Trump: basta con la demonizzazione del carbone

di Redazione ETI/John Haughey
10 Aprile 2025 16:00 Aggiornato: 10 Aprile 2025 16:02

Trump ha mantenuto la promessa di rilanciare l’industria del carbone, valutata 28 miliardi di dollari, firmando tre ordini esecutivi e un decreto per mantenere attive le centrali a carbone e incentivare l’estrazione, necessaria a soddisfare la crescente domanda di elettricità.

«Questo per me è un giorno molto importante: riportiamo in vita un’industria abbandonata, nonostante fosse tra le migliori, sicuramente la migliore», ha dichiarato Trump martedì alla Casa Bianca prima di firmare gli atti, sul palco con diversi minatori presenti.

Trump ha emesso finora 116 ordini esecutivi da quando è Presidente. Circa una ventina riguardano l’energia e lo sfruttamento dei combustibili fossili, tra cui petrolio, gas naturale e carbone. Il gas naturale in particolare, viene esportato per appianare il debito di 37 mila miliardi di dollari.

Il Presidente ha prima smantellato oltre 200 norme di Biden, spianando la strada ai quattro decreti sul carbone firmati martedì. Questi ordini esecutivi preparano il terreno per 47 aziende che gestiscono 66 centrali, consentendo una ripresa quasi immediata della produzione, come ha evidenziato il Presidente. «Stiamo eliminando una serie di norme inutili sul carbone», ha aggiunto il Trump. «Accelereremo le concessioni per l’estrazione su terreni e porremo fine al pregiudizio del governo sul carbone».

Trump ha inoltre annunciato l’emergenza energetica nazionale, «per intensificare l’estrazione di carbone in America» e ha promesso: «Faremo qualcosa di diverso, un’idea che mi è venuta quindici minuti prima di salire qui. Da adesso in poi garantiremo che la politica non affossi l’industria, rendendo quasi impossibile revocare i permessi per il carbone».

L’idea è di definire il carbone “minerale” e non “combustibile fossile non rinnovabile”, permettendo di sfruttare un decreto di marzo che promuove la produzione mineraria americana. Le agenzie federali dovranno individuare le risorse di carbone nei terreni pubblici, abbattere gli ostacoli all’estrazione e privilegiare le concessioni su suolo americano, imponendo al ministro del Territorio Doug Burgum di sancire la fine del moratorium del 2008 di Obama, sulle concessioni federali di carbone.

Secondo il L’Ufficio per la gestione del Territorio, ci sono ora 279 concessioni di carbone su quasi 422 mila acri di terreni pubblici. Al 1° gennaio 2024, l’Agenzia Usa per l’Informazione sull’Energia stima circa 250 miliardi di tonnellate di  riserve di carbone recuperabili, di cui il 58% estraibile da miniere sotterranee.

Trump ha precisato che gli ordini impongono a tutte le agenzie federali «di porre fine a ogni politica discriminatoria contro l’industria del carbone» e di promuovere la stabilità della rete, evitando politiche basate su «idee progressiste che penalizzano fonti energetiche sicure come il carbone».

Gli ordini incaricano il ministero della Giustizia di «eseguire indagini» su politiche statali anti-fossili considerate illegali o incostituzionali, mentre le agenzie federali devono promuovere il carbone e accelerare lo sviluppo di tecnologie a esso correlate.

Secondo lo studio del 2024 della Federal Energy Regulatory Commission sullo stato dei mercati, l’incremento maggiore nella rete nel 2024 è venuto da eolico e solare. «La produzione solare è cresciuta del 32% e quella eolica del 7,7% in 48 Stati rispetto al 2023». La produzione da carbone è scesa del 2% nel 2024, proseguendo un declino ormai decennale. Il carbone generava il 50% dell’elettricità americana nel 2005, ma solo il 14% nel 2024.

STOP AL BOICOTTAGGIO DEL CARBONE

A marzo 2024, l’industria mineraria del carbone impiegava oltre 33 mila persone negli Stati Uniti, poco più della metà rispetto a giugno 2022, secondo il Bureau of Labor Statistics, che nota invece quasi 280 mila posti di lavoro nel solare. Dal 2013 non si costruiscono nuove centrali a carbone, e le chiusure delle centrali sono aumentate con le norme “Clean Power Plant 2.0” di Biden, che obbligavano a ridurre i gas serra del 90% o a chiudere. L’Agenzia Usa per l’Informazione sull’Energia prevede a fine 2024 che 173 delle circa 390 unità a carbone in 33 Stati cesseranno l’attività entro il 2030.

A marzo, l’amministratore dell’Epa Lee Zeldin ha annunciato la revisione delle “norme sulle centrali” sotto la dichiarazione di emergenza energetica di Trump, con l’intento implicito di mantenerle operative. Molte compagnie cercavano già soluzioni per tenere in vita le centrali a carbone. A febbraio, durante un summit a Washington con i commissari di varie aziende pubbliche, l’amministratore delegato di America’s Power Michelle Bloodworth ha rivelato che dal 2022 19 Stati hanno posticipato la chiusura di circa 50 impianti, bloccati dai ritardi nelle connessioni al gas naturale e spinti dalla domanda crescente di energia.

A ottobre 2024, Wolverine Fuels ha riaperto la miniera Fossil Rock nello Utah, ferma da 23 anni. Anche se non ci sono permessi in corso per nuove miniere o centrali a carbone, le compagnie elettriche vogliono prolungare i contratti con i fornitori di carbone. Già prima degli ordini di martedì, le agenzie federali seguivano le direttive di Trump: a fine febbraio, il Genio Ingegneri dell’esercito Usa ha individuato 688 progetti energetici da approvare il prima possibile, tra cui permessi per quattro miniere di carbone: due in Pennsylvania, una in West Virginia e una in Alabama

Il Bureau of Land Management ha di recente autorizzato una miniera nel sud-est del Montana a espandersi, aggirando i limiti sulle emissioni di polveri. Il 2 aprile ha poi aperto alla possibilità di prolungare il permesso della Freedom Mine in North Dakota, la più grande miniera di lignite del Paese, dal 2031 al 2045.

«Il ministero del Territorio ha approvato l’espansione della Spring Creek Mine in Montana, garantendo 280 posti di lavoro nell’estrazione e ricavando oltre 40 milioni di tonnellate di carbone», ha detto Trump. «E presto ci saranno novità anche nel Wyoming, Alabama, Utah, North Dakota e West Virginia».

I leader degli Stati produttori di carbone hanno celebrato la politica energetica di Trump. «L’espansione del carbone e l’uso delle nostre risorse di gas naturale, voluti dal Presidente Trump, alimenteranno un boom economico destinato a durare», ha dichiarato il governatore della West Virginia Patrick Morrisey, «Abbiamo la possibilità di decollare e di competere con i cinesi».

Un lavoratore dell’industria del carbone presente all’evento ha ringraziato il Presidente. «Per troppo tempo ci hanno considerato gentaglia, ma noi siamo tutte persone con delle famiglie», ha raccontato Anthony Sable, assistente caposquadra della Harvey Coal Mine di Core Natural Resources. «Avere un Presidente che riconosce il tuo valore, e l’importanza per l’economia locale, la nazione e la sicurezza, spingendo verso un’età d’oro per l’America, è qualcosa di straordinario».

 

 

 

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