Cina, addio al figlio unico. Cambierà qualcosa?

Il 29 ottobre i vertici del Partito Comunista Cinese sono usciti da una riunione, durata quattro giorni, nella quale si sarebbe dovuto tracciare un audace corso di riforma per l’economia travagliata della Cina, al fine di vederla crescere per i prossimi cinque anni.

Il risultato più alto raggiunto dalla riunione della Quinta Plenaria del Partito Comunista riguarda il cambiamento di una politica dichiarata che dovrebbe richiedere almeno 20 anni per portare qualche frutto economico: trasforma la famosa politica del figlio unico in una politica dei ‘due figli’.

«La Cina abbandona la decadente politica del figlio unico», scrive Xinhua, l’agenzia di stampa del Partito, su Twitter (social network vietato in Cina). «Tutte le coppie cinesi potranno avere due figli».

I media statali hanno detto che il rilassamento delle politiche di controllo delle nascite altereranno la disequilibrata demografia della Cina e ne miglioreranno l’agitata economia, sia nel breve che nel lungo termine. Inoltre, hanno difeso la politica di controllo della popolazione del Partito. Tuttavia, gli esperti sostengono che la politica dei due figli porterà solo piccoli cambiamenti demografici e non salverà una Cina a rapida crescita.
Inoltre, alcuni gruppi per i diritti umani hanno detto che il Partito non ha allentato la sua politica di controllo della popolazione, e che le violazioni dei diritti umani legate alla fertilità continueranno.

PRIORITÀ  CONFUSE

«Una risorsa umana è un investimento a lungo termine, dato che ha un ritorno maggiore e dura per un periodo di tempo più lungo», si legge in un editoriale sulla nuova politica dei due figli di The Paper. «In poche parole, aumenta gli investimenti e i consumi. E fondamentalmente, i giovani nati grazie a questo rilassamento della politica delle nascite forniranno un infinito flusso di energia per la rinascita del popolo cinese».

Secondo Chang Xiaonong, amministratore delegato del Centro per gli Studi Moderni sulla Cina, con sede a Princeton (New Jersey) ed ex collaboratore dell’ex segretario generale Zhao Ziyang, il Partito ha ribaltato le priorità: «attualmente, la Cina sta subendo la peggiore recessione economica dal 1978» ha raccontato Cheng, durante un’intervista telefonica. «Quando la nave sta per affondare, il capitano dovrebbe dire: ‘fate l’amore così che abbiamo più bambini’? È questo il modo migliore di salvare la nave?».

Secondo Cheng, questo annuncio risulta preoccupante, soprattutto nel contesto della Quinta Plenaria, momento nel quale ci si aspettava che il Partito presentasse un piano per affrontare il ritardo economico della Cina: «se il problema del figlio unico è una priorità, allora il Governo potrebbe non avere una soluzione corretta e praticabile. Questo è il vero pericolo».

Approfondimenti:

I dati ufficiali mettono la crescita del terzo trimestre al 6,9 per cento: al di sotto della ben nota proiezione/obiettivo del 7 per cento annuo; gli economisti sanno che l’economia cinese sta andando male da anni: i recenti numeri di Credit Suisse mettono il tasso di crescita reale poco al di sopra del 3 per cento.

«MINORE E MODESTO»

La politica dei ‘due figli’ potrebbe migliorare la demografia della Cina, che al momento presenta un rapido invecchiamento della popolazione e un equilibrio di genere sbilanciato verso i maschi, e fornire più assistenti per gli anziani, secondo quanto detto da alcuni media statali.

Gli ultimi dati delle Nazioni Unite mostrano che la Cina presenta un tasso di natalità di 1,55 figli per coppia. La media mondiale è di 2,51, mentre quella degli Stati Uniti è di 1,89. Entro il 2050, oltre il 36 per cento della popolazione cinese, che ora raggiunge quasi 1,4 miliardi, avrà un’età superiore ai 60 anni. Secondo il rapporto di una banca dati mondiale il rapporto tra i maschi e le femmine in Cina è di 119 per i maschi e 100 per le femmine.

È previsto invece che la politica dei due figli abbia soltanto un impatto demografico ed economico «minore e modesto», ha detto in un’intervista telefonica Nicholas Eberstadt, economista politico e demografo dell’American Enterprise Institute.
Eberstadt, che ha scritto molto sull’Est asiatico e sui paesi dell’ex Unione Sovietica, ha aggiunto che i vicini della Cina che non praticano il controllo delle nascite, come Taiwan, Hong Kong e Corea del Sud, hanno già dei livelli molto bassi di fertilità e quindi ormai «il danno è fatto».

