Il ministro australiano della Sanità Mark Butler dice che il Pharmaceutical benefits scheme, il sistema da 18 miliardi di dollari che sussidia i farmaci, non subirà modifiche. La dichiarazione arriva dopo l’avvertimento di dazi da parte degli Stati Uniti sui medicinali australiani importati. L’Associazione di categoria PhRMA, che riunisce giganti farmaceutici statunitensi come Johnson & Johnson e Pfizer, attacca questo sistema della Sanità australiana, accusandolo di tagliare i costi dei farmaci per i cittadini a scapito delle aziende americane.
Nella lettera del 19 marzo al rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer, l’associazione definisce il commercio farmaceutico australiano «iniquo e non reciproco» per la preferenza di generici economici dalla Cina e dall’India che danneggerebbe il mercato statunitense, mentre l’«eccessiva burocrazia» ritarderebbe l’inserimento di nuovi prodotti in Australia. Se Trump li approverà, i dazi colpiranno l’8,5% delle esportazioni australiane negli Usa, soprattutto sui prodotti ematici, per cui esiste un’elevata domanda.
Nella sua lettera di 32 pagine, l’Associazione di categoria dei produttori farmaceutici americani scrive che «prezzi bassi e tagli obbligatori soffocano l’innovazione» e li accusano di «concorrenza sleale».