I parlamentari europei contro il prelievo forzato di organi

Il Parlamento europeo si muove, contro quello da molti considerato uno dei peggiori genocidi mai commessi contro l’Umanità: la persecuzione e il prelievo forzato di organi ai danni dei praticanti della Falun Dafa in Cina.

Questa strage di Stato era già da tempo nota al Parlamento europeo: il 12 dicembre 2013 era stata proposta una risoluzione in cui diversi parlamentari europei (di ogni colore e nazionalità) raccomandavano all’Unione e ai singoli Stati membri di condannare pubblicamente gli abusi connessi ai trapianti di organi in Cina, e chiedevano che l’Ue procedesse in merito con un’indagine completa e trasparente.

Non solo: la Risoluzione del 2013 chiedeva alle autorità cinesi di rispondere, in modo esauriente, alle richieste già formulate dalle Nazioni Unite su gravi violazioni in corso in Cina, quali la tortura e i trattamenti crudeli, disumani o degradanti, comprese le violazioni delle libertà di religione o di credo. I parlamentari dell’Unione chiedevano anche a Pechino di fornire spiegazioni in merito alla provenienza del surplus di organi a seguito dell’aumento del numero di trapianti, e chiedevano inoltre l’autorizzazione a indagare sulle pratiche di trapianto di organi in Cina.

Ma, inspiegabilmente, questa proposta era rimasta finora lettera morta.

Ora, con la promozione di questa nuova Dichiarazione scritta presentata il 27 luglio 2016, sembra esserci maggior convinzione sul fatto che questa orribile pratica non sia più trascurabile.
Questo progresso è senz’altro da attribuire in parte al fatto che la comunità internazionale (media e istituzioni) ha incominciato a trattare la questione con maggior attenzione: anche il Congresso degli Stati Uniti, il 13 giugno scorso, in tal senso ha approvato all’unanimità una risoluzione che condanna questa «macabra prassi cinese».

La ‘Dichiarazione Scritta 0048/2016’, dopo essere passata con 413 firmatari, di cui 59 su 73 italiani, verrà adottata dal Parlamento Europeo che, come da testo, richiede al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di attuare la ‘vecchia’ Risoluzione del 12 dicembre 2013 sul prelievo di organi in Cina, di effettuare un’indagine indipendente sul prelievo forzato e di adottare dei provvedimenti concreti per porvi fine.

MOBILITAZIONE POPOLARE CONTRO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN CINA

Per far sì che la gravità della situazione in Cina fosse compresa a pieno dagli europarlamentari, decine di volontari, di tutti i ceti sociali e provenienti dagli Stati membri dell’UE, hanno organizzato delle attività all’interno e all’esterno delle sedi del Parlamento Europeo, sia a Bruxelles che a Strasburgo.
Impiegati, imprenditori, professionisti, operai e studenti di tutta Europa hanno sacrificato impegni personali e lavorativi, per sollecitare l’applicazione della proposta del 2013 e per informare a fondo i parlamentari europei su una violazione dei diritti umani che è ormai unanimemente definita ‘genocidio’.

I volontari (alcuni dei quali erano cinesi rifugiati in Europa che in prima persona hanno in passato subito torture e abusi di ogni genere) hanno informato i parlamentari mettendoli a conoscenza della fonte principale di informazioni in materia: l’ormai famoso Matas & Kilgour Report.

Si tratta della prima inchiesta sul prelievo forzato di organi (pubblicata nel 2006 e aggiornata il 22 giugno di quest’anno) realizzata da David Matas, avvocato per i diritti umani, e David Kilgour, ex magistrato ed ex segretario di Stato del Canada.
Gli autori (ai quali si è aggiunto nell’ultimo aggiornamento il giornalista investigativo americano Ethan Gutmann) hanno stimato che il numero dei prigionieri di coscienza uccisi per i loro organi si aggiri dai 60 ai 100 mila annui.
Il numero delle vittime è di difficile precisazione, ma è senza dubbio nell’ordine di grandezza delle diverse centinaia di migliaia di persone, da quando – nel 1999 – l’allora capo del Pcc Jiang Zemin ha dato inizio alla persecuzione dei praticanti della Falun Dafa (che secondo stime del Pcc stesso erano 70-100 milioni in tutta la Cina). Persecuzione decisa e imposta da Jiang contro i dirigenti stessi del Pcc e senza alcuna motivazione razionale, visto che l’unica ‘colpa’ dei praticanti della Falun Dafa è quella di coltivare un credo spirituale basato sui valori universali di verità, compassione e tolleranza.

MEDICI CONTRO IL PRELIEVO FORZATO DI ORGANI

La mobilitazione contro il prelievo forzato di organi coinvolge anche medici da tutto il mondo. La Ong Dafoh (Doctor Against Forced Organ Harvesting, medici contro il prelievo forzato di organi), nel corso di una conferenza appositamente organizzata per i parlamentari europei, ha mostrato a questi ultimi ulteriori prove risultate da proprie indagini indipendenti. Il 29 giugno 2016, la Commissione ambiente e sanità ha infatti organizzato una conferenza in cui erano presenti, in veste di relatori, David Matas, David Kilgour, Ethan Gutmann, Anastasia Lin (miss mondo Canada e praticante del Falun Gong) e il professor Huige Li, medico farmacologo membro della Dafoh.

PROSSIMI SVILUPPI

Oltre alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea, le conseguenze dirette dell’attuazione della Dichiarazione scritta 0048/2016 e della Risoluzione del dicembre 2013 (insieme alla Convenzione del 2014 del Consiglio d’Europa contro il traffico illegale degli organi) si traducono in un forte ‘incoraggiamento’ agli Stati europei ad attivarsi – sia sul piano politico che giudiziario – per impedire che medici e pazienti si rivolgano alla Cina per evitare le liste d’attesa dei trapianti, e per contrastare il traffico internazionale di organi gestito da specifici ‘apparati’ del governo cinese.

Per approfondire:

 
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