Nonostante il rilassamento del controllo delle nascite, «potrebbe non esserci di nuovo l’esigenza di bambini in Cina», dato che i tassi di fertilità sono molto bassi nelle città e nelle aree rurali ancor meno di quanto previsto, ha continuato Eberstadt. «Ironia della sorte, il Governo, mentre è stato una delle cause, non è disposto a rinunciare al controllo delle nascite».

William Wilson, ex capo economista della società di revisione Ernst & Young, ha richiamato a una simile conclusione. In un’intervista telefonica, Wilson ha sostenuto che la politica di controllo delle nascite del Partito, «non farà molta differenza»: potrebbe esserci «un incremento marginale del tasso di natalità, ma non di molto».
Mentre viveva a Pechino, tra il 2009 e il 2012, Wilson ha osservato che «i giovani vogliono divertirsi, non desiderano avere delle famiglie numerose». Attualmente, in Cina i redditi delle famiglie sono limitati e in molti progettano ancora di avere soltanto un bambino.

E il popolo del Web cinese concorda: «è difficile poter accedere a un asilo nido, è difficile potersi iscrivere a scuola ed è difficile ottenere delle cure mediche… Come possiamo dare alla luce [altri bambini, ndr]?», ha scritto un utente di Sina Weibo (un popolare sito di microblogging cinese) della città di Xi’an, nel centro della Cina.

IL GRANDE FRATELLO CONTROLLA IL TUO CORPO

I gruppi per i diritti umani che dai primi anni ’80 hanno documentato le atrocità inflitte dalla politica del figlio unico, hanno reagito condannando fortemente questa semplice modifica nelle misure di controllo della popolazione.

Per anni la Commissione sanitaria nazionale e familiare del Partito ha inflitto aborti e sterilizzazioni alle coppie che avevano più di un bambino. E a causa della preferenza cinese per il figlio maschio, l’infanticidio di bambini femmine è comune: questo ha portato la Cina nell’attuale squilibrio di genere.

Il regime, tuttavia, sostiene che il suo controllo sulla riproduzione dei cittadini sia positivo. «L’obiettivo finale del controllo della popolazione è quello di permettere alle persone di vivere una vita migliore, così come la tutela efficace dei diritti civili» ha scritto People’s Daily, il quotidiano-voce del Partito, in un editoriale sull’annuncio della politica dei due figli.

«Lo Stato non ha alcun tipo d’interesse nel regolare quanti figli la gente possa avere», ha replicato in un comunicato stampa William Nee, esperto di Cina dell’Amnesty International. «Se la Cina fosse seria riguardo al rispetto dei diritti umani, il Governo dovrebbe porre fine immediatamente ai controlli invasivi e punitivi delle  decisioni della gente sulla propria famiglia e sull’avere dei figli».

Inoltre, avere una politica dei ‘due figli’ non fermerà i funzionari della pianificazione familiare dal costringere all’aborto quelle madri in gravidanza che non possiedono i documenti per partorire: «le coppie dovranno ancora avere un permesso per la nascita del primo e del secondo figlio, altrimenti possono essere oggetto di aborto forzato», sostiene Reggie Littlejohn, fondatore e presidente dell’organizzazione non governativa internazionale Diritti delle donne senza frontiere. E quando la nuova politica avrà effetto, se una coppia ha un terzo figlio e non possiede alcun permesso di nascita ufficiale, sarà ancora costretta ad abortire, ha aggiunto Littlejohn.

Steven Mosher, presidente del Population Research Institute, con sede in Virginia, ha condannato la tattica di controllo della popolazione del regime, considerando che il Partito potrebbe persino arrivare a costringere le coppie ad avere dei figli: «ora le coppie sono autorizzate ad avere un secondo figlio – ha scritto Mosher in un comunicato stampa – ma non vi aspettate che finisca qui: un governo intenzionato a controllare la fertilità della sua gente farà tutto quanto in suo potere per produrre il numero di bambini che ritiene necessario».

 

Frank Fang ha contribuito a questa inchiesta.

Articolo in inglese: ‘China Changes Its One-Child Policy, but Will It Change China?’

 
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