Trump come un carro armato: tutti confermati i dazi

di Redazione ETI/Andrew Moran
27 Febbraio 2025 17:53 Aggiornato: 28 Febbraio 2025 17:53

I dazi su Cina, Canada e Messico entreranno in vigore il 4 marzo, ha confermato il presidente Trump su Truth. L’aggiunta di un’imposta del 10% sui beni cinesi importati negli Stati Uniti raddoppierà di fatto l’attuale dazio del 10%, portandolo al 20%. «Le droghe continuano ad affluire nel nostro Paese dal Messico e dal Canada a livelli molto alti e inaccettabili» ha scritto Trump, «non possiamo permettere che questa piaga continui a danneggiare gli Stati Uniti e, pertanto, finché non cesserà o non verrà seriamente limitata, i dazi previsti per il 4 marzo entreranno effettivamente in vigore come da programma», ha aggiunto il presidente. Trump ha inoltre confermato che i dazi di reciprocità entreranno in vigore nel mese di aprile.

Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato 439 miliardi di dollari in beni dalla Cina, in aumento rispetto ai 427 miliardi di dollari dell’anno precedente. Negli ultimi anni, la quota delle importazioni cinesi negli Stati Uniti è crollata, passando dal 21,6% del totale nel 2018 al 13,4% nel 2024. Gli Stati Uniti hanno inoltre importato 413 miliardi di dollari dal Canada e oltre 500 miliardi di dollari dal Messico.

All’inizio del mese, Canada e Messico hanno ottenuto una sospensione di 30 giorni sui dazi, dopo aver promesso di rafforzare le proprie politiche di frontiera per contrastare il traffico di droga e ridurre il numero di immigrati clandestini in ingresso negli Stati Uniti.

«Per quanto riguarda il fentanyl, se stanno lavorando duramente al confine, alla fine dei 30 giorni dovranno dimostrare al presidente di averlo soddisfatto» ha dichiarato il ministro del Commercio Howard Lutnick durante il primo incontro di Gabinetto del secondo mandato di Trump, il 26 febbraio. Ma Trump ha precisato che sarà «difficile soddisfare questi requisiti». Ha inoltre informato i giornalisti che sta valutando dazi del 25% sull’Unione Europea, con un’attenzione particolare alle automobili e ad altri prodotti, perché gli Stati Uniti sono trattati ingiustamente nel commercio globale.

TRUMP: «L’UE È STATA CREATA PER APPROFITTARSI DEGLI USA»

Trump ha suggerito che l’Unione Europea sia stata creata con l’obiettivo di trarre vantaggio dagli Stati Uniti. «Questo era il suo scopo, e hanno fatto un buon lavoro. Ma ora sono io il presidente». I leader europei, primo ministro polacco Donald Tusk in testa, hanno risposto: «Tutt’altro. L’Ue è stata creata per mantenere la pace, costruire il rispetto tra le nostre nazioni, creare un commercio libero ed equo e rafforzare l’amicizia transatlantica».

Dall’Inauguration Day, Trump ha proposto diverse politiche commerciali che prevedono l’applicazione di dazi significativi ai partner commerciali degli Stati Uniti. I mercati azionari statunitensi hanno registrato variazioni minime dopo la conferma della strategia sui dazi da parte del presidente.

I DAZI

L’agenda commerciale “America First” della Casa Bianca ha sollevato preoccupazioni tra economisti e mercati finanziari, i quali temono che queste misure possano far aumentare l’inflazione e rallentare la crescita economica. Secondo gli economisti della Tax Foundation, l’imposizione di questi dazi su Canada, Messico e Cina potrebbe ridurre il Pil nel lungo termine dello 0,4%.

L’incertezza sull’andamento dell’inflazione e gli effetti dei dazi ha portato gli analisti a discutere se l’impatto sulle prezzi al consumo sarà trascurabile o significativo.

«Se i dazi rappresentano un’unica grande impennata, allora la Fed potrebbe scegliere di ignorarla e concentrarsi sull’impatto sulla capacità di spesa, sapendo che l’effetto base probabilmente scomparirà l’anno prossimo», ha scritto James Knightley, capo economista internazionale di Ing, in una nota del 27 febbraio, «tuttavia, se l’aumento è graduale nel tempo, sarà più gestibile per l’economia e la Fed lo considererà più come un fenomeno strutturale che impedisce di tagliare i tassi di interesse».

L’ex ministro del Commercio Wilbur Ross ha espresso dubbi sul fatto che questi dazi possano aumentare il rischio di inflazione, ricordando che le politiche commerciali della prima amministrazione Trump non hanno avuto effetti significativi sui prezzi al consumo: «l’inflazione, di fatto, è stata molto bassa durante l’amministrazione Trump», questo perché «i Paesi esportatori, come la Cina, tendono a farsi carico di parte dell’aumento dei costi operativi», e le aziende statunitensi importatrici di beni solitamente possono permettersi di assorbire una parte dell’aumento dei costi, mitigando l’inflazione.

Tra il 2018 e il 2019, l’indice dei prezzi alla produzione – un indicatore dei prezzi pagati dalle imprese per beni e servizi – è aumentato, ma l’indice dei prezzi al consumo è rimasto quasi invariato, scendendo perfino all’1,5% in alcuni periodi. Inoltre, secondo Ross, i prodotti di base come acciaio e alluminio sono altamente volatili sui mercati globali anche senza dazi: «È difficile affermare che i dazi siano particolarmente dannosi, perché i dazi sulle materie prime sono molto più complessi».

L’IMPATTO DEI DAZI SULL’ECONOMIA STATUNITENSE

Sebbene le importazioni dalla Cina siano diminuite drasticamente negli ultimi anni, gli economisti della Federal Reserve di New York sostengono che il calo sia inferiore a quanto riportato dai dati ufficiali, «di conseguenza, il recente aumento dei dazi sulla Cina potrebbe avere un impatto maggiore sull’economia statunitense rispetto a quanto suggerito dai dati ufficiali sulle importazioni cinesi, soprattutto se verranno eliminati i trattamenti tariffari favorevoli per le importazioni dirette ai consumatori», hanno scritto gli economisti in un rapporto del 26 febbraio.

LA SCARSA REAZIONE DEI MERCATI

I mercati azionari statunitensi hanno reagito in modo neutro alla conferma di Trump sui dazi. Dopo la notizia, il Dow Jones Industrial Average è salito fino a 400 punti, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq Composite sono rimasti quasi invariati. I mercati finanziari hanno vissuto una forte volatilità questo mese. Il Dow Jones ha recentemente registrato la sua peggior seduta dell’anno, mentre l’S&P 500 ha raggiunto un nuovo massimo a inizio febbraio.

«L’incertezza nei mercati è in aumento a causa dei rapidi cambiamenti di politica della nuova amministrazione» dice Mark Malek, direttore degli investimenti presso Siebert Financial, «il mercato azionario non ha emozioni. Le persone sì. E in questo momento, le persone sono preoccupate».

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