Da quando è tornato alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha offerto un ramo d’ulivo al regime iraniano, ma ha anche dichiarato categoricamente che gli impedirà di avere un’arma nucleare.
Il 4 febbraio, Trump ha ripristinato la strategia di «massima pressione» della sua prima amministrazione, che aveva portato gli Stati Uniti a ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015 e a imporre nuove sanzioni economiche.
Il giorno successivo, il presidente ha scritto su Truth Social: «io preferirei di gran lunga un Accordo di Pace Nucleare Verificato che permettesse all’Iran di crescere e prosperare pacificamente». Ma Trump anche dichiarato che la rete iraniana deve essere neutralizzata e che lo sviluppo di missili e di altre capacità d’arma, asimmetriche o convenzionali, non sarà tollerato: «verrebbero annientati. Sarebbe la fine».
«Io voglio che l’Iran sia un grande e prospero Paese, ma che non possa avere un’arma nucleare», ha poi postato il presidente su Truth. Di rimando, la guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che negoziare con gli Stati Uniti «non è intelligente, né saggio, né onorevole».
UN ACCORDO VERIFICATO
Olli Heinonen, ex vicedirettore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha dichiarato di aver trovato interessante il riferimento di Trump a un «accordo di pace nucleare verificato».
«Molto spesso in passato abbiamo sentito parlare di accordi ‘verificabili’. Questo potrebbe significare che l’accordo entrerà in vigore solo quando la verifica degli impegni sarà completata».
Heinonen ha affermato che, se fosse così, si tratterebbe di un approccio diverso rispetto ad altri tentativi di accordi sul nucleare, come il Framework Agreement del 1994 o i Sei Negoziati con la Corea del Nord, oppure il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) con l’Iran nel 2015:
«La differenza è che l’Iran dovrebbe soddisfare tutti i requisiti prima di poter beneficiare completamente dell’accordo», in altre parole «nessuna concessione anticipata che diventi automaticamente effettiva con il passare del tempo, indipendentemente dal rispetto degli impegni da parte dell’Iran, come ad esempio restrizioni sul numero di centrifughe o la fine di determinati embarghi dopo un certo periodo di tempo».
Teheran ha ripetutamente affermato che il suo programma nucleare ha esclusivamente scopi pacifici e che ha dichiarato tutto il materiale nucleare, le attività e le sedi richieste in base all’accordo con l’Aiea.
Il 21 novembre, il consiglio dei governatori dell’Aiea ha approvato una risoluzione che impone all’agenzia di fornire una «valutazione completa e aggiornata» delle attività nucleari dell’Iran, il che potrebbe eventualmente portare a un deferimento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a ulteriori sanzioni contro Teheran.
Robert Goldston, professore dell’Università di Princeton ed esperto di arricchimento dell’uranio, pensa che «potrebbe esserci un percorso per una nuova versione dell’accordo con l’Iran», perché che l’Aiea potrebbe imporre a tutti gli Stati senza armi nucleari che vogliono arricchire l’uranio lo stesso standard, includendo ad esempio Arabia Saudita e Giappone. «Questi Paesi potrebbero arricchire abbastanza uranio per alimentare le loro centrali nucleari sotto rigorose e permanenti misure di verifica».
«Tuttavia, sarebbe autorizzato ad arricchire quanto uranio desidera fino al 5 percento, purché venga utilizzato per scopi pacifici». E questo consentirebbe all’Iran di continuare a fare quello che sostiene di fare, permettendo ai suoi leader di «salvare la faccia», almeno in parte.
IL RUOLO DELLA RUSSIA
Ma «l’unico modo per raggiungere un nuovo accordo con l’Iran è che Stati Uniti e Russia concordino sulla sua forma» precisa Goldston. Mosca e Teheran hanno un rapporto amichevole, avendo combattuto fianco a fianco nella guerra civile siriana e con l’Iran che ha fornito un gran numero di droni alla Russia per il conflitto in Ucraina.
CANALI SEGRETI?
Nonostante il tono aggressivo delle dichiarazioni pubbliche, Heinonen ha suggerito che Teheran e l’amministrazione Trump potrebbero stare utilizzando canali riservati per discutere di un possibile accordo. «È molto probabile che vengano trasmessi messaggi all’Iran non solo attraverso dichiarazioni pubbliche».
In un rapporto trimestrale pubblicato il 19 novembre, l’Aiea ha riferito che il regime iraniano ha accumulato una scorta di uranio arricchito superiore di oltre 32 volte al limite stabilito dall’accordo nucleare Jcpoa del 2015. Nonostante le continue smentite iraniane, l’arricchimento dell’uranio ha raggiunto un livello di purezza del 60 percento, non lontano dal grado necessario per la produzione di armi.
Israele, principale avversario dell’Iran nella regione, ha espresso forte preoccupazione per i progressi di Teheran nel settore nucleare. Il 16 febbraio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato il segretario di Stato Marco Rubio a Gerusalemme, dichiarando: «non ho dubbi che possiamo, e riusciremo, a portare a termine il lavoro» con il sostegno di Trump.