Giovani e droga: la colpa è tutta della famiglia?

Che durante le serate in discoteca una parte dei visitatori si diverta in maniera ‘alternativa’ assumendo sostanze stupefacenti di ogni genere, è cosa risaputa da diversi decenni. Ma quando un 16enne muore dopo aver ingoiato una pasticca, comprata probabilmente all’interno del famoso Cocoricò, il dramma ritorna di attualità.

A due settimane dal fatto, la Questura di Rimini ha ordinato la chiusura per quattro mesi del Cocoricò. Forti polemiche sono arrivate in risposta dai gestori della storica discoteca di Riccione, i quali hanno criticato il modo in cui si è tentato di ‘risolvere’ il problema.

Per alcuni, imporre la chiusura di un locale, che sembra poter accogliere facilmente minorenni al suo interno, potrebbe essere un primo passo per affrontare il problema della droga nelle discoteche. Altri pensano invece ai giovani e ai rispettivi genitori, che dopo la morte del giovane Lamberto Lucaccioni saranno più preoccupati di come poter affrontare questi problemi, oggi più che mai comuni.

Secondo il dottor Vito, psicologo e responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale degli Ospedali dei Colli di Napoli, che inquadra subito la questione: «uno dei problemi della società è la realizzazione sempre più frequente dei desideri: come se ai giovani mancasse il tempo dell’attesa. Siamo spinti a volere sempre di più e in modo sempre più esasperato. Il tempo dell’attesa dal punto di vista psicologico è necessario per comprendere l’importanza delle cose».

Non si tratta solo della mancanza di capacità di porre limiti ai desideri del proprio figlio, ma anche della vera e propria responsabilità morale dei genitori. Perché «nessuno come i genitori può fare bene o fare male» nell’insegnamento, spiega il dott. Vito. Questo è vero soprattutto in un momento di crisi del lavoro come quello attuale, in cui la distanza tra figli e genitori ha la meglio, con tutte le conseguenze legate ai limiti nella comunicazione e al tempo passato insieme.

Quanto ai genitori, Vito è ‘spietato’: «I genitori devono fare da esempio con i fatti. I figli sono dei giudici spietati: i figli osservano, quindi non basta dire le cose giuste». Oltre a questo, si può aggiungere quanto saper imporre divieti sia importante, per capire il senso di giusto e sbagliato. Altrimenti, continua il dr. Vito, «si commettono due errori: da un lato sono stato distante e dall’altro ti ho viziato». L’analisi di Vito rientra nel contesto dell’adolescenza, in cui il ragazzo ha bisogno di sentirsi accettato dal gruppo, e per questo si omologa nei modi di fare.

Quindi quali sono i consigli? Venirsi incontro nel dialogo e nella consapevolezza di quali possono essere i rischi. Accettarsi per quello che si è senza dover essere per forza come gli altri. E soprattutto, come consiglio ai genitori: «Riconoscere che l’adolescenza è un momento critico e che quindi va affrontato insieme, con sostegno rispetto alle difficoltà e con severità rispetto alle regole».

Poi, commentando il fatto specifico della chiusura da parte della magistratura del Cocoricò, Vito conclude osservando che tutto questo può essere una «lezione educativa nei confronti di altri. I gestori di locali devono essere attenti, non possono indirettamente permettere attività che poi si rivelano pericolose».

 

Immagine dei giovani in discoteca concessa da Shutterstock.

 
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