Tenori italiani: le 10 voci più grandi di sempre

Di Alessandro Starnoni

Questi tenori hanno scritto la storia dell’Opera lirica italiana; non importa quanti anni passino, potremmo ascoltarli e riascoltarli ma le loro voci ci faranno sempre emozionare, regalandoci sensazioni uniche, legate in modo profondo al nostro Bel Paese.

Di seguito una carrellata dei migliori tenori italiani: ne abbiamo scelti dieci (undici per l’esattezza), i più rappresentativi forse, anche se ce ne sarebbero molti altri che non citeremo ma che non sono da meno, dato che la tradizione italiana del Bel Canto, senza esagerare, ha coltivato le migliori voci del mondo.

Ultima premessa: abbiamo suddiviso i seguenti dieci tenori (appartenenti prevalentemente al 20esimo secolo) in due gruppi, con rispettiva classifica basata sul nostro gradimento personale, condivisibile o meno, dato che stilare una graduatoria tra eccellenze è un’impresa piuttosto ardua, ma ci proveremo; il primo piccolo gruppo riguarda quelli più propensi per la scuola ‘belcantistica’, nei quali risaltano i chiaroscuri delle voci agili e più estese, attente ad accarezzare ogni nota con incantevole maestria; nel secondo troviamo i tenori più adatti al repertorio del verismo novecentesco, in cui si prediligevano il volume e la potenza della voce, senza però trascurare del tutto la tecnica di base del Bel Canto.

 

I MIGLIORI TENORI DEL BEL CANTO PER ECCELLENZA

 

3° posizione: Tito Schipa (1888-1965) – Voto 9,95 su 10

Considerato il più grande tenore di grazia: voce raffinata, elegante, dal timbro quasi sublime. Dotato di grande tecnica e superlativa padronanza del fiato che gli permetteva di controllare l’emissione della ‘mezza voce’ nel modo in cui voleva lui, non per niente veniva spesso paragonato all’usignolo. Possiamo ascoltarlo in questa impeccabile interpretazione di ‘Una furtiva lagrima’.

2° posizione: Alessandro Bonci (1870-1940) – Voto 9,97 su 10

Se Tito Schipa è considerato il più grande tenore di grazia, Alessandro Bonci viene prima, ed è il re indiscusso dei tenori di grazia. La sua tecnica vocale è quella raffinata e antica del Bel Canto, quando tutto il pezzo era incentrato sulla mezza voce, un modo di cantare oramai dimenticato, e che riascoltandolo ci trasporta davvero in un’altra dimensione:

 

1° posizione: Giacomo Lauri Volpi (1892-1979) – Voto 10 e lode su 10

Quali aggettivi utilizzare davanti a cotanta perfezione vocale? Lauri Volpi era un cantante ma allo stesso tempo un maestro per tutti i suoi contemporanei e non; la sua voce era agile, acuta, squillante, ma al tempo stesso corposa e voluminosa. Volpi può esser fatto rientrare nella categoria dei tenori lirici-leggeri, o forse, come molti preferiscono, sarebbe più corretto considerarlo un contraltino, dato che il suo ‘passaggio’ alla voce di testa cadeva sul fa#3, mentre i tenori di solito ce l’hanno mezzo tono sotto.
Nel 1972, a 80 anni, cantò a Barcellona il ‘Nessun Dorma’ stupendo tutti gli spettatori, che si aspettavano la solita esibizione del cantante non rassegnato al viale del tramonto.

Qui possiamo ascoltarlo un po’ più giovane, in ‘A te o cara’ dei Puritani, in un video estratto da un film dell’epoca. La potenza della sua voce nei suoi anni migliori è impressionante, secondo alcuni, quando cantava all’Arena di Verona, la si poteva udire anche da fuori l’anfiteatro.

I MIGLIORI TENORI ‘VERISTI’

 

7° posizione: Luciano Pavarotti (1935-2007) (o 4° posizione dopo Schipa nel primo gruppo dei tenori di grazia-lirici leggeri) – Voto 9,85 su 10

Negli ultimi anni della sua vita ha fatto conoscere la lirica alle generazioni moderne; il suo timbro in sé lo farebbe rientrare maggiormente tra i tenori romantici o di grazia, più orientati al classico modo di cantare, ma essendo nato in pieno verismo non ha potuto fare a meno di cimentarsi anche in questo repertorio, venendo spesso meno alla sua natura vocale ma lasciando comunque al pubblico delle grandi interpretazioni grazie alla sua padronanza tecnica; nel complesso è stato un grande tenore lirico-leggero che non aveva nulla da invidiare ai più grandi del passato, la sua voce squillante negli acuti e ricca nel mezzo, il suo fraseggio chiaro e il suo timbro limpido risuonano ancora nelle nostre orecchie; in questo video possiamo apprezzarlo ancora giovane nel Rigoletto, ‘La donna è mobile’.

