La Banca della Cina rivitalizza i mercati finanziari

Un’altra settimana, un altro sforzo da parte delle autorità cinesi per rilanciare l’economia. Questa volta la Banca Popolare della Cina (Pboc) ha abbassato il suo tasso di interesse di riferimento dello 0,25 per cento, portandolo al 5,10 per cento. Si tratta di un diverso intervento rispetto alla riduzione del Coefficiente di riserva obbligatoria (Rrr) effettuato poche settimane fa, ma l’obiettivo è lo stesso: rivitalizzare l’economia cinese dall’attuale rallentamento, in cui le banche non erogano prestiti a imprese e governi locali, e i prezzi sono in calo.

In una parola, la Cina è alle prese con la deflazione, uno dei fenomeni più temuti dai marcoeconomisti, e che la Pboc, in qualità di banca centrale, fa il possibile per contrastare.
A causa dell’estremo eccesso di produttività, infatti, in Cina i prezzi alla produzione sono in calo da diversi anni (ad aprile 2015 sono scesi del 4,6 per cento rispetto all’aprile 2014). Questo significa che i produttori dei beni hanno fatturato in media quasi il 5 per cento in meno rispetto a un anno fa, naturalmente a parità di prodotti venduti.

Tuttavia, il tasso di interesse che i produttori pagano sui debiti, contratti per acquistare le attrezzature necessarie a produrre i beni, rimane lo stesso. Quindi, mentre il costo dell’indebitamento che le aziende devono sostenere rimane lo stesso, gli utili calano. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che quest’anno si siano viste le prime inadempienze di pagamento da parte delle società cinesi.

Il tasso di interesse reale (ossia rettificato per il calo dei prezzi) pagato dalle aziende cinesi è di circa il 10 per cento. E, come se non bastasse, i prezzi al consumo sono fermi: in marzo sono saliti solo dell’1,5 per cento su base annua. E poiché la Pboc non può fare nulla per contrastare la caduta dei prezzi e far pagare di più per i beni prodotti, l’unico intervento possibile è la riduzione del tasso di interesse, così da diminuire l’onere finanziario a carico dei produttori.

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, lo sforzo risulterà probabilmente vano: a causa dell’eccesso di produttività, i progetti economicamente realizzabili sono infatti pochi e distanti tra loro; per cui le aziende, a prescindere da quanto basso sia il tasso di interesse sui finanziamenti erogati per accrescere la capacità produttiva, non contrarranno ulteriori prestiti.

Quindi, come al solito, il denaro finirà nel mercato azionario, che la settimana scorsa – prima dell’annuncio – era sceso del 5,3 per cento. Mentre oggi, dopo questa ‘spintarella’, è risalito del 3 per cento.

Articolo in inglese: www.theepochtimes.com/n3/1352922-china-pushes-the-stock-market-booster-button-again/

 
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