Trump ha fatto saltare “il Sistema” e i burocrati non riescono a crederci

di Jeffrey A. Tucker per ET USA
6 Aprile 2025 19:11 Aggiornato: 6 Aprile 2025 19:11

Questa settimana è accaduto un evento straordinario, un qualcosa che io ho sognato per gran parte della mia vita professionale e che solo ora si è realizzato. Diverse agenzie governative hanno subito tagli drastici al personale. Il ministero della Sanità ha licenziato in un colpo solo 10 mila persone, forse addirittura 20 mila: il numero esatto non è ancora chiaro.

I dipendenti si sono presentati al lavoro, ma le loro tessere non funzionavano più. Sono stati esclusi da email e altri portali digitali, e hanno ricevuto di persona documenti con le informazioni sulla ristrutturazione e le varie opzioni a loro disposizione. In altre parole, sono stati trattati come tanti altri nel settore privato: sono stati licenziati.

Una cosa che non riuscivano a credere, perché nel mondo del lavoro statale è un evento rarissimo.

Alcuni dipendenti, che per via di alcuni vincoli contrattuali non potevano essere licenziati, sono stati trasferiti ai servizi sanitari per le popolazioni indigene in località remote. Sì non è uno scherzo: è successo davvero.

Tutto questo è avvenuto sotto la guida di Robert Kennedy, con il consenso e il sostegno di Trump. Questa decisione è sorprendente, il taglio più drastico mai realizzato in un solo giorno a un’agenzia nella storia americana. La decisione è chiaramente dovuta alla gestione fallimentare della pandemia scoppiata nel 2020 e protrattasi negli anni successivi, quando le agenzie sanitarie, travolte dal panico, hanno sottratto agli americani molte libertà considerate scontate.

Stiamo ancora cercando di capire esattamente cosa sia successo durante quei giorni del Covid, e perché siano durati così a lungo, persino anni, senza alcuna prova che misure simili fossero necessarie. Tante persone hanno sofferto, inclusi i medici stessi a cui è stata negata l’autonomia professionale di curare i pazienti secondo la propria esperienza e formazione.

Comprendere i come e i perché di quel periodo richiede un’analisi profonda che abbracci scienza, filosofia, psicologia e forse anche religione. Alla fine, il quadro resta enigmatico, ma una cosa è emersa chiaramente: tutta questa burocrazia aveva assolutamente bisogno di una ripulita.

Kennedy è stato il principale dissidente, autore di due libri sull’argomento e voce ascoltata in tutto il mondo, prima di essere chiamato a dirigere le stesse agenzie sanitarie che aveva contestato. Al suo fianco, ci sono altri che si sono opposti a quanto stava accadendo, tra cui il nuovo direttore dell’Nih, Jay Bhattacharya, inizialmente criticato e poi censurato dai precedenti capi delle agenzie.

Il percorso di queste figure, da ruoli di prestigio a voci dissidenti, poi silenziate, fino a guidare le agenzie che le avevano censurate, è una storia eccezionale, degna di essere raccontata in grandi opere letterarie o cinematografiche. Ora hanno la possibilità di agire, forti della loro esperienza e competenza.

Ora si sta facendo giustizia, un concetto che, ormai, non ci aspettiamo più nel contesto del settore pubblico. Tuttavia, nei resoconti sul caos nelle agenzie, i  mass media hanno omesso di menzionare i lockdown e gli obblighi vaccinali, omettendo curiosamente che quegli eventi siano stati la premessa inevitabile di quanto sta accadendo ora.

Questo accade perché l’intero periodo dal 2020 al 2023 è diventato un tabù, dato che quasi tutti i mass media e l’establishment degli affari hanno appoggiato quell’intera vicenda.

La reazione è già partita, ma comprendo bene perché il cittadino comune possa sentirsi spaesato di fronte a questi eventi. A un primo sguardo potrebbero apparire come faccende burocratiche, eppure le conseguenze toccano nel profondo le libertà civili, i diritti umani e i principi della nostra Costituzione.

La gestione del Covid ha calpestato tutto questo, ma ci sono  persone determinate a correggere questi errori. La burocrazia è impenetrabile,  non si riduce mai: ce n’è sempre di più ed è sempre più complicata senza alcun motivo. Se avete dubbi chiedete a chi ci ha lavorato: vi dirà la stessa cosa.

Anni fa, per motivi che non ricordo bene, ho partecipato a una riunione di un’agenzia municipale di Washington specializzata in questioni di infanzia e famiglia. La responsabile si rivolgeva a un gruppo di neolaureati in cerca di occupazione. Tutto il suo discorso si concentrava sull’offerta di nuovi posti di lavoro e i suoi vantaggi, la stabilità dell’impiego, l’espansione dell’agenzia, le risorse garantite dai contribuenti e un futuro in cui l’agenzia sarebbe cresciuta ancora di più.

Mancava però qualsiasi riferimento alla funzione e alla missione dell’agenzia. Era come se l’intera impresa fosse un gigantesco programma di posti di lavoro e una grossa occasione per chi aveva la fortuna di essere assunto. Questa cosa mi ha colpito molto. Fino a quel momento, tutta la mia esperienza professionale si era svolta nel settore privato, dove o facevi il tuo lavoro e portavi dei risultati, o rischiavi il licenziamento. Era una cosa che davo per scontata.

Ma nel settore pubblico non funziona così: non ci sono bilanci di perdite e profitti: è solo denaro che entra e che esce, indipendentemente dal fatto che si raggiungano o meno gli obiettivi, è sempre così. La burocrazia è necessaria, e va bene. Ma tutte le agenzie pubbliche fondalmentalmente affrontano lo stesso problema se sono finanziate dalle tasse. L’incentivo istituzionale a raggiungere lo scopo, a controllare i costi e migliorare l’efficienza semplicemente non esiste.

Come si può quindi controllare le burocrazia del settore pubblico? Si può fare solo attraverso la politica. E questo è il problema: la maggior parte dei politici non ha un reale incentivo a intervenire sulla questione. Per questo, il numero di agenzie a Washington e in tutti gli Stati cresce solo in termini di budget, personale e potere, anno dopo anno, all’infinito.

Di solito, un’agenzia governativa crede di poter ignorare tutte le minacce dei politici appena eletti. I politici vanno e vengono, mentre l’agenzia resta. Questo è stato l’atteggiamento per decenni. Anzi: succedeva già un secolo fa.

Ecco perché l’amministrazione Trump ha causato un terremoto e si è scontrata con oltre cento ricorsi: perché è la prima volta nella nostra epoca, forse addirittura da generazioni, che si afferma quanto la volontà degli elettori debba prevalere sul potere dello Stato.

 

 

 

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