Fino a 12 anni di carcere per chi favorisce il traffico d’organi: questo il contenuto di una legge da lungo attesa e votata all’unanimità dalla Commissione Giustizia in sede legislativa.
Il primo firmatario del disegno di legge è stato il senatore Maurizio Romani (Idv), che si era attivato dopo aver ascoltato degli interventi di David Matas, avvocato canadese candidato al Nobel per la Pace nel 2010. L’avvocato Matas, insieme ad altri investigatori indipendenti, ha studiato il fenomeno del prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza in Cina per molti anni: questi detenuti (principalmente prigionieri politici e religiosi) sono imprigionati, privi di ogni protezione, nei campi di lavoro e in varie strutture detentive, e vengono privati di parti trapiantabili del loro corpo (fegato, cuore, cornee, polmoni, reni) a uso di altri cittadini cinesi o di pazienti facoltosi occidentali che non vogliono attenersi alle lunghe liste di attesa nei propri Paesi.
L’atrocità è ormai documentata e dimostrata in modo incontrovertibile (nonostante la dittatura comunista cinese insista nel negare tutto) da numerosi studi e indagini di diversi esperti, che comprendono anche le confessioni di alcuni dei colpevoli, e ha dato vita alle due associazioni internazionali dei Medici contro il prelievo forzato di organi e dei Parlamentari contro il prelievo forzato di organi. La nuova legge prevede la reclusione da tre a dodici anni di reclusione e una multa da 50 mila a 300 mila euro, per chiunque in Italia venda, acquisti, o procuri organi umani in modo illecito. E se il fatto è commesso da una persona che esercita una professione sanitaria scatta l’interdizione dall’esercizio della professione. Viene inoltre punito con una condanna da 3 a 7 anni e una multa analoga chiunque organizzi o favorisca viaggi nell’ambito del traffico d’organi.
La legge italiana ci mette in prima fila con altri Paesi come Spagna, Taiwan e Israele. La Cina continua a sfruttare per gli organi i propri prigionieri che spesso sono dei perseguitati religiosi innocenti, come i praticanti del Falun Gong, i cristiani indipendenti e i tibetani.
«In Italia non abbiamo il potere di fermare questi abusi – aveva detto il senatore Romani durante la discussione in aula nel marzo 2015 – ma abbiamo il dovere di fare ogni sforzo possibile per non esserne complici».
Il fenomeno del traffico di organi colpisce numerosi Paesi. Solitamente rientra nei racket della criminalità, mentre in Cina ha luogo negli ospedali militari e viene favorita dalla massima dirigenza del Partito comunista, con la complicità dei direttori dei campi di concentramento e della magistratura del regime. Questa nuova forma di «cannibalismo», come la definisce il senatore Romani, avviene soprattutto nel contesto della persecuzione di massa dei praticanti del Falun Gong, decine di milioni di cinesi ‘colpevoli’ di praticare degli esercizi di meditazione e di seguire una filosofia, non violenta e apolitica, basata sui principi universali di verità, compassione e tolleranza. Queste persone vengono regolarmente torturate nei campi di concentramento; i dirigenti dei campi ricevono perfino dei premi quando riescono a «trasformarle», ovvero a costringerle a rinnegare il proprio credo, cosa che normalmente avviene mediante torture fisiche e psicologiche.
Il Falun Gong resiste a questa atroce persecuzione pacificamente dal luglio del 1999, facendo informazione all’estero, per le strade, davanti alle ambasciate, e presso i palazzi del potere. E purtroppo il prelievo forzato degli organi è solo la più atroce delle numerose violazioni dei diritti umani che i praticanti del Falun Gong (conosciuto anche come Falun Dafa) subiscono in Cina.
Di fronte alle pressioni internazionali – come le risoluzioni dei parlamenti europeo e statunitense – il regime cinese ha affermato più volte di voler porre fine al prelievo forzato di organi, ma non si riscontra alcun segnale reale in questo senso, salvo l’istituzione di un sistema per la donazione volontaria – prima praticamente inesistente in Cina per ragioni culturali – che fornisce un numero irrisorio di trapianti. Il numero complessivo delle vittime del trapianto forzato di organi è stimato in centinaia di migliaia (probabilmente milioni) di persone.
Alessandro Starnoni