Trump: pace con la Russia e “guerra” al regime cinese

di Jacob Burg per ET USA
7 Aprile 2025 17:06 Aggiornato: 7 Aprile 2025 17:07

Mentre gli Stati Uniti mediano un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, la strategia di Trump verso Cina, Russia e Iran si fa sempre più evidente. Allo stesso tempo, il Presidente sta ridefinendo le alleanze, spronando i Paesi a rafforzare le propria difesa invece di appoggiarsi all’America. Questa linea politica mira a ridisegnare l’ordine mondiale, isolando i tre principali avversari degli Stati Uniti con l’obiettivo finale, soprattutto, di assestare un colpo decisivo al Partito comunista cinese.

AMERICA E RUSSIA

Trump punta a risolvere rapidamente il conflitto Russia-Ucraina, offrendo a Mosca una via d’uscita mentre mantiene la pressione sul Pcc, suo bersaglio principale. Dopo il suo insediamento, ha riportato l’attenzione verso la Russia tra coercizione e incentivi. Questo approccio ha dato i suoi frutti, aprendo la strada ai negoziati per un cessate il fuoco.

Il Presidente aveva scritto su Truth: «Farò un grande favore alla Russia e al Presidente Putin, la cui economia è in crisi. Risolvetela ora questa questione e fermate questa guerra assurda! Perché non può che peggiorare. Se non troviamo un accordo al più presto, non avrò altra scelta che imporre dazi e sanzioni sulle esportazioni della Russia negli Stati Uniti e in altri Paesi. Dobbiamo mettere fine a questa guerra, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato io presidente».

In seguito Trump e Putin si sono sentiti per telefono, e hanno concordato di avviare subito i negoziati per fermare il conflitto. I portavoce americani e russi si sono incontrati in Arabia Saudita, gettando le basi per discutere un cessate il fuoco. Il 18 marzo scorso, una seconda chiamata tra Trump e Putin si è concentrata sull’interruzione degli attacchi alle infrastrutture energetiche, e su un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero.

Il 25 marzo, la Casa Bianca ha illustrato gli incontri separati tra Stati Uniti, Russia e Ucraina, garantendo una navigazione sicura nel Mar Nero e un accordo reciproco per proteggere le infrastrutture energetiche. Washington ha inoltre promesso di favorire le esportazioni russe di prodotti agricoli e fertilizzanti, oltre a sostenere l’Ucraina nel recupero di civili e bambini deportati da Mosca.

I prossimi passi probabilmente affronteranno questioni di confini territoriali, mantenimento della pace, alleggerimento delle sanzioni e garanzie di sicurezza. Finché Mosca collabora, Trump preferirà offrire degli incentivi. Ma se la Russia si irrigidisse, è pronto ad abbandonare i negoziati, spingendo il Cremlino a valutare delle alternative, specie di fronte a un possibile tradimento di Pechino. Trump cerca di creare una frattura tra Russia e Cina, tenendo sotto scacco entrambi.

LA STRATEGIA VERSO PECHINO

Il 14 marzo, i ministri del G7, riuniti in Canada, hanno pubblicato una dichiarazione che rafforza il contrasto alle pratiche commerciali del regime cinese, alla sua espansione militare e alle tensioni regionali. Il comunicato, cosa notevole, omette la politica della “Cina unica”, lasciando intendere un appoggio alla presenza di Taiwan nelle organizzazioni internazionali.

Tutte queste azioni da parte dell’America hanno scosso il Pcc, nonostante Trump avesse, in effetti, tentato di intrattenere un dialogo con Pechino. A dicembre, ha invitato Xi Jinping alla sua inaugurazione, ma Xi ha declinato, mandando il vice Han Zheng al suo posto. L’idea di un incontro tra Xi e Trump ha suscitato grande interesse, anche se sembrava più un test della Casa Bianca per sondare le reazioni.

Nel frattempo, il senatore repubblicano Steve Daines ha visitato Pechino, affrontando la questione del fentanyl col vicepremier He Lifeng e accennando a possibili colloqui futuri. Più tardi, ha incontrato il premier Li Qiang, che ha invitato gli Stati Uniti a scegliere il «dialogo» invece del «confronto».

A fronte di tutto questo, Pechino risponde a muso duro: il 24 marzo ha introdotto una legge anti-sanzioni straniere. Ma la risposta da Washington non è tardata ad arrivare: il giorno dopo, ha incluso 42 aziende cinesi nell’elenco delle esportazioni vietate e ha imposto un dazio del 25% sulle merci importate dai Paesi che comprano petrolio venezuelano, fermando di fatto gli acquisti della Cina.

Pechino resta ferma contro gli Stati Uniti. L’incontro virtuale del 26 marzo tra il rappresentante per il commercio americano Jamieson Greer e il vicepremier He Lifeng non ha portato buoni risultati. Inoltre, la cessione dei diritti sui porti del Canale di Panama da Li Ka-shing a BlackRock, avvenuta il 4 marzo, ha suscitato critiche da parte di Pechino, ma prive di peso perché tardive.

USA E IRAN

Trump non ha trascurato nemmeno l’Iran, specie dopo le esercitazioni navali del 9 marzo con Cina e Russia. Ai primi di marzo, ha inviato una lettera alla guida suprema iraniana Ali Khamenei, proponendo un accordo per frenare il programma nucleare di Teheran, in rapido avanzamento. Ma Khamenei ha respinto negoziati con gli Stati Uniti, dichiarando: «Alcuni governi stranieri e figure dominanti insistono sui negoziati, ma il loro scopo non è risolvere i problemi, bensì imporre il controllo».

Il 15 marzo, gli Stati Uniti hanno colpito gli Houthi sostenuti dall’Iran in Yemen. Per il ministro della Difesa Pete Hegseth, è stato un segnale chiaro a Teheran: «È tornata un’era di pace garantita dalla forza».

Trump ha promesso sui social media «l’uso della forza» contro ritorsioni Houthi, ritenendo l’Iran responsabile per aver armato l’organizzazione terroristica. Due giorni dopo, ha intimato a Teheran di fermare subito i rifornimenti, prevedendo una rapida sconfitta degli Houthi.

Ma questi attacchi avevano un duplice scopo: un messaggio per Pechino e per Mosca. Dopo un incontro a Pechino il 14 marzo tra rappresentanti di Cina, Russia e Iran sul programma nucleare iraniano, l’escalation di conflitti tra Trump e gli Houthi ha indebolito la mediazione cinese. Mentre i colloqui tra America, Russia e Ucraina avanzavano in Arabia Saudita, mostra di essere pronto, se necessario, a cambiare rotta nei confronti di Mosca. Il Presidente sta cercando di dividere Cina, Russia e Iran, mirando in ultimo a colpire il Pcc più duramente .

LA SITUAZIONE ATTUALE

In un mondo caotico e incerto, Trump sfrutta ogni risorsa disponibile. Gli Stati Uniti devono unire tutte le forze per affrontare il Pcc. Prima i Paesi alleati capiranno questa linea e offriranno sostegno, prima il Pcc si indebolirà, arrivando al collasso. Se il Pcc cadesse, la Russia non avrebbe più i mezzi per sostenere la guerra, l’Iran resterebbe senza appoggi e le organizzazioni terroristiche faticherebbero a sopravvivere. Solo così la stabilità mondiale e l’ordine internazionale potrebbero essere ristabiliti e le nazioni potrebbero iniziare a vivere in pace.

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