Xi Jinping vuole a qualunque costo un accordo con Trump per ottenere l’annessione di Taiwan, secondo l’analista delle politiche interne cinesi Yuan Hongbing. Il noto dissidente cinese, in contatto con le alte sfere politiche di Pechino, ha rivelato che Xi starebbe progettando una «riunificazione pacifica» con Taiwan. Le fonti di Yuan sono funzionari interni del regime dissidenti e filodemocratici, che vogliono abbattere la dittatura comunista cinese.
Ulteriore fonte sarebbe la cosiddetta “Seconda Generazione Rossa” , ovvero i discendenti di alti dirigenti del Pcc e leader rivoluzionari che sono stati perseguitati da Xi perché considerati una minaccia, e che sono quindi mossi da un profondo rancore nei suoi confronti. Secondo l’ex professore di diritto dell’Università di Pechino, ora esule in Australia, dato che le notizie provenienti dalle due fonti (indipendenti) coincidono, sono attendibili e permettono una migliore comprensione delle strategie di Xi.
Durante una riunione interna del Pcc, Xi avrebbe illustrato la sua strategia di sfruttare la questione di Taiwan come strumento di pressione nei negoziati con Trump, affermando che risolvere il problema dell’isola rappresenterà un evento storico: un simbolo della «crescita della Cina e del declino dell’Occidente». Secondo Xi pare necessario «risolvere grandi conflitti per accumulare forza, per poi negoziare da una posizione di superiorità». La Cina al momento sta affrontando diverse tensioni e trattative con gli Stati Uniti, tra cui Panama, TikTok e i dazi.
Ma secondo anche altre fonti interne il piano di Xi Jinping è destinato a fallire. Dopo 12 anni di progetti falliti, tutti diretti da Xi in persona, la negoziazione con Trump sarà l’ennesimo buco nell’acqua.
Il presidente Trump ha smentito di aver discusso con Xi sull’idea che gli Stati Uniti possano opporsi all’indipendenza di Taiwan in cambio della mediazione di un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina: «Alcuni suggeriscono che Xi abbia chiesto di opporci all’indipendenza di Taiwan in cambio di aiuto» ha detto un giornalista mentre il Presidente firmava gli ordini esecutivi il 30 gennaio scorso, ma «no, non abbiamo mai parlato di questo».
Sempre secondo Yuan, durante una riunione interna della Commissione per la Sicurezza Nazionale, Xi ha affermato di aver esplicitamente chiesto a Biden non solo di opporsi all’indipendenza di Taiwan ma anche di sostenere la riunificazione dello Stretto, e sembra che abbia poi fatto la stessa richiesta a Trump. Pare che Xi voglia che il Presidente comprenda che, finché gli Stati Uniti sosterranno la «riunificazione dello Stretto, Pechino è disposta a cedere in altre trattative». Yuan definisce questa la strategia preferita di Xi per ottenere l’annessione dell’isola: Xi sarebbe convinto che raggiungere un accordo con l’America avrebbe un impatto devastante sulle forze armate taiwanesi. Taiwan al momento è la priorità di Pechino e anche gli organi di propaganda cinesi insistono sulla questione.
Trump ha scritto su Truth di aver discusso con Xi Jinping degli squilibri commerciali tra i due Paesi, della grave crisi del fentanile, di TikTok e di altre questioni. Sebbene Trump non abbia imposto il dazio del 60% sulla Cina e abbia per ora lasciato online TikTok negli Stati Uniti, ha comunque espresso ferma opposizione all’influenza di Pechino sul Canale di Panama. Sembra che il regime comunista cinese abbia anche cercato di ridurre la tensione prima dell’inaugurazione del Presidente, con una propaganda antiamericana che improvvisamente ha cambiato rotta, promuovendo “l’amicizia” tra Cina e Usa Secondo le fonti, inoltre, già a partire da dicembre 2024, diverse agenzie nazionali cinesi hanno inziato a gestire i rapporti con l’amministrazione Trump. Secondo Yuan, poi, la Cambogia, che è diventata una sorta di “colonia” politica, economica e militare del Pcc, lo scorso dicembre ha consentito il transito delle navi da guerra statunitensi e giapponesi nei porti del Mar Cinese Meridionale per la prima volta dal 2016: un chiaro segnale di distensione (o paura?) del regime cinese, che ha tutta l’aria di essere una merce di scambio rispetto alla questione taiwanese.
In parallelo, il Pcc sta portando avanti la propria strategia (sovversiva, di fatto) a Taiwan: Song Tao, fedelissimo di Xi Jinping e capo dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan, ha ordinato di continuare a sostenere il sentimento anti-americano a Taiwan, al fine di rendere lo scetticismo verso gli Stati Uniti un tema dominante, di adottare tutte le misure necessarie per evitare che il Partito del Popolo di Taiwan perda peso dopo l’incriminazione per corruzione del suo leader, Ko Wen-je, dimessosi recentemente, e di rafforzare la “Coalizione Blu-Bianca”, ossia un’alleanza tra il Kuomintang e il Partito del Popolo, al fine di aumentare la propria influenza nel Parlamento taiwanese e contrastare gli interessi degli Stati Uniti e del Giappone nell’isola. Tutto questo per creare condizioni favorevoli a trattare con Trump.