Cina come Europa, lo Stato salva le banche

Un anno dopo la mini-svalutazione dello yuan, cresce in Cina la disperazione per il debito delle imprese. Il governo cinese si sta orientando verso i prestiti sempreverdi [una linea di credito bancaria fornita al debitore per una durata indeterminata, ndt]. E secondo un articolo di Caixin dell’8 agosto, l’autorità di vigilanza bancaria sta comunicando alle banche di sbarazzarsi dei crediti inesigibili scambiandoli con patrimonio netto.

Il media locale Caixin riferisce che la Commissione di vigilanza bancaria cinese (Cbrc) ha emesso una direttiva per incoraggiare le cosiddette ‘Compagnie di Gestione dei Beni’ (Cgb), di proprietà governativa, ad acquistare i crediti inesigibili dalle banche: una strategia già collaudata nell’ultimo salvataggio bancario (bail-out), ad inizio millennio. E dal 2012 la Cina si è preparata per un’altra tornata, con i governi locali che hanno iniziato a creare 27 nuove ‘Compagnie di Gestione dei Beni’ (Cgb).

Invece di mantenere un prestito inesigibile di una società e svalutarlo, la banche otterrebbero una quota di partecipazione societaria. Tuttavia, siccome le banche non sono autorizzate a possedere titoli societari, venderebbero le loro quote a una Cgb a un prezzo accettabile per loro stesse, che non vada a danneggiare eccessivamente il proprio patrimonio netto, mentre le Cgb otterrebbero i soldi dal governo (locale o centrale) o dalla banca centrale.

La direttiva afferma che le imprese dei settori del carbone e dell’acciaio in difficoltà saranno le prime a collaudare questo sistema. Tuttavia, verranno sostenute solo le imprese che hanno fatto sforzi per ridurre il surplus produttivo e per migliorare la loro redditività, e i cui problemi sono solo temporanei, similmente a quanto avveniva per un’altra direttiva della Cbrc sul rollover dei debiti inadempiuti.

Un testo intitolato Un avviso su come dovrebbero fare il proprio lavoro i comitati dei creditori degli istituti bancari e finanziari, consiglia alle banche di «agire insieme e di non “ritirare prestiti o smettere di concederli a caso” – scrive il quotidiano National business – Questi istituti dovrebbero concedere nuovi prestiti dopo aver ritirato i vecchi oppure concedere un’estensione del prestito, per “aiutare a pieno le aziende a risolvere i loro problemi”».

La rapida successione di fughe di notizie che si è avuta di recente, può essere la prova del realizzarsi delle preoccupazioni espresse dal gestore di fondi speculativi Kyle Bass, che osservava, in un’intervista con RealVisionTV nel mese di giugno, che «il mercato delle obbligazioni societarie cinese si sta congelando».
«Stiamo osservando la macchina cinese mentre finisce letteralmente allo sfacelo».

«In Occidente, la speculazione è sempre puntata sul ‘momento Lehman’ cinese. Questa è una fantasia occidentale. I politici cinesi sanno cosa sta arrivando e hanno un piano per la gestione dei crediti inesigibili – ha detto alla Wharton Business School il professore di economia della Scuola di Gestione delle Imprese di Francoforte Horst Loechel – e questo piano sembra essere costituito dai sempreverdi e dal debito scambiato con i titoli».

Invece, Kyle Bass stima che i crediti inesigibili nelle banche cinesi potrebbero perdere in valore anche fino a 3 mila miliardi di dollari in capitale bancario, se tutti i prestiti venissero svalutati correttamente. Secondo un dirigente regionale di Cgb citato da Caixin, a partire dal 2015 nelle operazioni in cui le banche hanno venduto i prestiti non rimborsati alla Cgb della provincia di Zhejiang, le banche hanno ottenuto solo il 32 per cento del valore originale, rispetto al 43 per cento del 2014.

L’annuncio arriva sulla scia di una serie di notizie, tra cui quella di sette miniere di carbone statali nello Shanxi alle quali è stato concesso di dilazionare il proprio debito, secondo quanto riporta il portavoce di stato Xinhua; inoltre un costruttore navale non ha potuto pagare un bond di 60 milioni di dollari, secondo Bloomberg, e un costruttore sarebbe insolvente per 380 milioni di dollari in obbligazioni estere di Hong Kong, scrive il Wall Street Journal.

Per sicurezza l’Associazione nazionale degli Investitori istituzionali dei mercati finanziari – un’organizzazione sostenuta dalla banca centrale – ha preso in esame la situazione assieme alle principali banche e ai principali broker – riporta il Wall Street Journal – per vedere se è possibile introdurre un mercato di credit default swap (Cds) in Cina. E i credit default swap – contratti assicurativi sui default obbligazionari – sono esattamente quello di cui la Cina ha bisogno in questo momento.

Secondo l’articolo, l’autorità di vigilanza responsabile degli 8,5 miliardi di dollari del mercato obbligazionario con i default alle stelle, sta elaborando delle regole per rendere il Cds cinese conforme alle pratiche internazionali, e chiederà a breve alla Banca popolare cinese l’approvazione della misura.

E dopo i 39 default di quest’anno (per un totale di 3,8 miliardi di dollari) sarebbe anche ora.

Articolo in Inglese: Is the China Corporate Debt Bubble Finally Popping?

 
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