La Casa Bianca ha dichiarato che i voli di espulsione con immigrati venezuelani dell’organizzazione terroristica Tren de Aragua, non hanno violato l’ordinanza del giudice che li bloccava, poiché è stata emessa dopo che gli aerei avevano già lasciato gli Stati Uniti. «L’amministrazione non ha “rifiutato di rispettare” un ordine del tribunale», ha detto la portavoce Karoline Leavitt. «Un singolo giudice non può controllare i movimenti di un aereo pieno di terroristi stranieri già espulsi dal suolo Usa».
Leavitt ha chiarito la questione dopo la sentenza del giudice James Boasberg, che ha bloccato il l’ordine eseutivo di Trump basato sull’Alien Enemies Act e ordinato il rientro dei voli di espulsione diretti a El Salvador. Dopo la decisione, il governo ha informato la corte che «alcuni membri dell’organizzazione erano già stati allontanati dal territorio Usa prima dell’ordinanza». Ha inoltre aggiunto che cinque detenuti venezuelani, gli unici querelanti della gang ad aver fatto ricorso, sono ancora negli Stati Uniti. Leavitt ha definito la sentenza «priva di base legale», sostenendo che i tribunali federali non hanno giurisdizione sulla gestione degli affari esteri da parte del Presidente.
Trump ha lasciato la parola agli avvocati: «Posso dirvi solo questo: erano brutta gente», ha detto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One. Trump ha firmato il decreto il 15 marzo, invocando l’Alien Enemies Act per accelerare l’espulsione degli imputati di Tren de Aragua. El Salvador ha ricevuto 6 milioni di dollari per la detenzione per un anno di circa 300 individui accusati di essere membri della gang.
Prima del decreto, Boasberg aveva emesso un ordine il 15 marzo, vietando per due settimane l’espulsione dei cinque querelanti, detenuti in Texas per presunti legami con Tren de Aragua, in attesa dell’iter legale. Più tardi ha rilasciato una seconda ordinanza, estendendola a tutti gli immigrati soggetti al decreto presidenziale. La sentenza è arrivata in risposta a un ricorso intentato dai Diritti civili e Democracy Forward per i cinque individui che sostenevano che l’Alien Enemies Act «si applica solo ad azioni di guerra, non può essere usato contro cittadini di un Paese con cui gli Usa non sono in guerra o che non sta invadendo gli Stati Uniti».
Dopo i resoconti sull’ordine del giudice che chiedeva il rientro dei voli, il Presidente salvadoregno Nayib Bukele ha scritto sui social: «Ops… Troppo tardi». Quasi 300 immigrati accusati di far parte di Tren de Aragua «sono stati prelevati e trasferiti a El Salvador, dove non potranno più minacciare il popolo americano».
«Tren de Aragua è una delle gang terroristiche più violente e spietate al mondo. Stuprano, mutilano e uccidono per divertimento», ha detto la Leavitt. Il decreto di Trump afferma che molti membri di Tren de Aragua «si sono infiltrati illegalmente negli Usa, compiendo azioni ostili» contro il Paese. Dopo che il giudice Boasberg, capo del Tribunale per l’Espulsione dei Terroristi Stranieri, ha inizialmente bloccato l’espulsione dei cinque individui, il ministero della Giustizia ha ribattuto che lasciar correre una tale sentenza significherebbe dare a ogni tribunale «la facoltà di fermare ogni azione di sicurezza nazionale semplicemente con una denuncia».
Tom Homan ha ricordato che l’amministrazione Trump ha dichiarato Tren de Aragua come organizzazione terroristica: «Tren de Aragua è un nemico di questo Paese» ha detto ai giornalisti fuori dalla Casa Bianca, la gang, ha aggiunto, «ha invaso gli Usa per destabilizzarli, sia con il fentanyl che uccide migliaia di americani, sia con la violenza che porta nelle nostre città».
Per quanto riguarda le ordinanze del giudice, Homan ha detto che l’amministrazione ha rispettato la prima, relativa ai cinque venezuelani ancora detenuti in Texas, ma la seconda è arrivata troppo tardi per far tornare indietro «un aereo pieno di terroristi che minacciano la sicurezza pubblica». «Che dovevamo fare, rifornire nelle acque internazionali e riportare dei terroristi negli Usa? Non è quello che il Presidente ha promesso agli americani. Ha fatto la cosa giusta».