Trump condanna gli ultimi attacchi di Putin su Kiev

di Redazione ETI/Chris Summers
26 Aprile 2025 8:26 Aggiornato: 26 Aprile 2025 16:28

Il conflitto in Ucraina continua a segnare profondamente il panorama internazionale che osserva con crescente preoccupazione. Recentemente, il presidente Trump, ha rivolto un invito diretto al presidente Putin affinché ponga fine agli attacchi contro Kiev, colpita il 24 aprile da missili e droni in uno dei raid più gravi dall’estate del 2024.

In un messaggio pubblicato su Truth, Trump ha definito gli attacchi «non necessari» e «di pessimo tempismo», e e ha esortato Putin a concludere un accordo di pace, sottolineando l’alto costo umano del conflitto, con migliaia di soldati che perdono la vita ogni settimana. Poche ore dopo, alla domanda di un giornalista se ritenga che Putin possa accogliere l’appello, Trump ha risposto affermativamente.

L’appello del presidente statunitense, accolto con un cauto ottimismo durante un incontro con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre, si inserisce in un contesto di crescenti difficoltà diplomatiche. Nel frattempo, il bilancio dell’attacco su Kiev si aggrava: secondo le autorità ucraine, l’ultimo attacco su Kiev ha causato almeno nove morti e oltre 70 feriti, con le squadre di soccorso ancora al lavoro tra le macerie. Si teme che il numero delle vittime possa ulteriormente salire.

Questo nuovo attacco arriva mentre Washington cerca di promuovere una tregua nel conflitto. Il giorno precedente, Trump aveva criticato il presidente Zelensky, accusandolo di prolungare i tempi per un accordo di pace. Il presidente ucraino ha infatti escluso qualsiasi concessione territoriale, in particolare sulla Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 dopo un controverso referendum. La penisola, trasferita all’Ucraina sovietica nel 1954, rimane un nodo cruciale nelle trattative. Zelensky ha inoltre ricordato che Kiev aveva accettato una proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti 44 giorni fa, ma che Mosca avrebbe continuato le ostilità.

Parallelamente, gli sforzi diplomatici procedono a rilento. Un incontro tra ministri degli Esteri, previsto a Londra il 23 aprile per discutere proposte di pace, è stato rinviato a tempo indeterminato, anche a seguito della cancellazione di un viaggio del ministro degli Esteri statunitense, Marco Rubio. Quest’ultimo aveva già espresso la possibilità di abbandonare i negoziati in assenza di progressi concreti.

Anche la Norvegia, che condivide un confine di circa 200 chilometri con la Russia, elemento che aggiunge ulteriori complessità geopolitiche, si trova coinvolta nel dibattito. Il Paese si definisce come fermo sostenitore di Kiev nell’ambito della Nato, come dimostrato dall’incontro del 24 aprile tra il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store e il presidente Trump, incentrato anche sui dazi reciproci. Questo dialogo riflette la necessità di un approccio coordinato tra gli alleati occidentali, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi.

Un altro aspetto significativo riguarda le risorse strategiche dell’Ucraina, in particolare i suoi giacimenti di minerali rari come litio, grafite e uranio. Un memorandum d’intesa firmato il 18 aprile tra il ministro dell’Economia ucraino, Yulia Svyrydenko, e gli Stati Uniti prelude a un accordo che potrebbe essere finalizzato a breve. Tuttavia, le tensioni tra Zelensky e l’amministrazione statunitense, emerse in un confronto pubblico lo scorso febbraio, hanno già ritardato questa intesa, evidenziando le complessità di una cooperazione bilaterale in tempo di guerra. Successivamente, Zelenskyj ha definito l’episodio «spiacevole» e si è impegnato a procedere con la firma dell’accordo.

In questo scenario complesso, gli sforzi diplomatici per una soluzione negoziata del conflitto sembrano attraversare una fase critica. Mentre il costo umano del conflitto continua a crescere, ogni passo verso il dialogo rappresenta una speranza, ma anche un banco di prova per la capacità della diplomazia di prevalere sulla logica della guerra.

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