 

6° posizione: Giuseppe di Stefano (1921-2008) – Voto 9,87 su 10

Un altro lirico-leggero quasi contemporaneo a Pavarotti, dal timbro post-romantico e quindi capace di calarsi nella parte drammatica senza problemi; una grande voce, potremmo dire completa in tutti gli aspetti; ciò che di lui si ricorda è soprattutto la perfetta dizione, dato che quando cantava non c’era parola che non si capiva; perfetto anche quando passava alla mezza voce, richiamando lo stile del Bel Canto e mettendo in mostra quell’emozione lirica-malinconica caratteristica della sua voce. Qui lo possiamo ascoltare in ‘Tu che m’hai preso il Cuor’.

5° posizione: Carlo Bergonzi (1924-2014) – Voto 9,9 su 10

Iniziò a studiare da baritono, non perché lo fosse realmente, ma per errore dei maestri che lo seguirono. La sua voce era scura e drammatica ma da grande tenore; incredibili le sue qualità interpretative, sembrava riuscire a recitare cantando. Considerato uno dei più grandi tenori verdiani di tutti i tempi. (Inserito tra i tenori ‘veristi’ non per il suo modo di cantare o per il suo repertorio, per l’appunto ‘verdiano’ quello prediletto, ma per una questione cronologica legata agli anni in cui si colloca la sua carriera. Va comunque considerato che Verdi, soprattutto nelle sue ultime opere, si possa considerare già un post-romantico, precursore del verismo, e che Bergonzi conta nel suo repertorio anche opere espressamente veriste). In questo video la sua interpretazone della canzone napoletana ‘Core n’grato’:

4° posizione: Mario del Monaco (1915-1982) – Voto 9,93 su 10

Chi potrà mai dimenticare la sua voce tonante, avvolgente, ricca di armonici, calda, ma allo stesso tempo, per quanto la sua vocalità drammatica potesse concedergli, anche squillante al punto giusto. Prima di ogni esibizione, era solito ‘conservare’ la voce rimanendo in silenzio per tutto il giorno precedente allo spettacolo.
In questo video, in cui canta ‘Nessun Dorma’ di Turandot, possiamo apprezzare la coesistenza di tutte queste qualità artistiche; qui, si può percepire la voce perfettamente in maschera che, onda dopo onda, sembra generare quasi un ‘maremoto’ vocale, una delizia per tutte le orecchie:

3° posizione: Beniamino Gigli (1890-1957) (o 3° posizione insieme a Schipa nel primo gruppo dei tenori di grazia-lirici leggeri) – Voto 9,95 su 10

Esordisce come tenore lirico/di grazia; il suo utilizzo delicato e soave del falsettone, egregiamente collegato alla voce di petto, sembra inimitabile e unico, perché è tanta l’emozione che comunica:

La sua vocalità però esprime anche drammaticità ed è capace in seguito di adattarsi bene al repertorio verdiano; col tempo infatti le sue corde si temprano seguendo l’influenza verista dell’epoca e acquistano un tono eroico. In quest’altro video possiamo ascoltarlo in ‘Di quella Pira’ da Il Trovatore di Verdi:

3° posizione (pari merito): Aureliano Pertile (1885-1952) – Voto 9,95 su 10

Era il tenore preferito di Toscanini. La sua grande voce, squillante e intensa, si può far rientrare nella categoria di ‘tenore eroico’ o ‘lirico spinto’. Secondo Alfredo Kraus è stato il più grande tenore di tutti i tempi, anche se non ha goduto della stessa fama di Caruso o degli altri qui citati. Il suo colore o timbro di voce poteva non piacere a tutti, ma Pertile riusciva a compensare questa mancanza con il suo carisma e con la sua immensa carica emotiva ed espressiva che, accompagnate da una tecnica eccezionale, rendevano impeccabile ogni sua esibizione.

 

2° posizione: Enrico Caruso (1873-1921) – Voto 10 su 10

Cronologicamente parlando, apparterebbe più all’epoca del Bel Canto, ma è stato forse il tenore che ha segnato il passaggio da un’epoca all’altra, infatti, nella prima parte della sua vita esordisce come tenore di grazia, con una voce che più si adattava allo stile belcantistico; poi, con il passare degli anni la sua voce si scurisce, perde un po’ sugli acuti ma diventa corposa e ricca di armonici nella parte centrale della tessitura tenorile, per questo è diventato il modello al quale i successivi tenori veristi del novecento si sono ispirati (Giovanni Martinelli per primo).

In questo video possiamo apprezzarlo nell’Opera verista ‘Pagliacci’ di Ruggero Leoncavallo.

1° posizione: Franco Corelli (1921-2003) – Voto 10 e lode su 10

Tenore lirico-spinto di grande spessore, una voce esplosiva, piena, penetrante, espressiva, capace di sfumare delicatamente da tonalità drammatiche alla voce di testa dimostrando un gran controllo del fiato e una gran capacità di interpretazione; i consigli sul Bel canto che gli diede Lauri Volpi, in un momento di difficoltà artistica, furono per lui preziosi affinché potesse meglio gestire la sua grande voce dotata di un incredibile volume, diventando una delle massime figure tenorili di fine novecento. Qui possiamo ascoltarlo in ‘E lucevan le stelle’, della Tosca.

Per saperne di più: 

 

 
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