. Inoltre, nell’Europa che vede la crisi economica come il problema prioritario, la Cina ha acquistato o preso parte ad aziende strategiche, come nel settore delle telecomunicazioni italiano.

In tutto il mondo, la Cina ha anche un certo potere di ricatto nei confronti dei media. Uno dei motivi è che i giornalisti presenti in Cina che parlano male del regime oltre i limiti consentiti, possono essere rispediti a casa con una semplice negazione del visto. Di conseguenza alcuni giornali ritengono sia più importante avere una persona in Cina, per ottenere più notizie, che dedicarsi alla denuncia dei crimini che lì avvengono.

Cercando il controllo dei mezzi d’informazione, dei mercati e tramite i mezzi informatici, la Cina sta combattendo una guerra silenziosa contro l’Occidente, troppo occupato a combattere i terroristi e la crisi economica. Coperto dalla bandiera nera dell’Isis e dal profumo perverso del denaro, il Dragone Rosso continua a perseguire le sue trame.

 
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