Ilva, più produce più si muore

L’inquinamento dell’Ilva uccide. Ma quanto? Un nuovo studio epidemiologico commissionato dalla Regione Puglia ha riesaminato la questione, con risultati preoccupanti.

Una precedente perizia epidemiologica, nel 2010, aveva determinato un aumento della mortalità associato in modo diretto all’inquinamento del 3,3%, con in particolare un aumento di mortalità per cause respiratorie dell’8,3% nei quartieri di Borgo e Tamburi.

L’attuale perizia si concentra sull’intera città di Taranto e mostra dati più preoccupanti e specifici, rispetto alla precedente. Lo studio ha osservato l’andamento della mortalità e degli episodi di malattie respiratorie a seguito di un aumento della concentrazione di polveri Pm10 e di anidride solforosa (So2) nell’aria. I dati sono relativi al periodo 1998-2010.

Tra i risultati più preoccupanti, si riscontra che per un aumento di 10 µg/m3 di So2 si ha un aumento di più del doppio dell’incidenza di tumori al rene (+144%) e un aumento del 42% dei tumori ai polmoni. L’aumento di 10 µg/m3 di Pm10 porta al 32% di tumori al rene in più, 27% in più alla mammella e +29% ai polmoni.

È stato anche osservato un legame tra l’aumento della concentrazione di Pm10 e anidride solforosa nell’aria e i ricoveri in ospedale dei bambini, per malattie che ne potrebbero essere state determinate. Tra i dati più allarmanti un +33% di ricoveri di bambini (fra 0 e 14 anni) a cui vengono diagnosticate malattie respiratorie all’aumento di So2 nell’aria e +49%, nello specifico, per infezioni alle vie respiratorie. I bambini sembrano quindi maggiormente soggetti agli effetti dell’inquinamento; considerando l’intera popolazione, i ricoveri con diagnosi di malattia respiratoria legata all’aumento di anidride solforosa nell’aria aumentano del 15%, e per le infezioni respiratorie aumentano del 35%.

Anche gli operai degli impianti siderurgici sono particolarmente colpiti, e tra di loro si riscontra un aumento dei tumori della pleura del 72%, e dello stomaco del 41%. Tra i lavoratori alle costruzioni meccaniche, la mortalità naturale è più alta del 6%, con quella per tumore al polmone più alta del 27% e per bronco pneumopatia cronico ostruttiva del +36%.

Per quanto riguarda la mortalità nella popolazione generale, per ogni aumento di 10 µg/m3 di Pm10 si ha un aumento del 4% nelle morti per cause naturali, del 5% per malattie cardiache, del 10% per gli eventi coronarici acuti e del 13% per le malattie renali.

Anche l’aumento di concentrazione di So2 porta a un aumento delle morti, rispettivamente +9% per le morti naturali, +8% per tumore maligno, +17, nello specifico, per i tumori a polmoni, trachea o bronchi, +11% per le malattie cardiache, +29 per gli eventi coronarici acuti e +16% per le malattie renali.

Va ricordato che lo studio misura la mortalità rispetto all’aumento delle concentrazioni di sostanze tossiche. Di conseguenza mostra un chiaro ‘legame’ tra le emissioni dell’Ilva, le morti e le malattie, ma non fornisce un dato reale su quanti siano stati di fatto i morti per Ilva (dal momento che le percentuali si riferiscono all’aumento di concentrazione delle sostanze, e non alla situazione complessiva).

Lo studio esclude anche che l’aumento di mortalità a Taranto sia dovuto a cattive abitudini dei tarantini come il fumo (o ad altri eventi esterni), di fatto confutando l’impopolare convinzione dell’ex commissario del Gruppo Ilva Enrico Bondi. I periodi di maggiore attività dell’Ilva portano a un corrispondente aumento di mortalità, così come i periodi di minore attività portano alla diminuzione della mortalità. Ormai lo dice scienza.

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