Cocoricò chiuso per 4 mesi. Titolare ricorre al Tar

La discoteca italiana più famosa al mondo verrà chiusa per quattro mesi. Per il direttore artistico e azionista del Cocoricò di Riccione, Fabrizio De Meis, la decisione della Questura di Rimini è come una «chiusura definitiva dell’azienda. Perché una chiusura di 120 giorni, se non sarà rivista dal Tar, è un provvedimento che porta al fallimento», queste le sue parole durante la conferenza stampa a Roma.

Il provvedimento del questore di Rimini segue il caso del sedicenne Lamberto Lucaccioni che, lo scorso 19 luglio, è morto per un’overdose di ecstasy, dopo aver passato la serata nel famoso locale.

Fabrizio De Meis, uno dei cinque soci, insiste dicendo che «una chiusura di 4 mesi, a cavallo del periodo turistico, non dà la possibilità di riemergere dalle inevitabili problematiche finanziarie».

In secondo luogo, continua De Meis, il provvedimento di chiusura non potrà «risolvere il problema dello sballo tra i giovani», perché altrimenti sarebbe lui stesso il primo a chiudere, afferma. E poi, «a regole invariate, in Italia continueranno a succedere, come sono già successe, tragedie come quelle del giovane morto nei giorni scorsi», ha continuato De Meis, che non ha mancato di esprimere il cordoglio alla famiglia Lucaccioni.

Diverse le reazioni di fronte alla decisione della Questura: «È una follia tutta italiana», ha detto Daniela Santanchè, deputata Fi, secondo cui non si può combattere la droga «uccidendo lo spirito di fare impresa in Italia», riporta Askanews. Secondo Salvini invece «un segnale andava dato», ma la questione non si può risolvere chiudendo il locale per 4 mesi. «Il problema è culturale», ha detto il leader Lega Nord, citato da Ansa.

 
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