Con l’amministrazione Trump non ci si annoia mai. Di recente, il Presidente ha sospeso temporaneamente i dazi imposti su Canada e Messico, spostando ora l’attenzione verso Cina e Taiwan.
La domanda è: qual è il vero l’obiettivo di Trump e cosa vuole ottenere veramente?
L’idea è quella di entrare nei negoziati con richieste e minacce sempre più grandi, che alla fine si traducono in compromessi a metà strada. Infatti, solo quando gli altri Paesi si trovano di fronte a una minaccia reale sono disposti a negoziare con gli Stati Uniti.
Pechino poi è un caso veramente unico, e molte delle azioni intraprese da Trump hanno la Cina come punto focale. Le questioni relative a Messico e Canada per esempio, riguardano il transito di fentanyl di produzione cinese. Anche se i dettagli sono poco chiari, la politica estera di Trump si sta concentrando sulla fine della guerra in Ucraina per poter dedicare maggiori risorse alla gestione della Cina. Di recente infatti il Presidente ha emesso un ulteriore dazio del 10% sulle merci cinesi che entrano negli Stati Uniti, che si aggiunge ad un altro 10% imposto il 4 febbraio scorso.
Pechino ha espresso il proprio disappunto in merito, ma poco altro è stato reso pubblico riguardo alla conversazione tra i due Paesi. Anche se abbiamo un quadro sempre più chiaro degli obiettivi della politica economica estera di Trump, non è altrettanto chiaro come intenda procedere nei confronti della Cina, e questo è chiaramente fatto di proposito.
Il Presidente sembra invece avere un’idea più definita dei suoi obiettivi nei confronti di Taiwan. Il governo ha avanzato l’ipotesi di imporre un dazio del 25% sui semiconduttori esportati da Taiwan verso gli Stati Uniti. Questa proposta ha suscitato grande preoccupazione a Taipei, ma, come spesso accade, più probabilmente Trump sta cercando di ottenere delle concessioni chiave e cerca di costringere Taipei ad investire molto di più sulla difesa e contemporaneamente a comprare grandi quantità di armi prodotte negli Stati Uniti. Infatti, il Presidente ha sempre espresso frustrazione nei confronti degli alleati che beneficiano della difesa americana senza dare priorità alle proprie spese militari.
Da un’altra prospettiva, se la Cina attaccasse Taiwan, la produzione di semiconduttori (chip essenziali per la tecnologia) potrebbe essere compromessa. Gli Stati Uniti vogliono evitare di dipendere troppo da un’unica fonte che potrebbe essere a rischio, di conseguenza Trump sta cercando di diversificare i rischi di produzione, portando portando parte di essa negli Stati Uniti.
Al momento sono in corso trattative tra la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., Intel e il governo su diverse questioni, tra cui l’espansione della produzione della Tsmc negli Usa e l’eventuale acquisto del settore manifatturiero di Intel. Sicuramente la Tsmc e le aziende simili svolgono un ruolo chiave in merito alle decisioni sui dazi del Presidente.
In ogni caso, anche se Trump non sta prendendo provvedimenti diretti contro la Cina in questo momento, potrebbe essere una strategia studiata, piuttosto che un’omissione.
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