Perché i dati sull’economia cinese sono inaffidabili

Per anni sono state sollevate domande sui dati economici della Cina – ma è inusuale sentir parlare di questo problema un importante funzionario revisore cinese.

Il 4 marzo, l’ex vice revisore del National Audit Office (Ufficio nazionale di Verifica) della Cina e membro della Cppcc Dong Dasheng ha fatto alcune marcate osservazioni sulla questione nel corso di una sessione della Conferenza Consultiva politica del Popolo cinese (Cppcc), un organo consultivo più ornamentale che altro.

La conferenza si riunisce annualmente a Pechino assieme all’organo legislativo, il Congresso nazionale del Popolo.

L’ammissione da parte di Dong che la pratica della falsificazione dei dati economici è stata dilagante in Cina per anni è probabilmente collegata all’azione generale dei funzionari cinesi volta a smorzare le aspettative verso una futura crescita rapida. Questo include il fornire caute indicazioni sui dati economici e il cercare di sminuire quelle recenti voci che vogliono la Cina come la seconda più grande economia del mondo.

«Molti dei numeri sono annacquati», ha detto Dong – intendendo falsificati o ingigantiti. Ha aggiunto che i numeri falsificati sono attinenti a svariati ambiti tra cui il tasso di crescita del prodotto interno lordo, le entrate fiscali, i dati di credito, i dati di importazione ed esportazione e altri ancora.

I dati ufficiali della Cina attestano che nel 2014 il tasso di crescita del Pil è stato del 7,4 per cento, il più basso degli ultimi 24 anni. Tuttavia, Dong ha affermato che ciò nonostante il numero è lontano dalla verità e nondimeno «relativamente più realistico a confronto dei numeri degli anni passati».

Un certo numero di economisti hanno indicato che il tasso reale di crescita della Cina negli ultimi anni potrebbe essere solo di circa il 4 per cento – ed è destinato a calare ancora ulteriormente dal momento che l’inefficiente crescita guidata dagli investimenti sta toccando il fondo.

Dong ha raccontato di alcune delle conversazioni che ha detto di aver avuto con funzionari di tutto il Paese, quelle persone incaricate di ‘massaggiare’ i numeri per allinearli alla propaganda economica positiva.

«I numeri negli ultimi anni sono stati gonfiati in maniera eccessiva. Se fossero stati abbassati in una sola volta, sarebbe stato come tuffarsi da una scogliera. Quindi abbiamo dovuto smaltirli gradualmente di anno in anno», ha detto Dong, parafrasando ciò che ha acoltato da un funzionario locale.

Non sorprende che i dati dell’economia cinese siano falsificati, considerato che la crescita economica – e la percezione di questa – è stata una delle incombenze politiche più importanti del Partito Comunista Cinese negli ultimi differenti decenni. Il Partito ha ampiamente azzardato della sua legittimità riguardo a uno sviluppo economico di successo, il che significa che i funzionari locali hanno perseguito quelle politiche che hanno incrementato i numeri del Pil anche se non erano economicamente produttive. È ampiamente ritenuto che i anche funzionari locali manipolino i dati. A questo riguardo sono emersi alcuni aneddoti di minacce alle imprese per assicurarsi la presentazione unicamente di numeri ‘positivi’.

Le ammissioni di Dong sono tra i primi commenti pubblici rilasciati da un funzionario cinese sulla falsificazione dei dati economici. Anche se gli economisti occidentali (e molti cinesi) hanno a lungo osservato i dati ufficiali con un certo scetticismo, l’aneddoto più spesso citato sulla sfiducia interna nei confronti dei numeri proviene dal premier cinese Li Keqiang, il quale nel 2007, prima di divenire premier, disse all’ambasciatore degli Stati Uniti che il Pil della Cina è «artificiale e quindi inaffidabile». In qualità, a quel tempo, di capo del Partito Comunista della provincia di Liaoning, le osservazioni di Li sono state registrate nel promemoria di un diplomatico statunitense che è stato reso pubblico da Wikileaks nel 2010. Ne è risultato che Li mirasse ai dati dell’energia elettrica e del trasporto ferroviario per una migliore procura della crescita economica.

Altri aspetti dei dati cinesi sono stati discussi recentemente – compresa la spesso citata pretesa, per esempio, che la crescita economica della Cina negli ultimi tre decenni sia stata in media del 10 per cento l’anno, aspetto che la renderebbe la più rapida crescita l’economia dei tempi recenti.
In un articolo pubblicato lo scorso anno, l’economista Harry X. Wu, autorevole consulente del gruppo di ricerca The Conference Board di New York, ha stimato che la crescita della Cina dal 1978 al 2012 è avvenuta probabilmente a una media del 7,2 per cento all’anno – inferiore a quella del Giappone e di Taiwan.

All’inizio di febbraio, l’agenzia mediatica statale cinese Xinhua ha riferito che la falsificazione dei dati economici tra i governi locali è dilagante. Al fine di rafforzare le prospettive politiche dei leader provinciali – le cui promozioni sono connesse alla parvenza di una sostanziosa crescita economica – i dati di produzione possono essere gonfiati secondo l’ordine di importanza e i ricavi calcolati dalle imprese insolventi a lunga scadenza.

La Xinhua ha sintetizzato questo aspetto dicendo: «I governi cinesi locali hanno trasformato i dati sulla produzione industriale in giochi di numeri».

Articolo in inglese: Why Chinese Economic Data Can’t Be Trusted

 
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