La cooperazione archeologica tra Italia e Tunisia vanta una lunga e fruttuosa storia, caratterizzata da numerosi progetti congiunti che hanno portato alla luce importanti testimonianze del passato. In occasione del 60mo anniversario dalla prima missione archeologica italiana in Tunisia, l’ambasciatore Alessandro Prunas e il direttore dell’Istituto nazionale del patrimonio tunisino (Inp), Tarek Baccouche, hanno inaugurato questa mattina una due giorni di studi dedicata ai risultati delle attuali missioni di scavo congiunte e ai progetti di cooperazione bilaterale nel settore archeologico.
L’evento, in corso presso la cornice del Museo nazionale del Bardo di Tunisi, offre ai direttori delle missioni di scavo italo-tunisine l’opportunità di presentare al pubblico i progressi compiuti in importanti siti archeologici sparsi per il Paese nordafricano, illustrando anche le scoperte e gli scavi in corso di realizzazione. Baccouche e Prunas hanno posto l’accento sui risultati di progetti di cooperazione di rilievo, come la collaborazione tra l’Inp e il Parco archeologico del Colosseo per la tutela e la valorizzazione del sito di El Jem.
Come ha ricordato Tarek Baccouche, questa collaborazione si fonda su un solido scambio di «competenze e conoscenze tra istituzioni, università e ricercatori italiani e tunisini, con un focus sulla ricerca, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico». Le attività spaziano dagli scavi in siti di epoca punica e romana, come Cartagine e Dougga, fino allo studio di contesti preistorici e medievali, contribuendo in modo significativo alla comprensione delle dinamiche storiche e culturali del Mediterraneo.
L’impegno congiunto mira non solo alla scoperta di nuovi reperti, ma anche alla formazione di nuove generazioni di archeologi e alla promozione della consapevolezza del valore del patrimonio culturale condiviso. Prunas e Baccouche hanno presentato le iniziative in fase di avvio, tra cui la partnership tra l’Inp, l’Istituto centrale per il restauro e l’Istituto centrale per l’archeologia, finalizzata alla valorizzazione di ulteriori siti archeologici tunisini. «Siamo impegnati a fare dell’archeologia non solo un testimone del passato, ma anche un motore di sviluppo per il futuro», ha dichiarato l’ambasciatore Prunas durante il suo intervento, ricordando la sua recente missione nel sud della Tunisia, a Tataouine, dove insieme al direttore dell’Inp ha inaugurato lo Ksar Ouled Soltane, uno storico granaio fortificato di origine berbera, restaurato con il sostegno dell’Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo (Aics).