L’amministrazione Trump sta muovendo rapidamente i primi passi per negoziare un cessate il fuoco e porre fine alla guerra della Russia in Ucraina. Dopo una serie di colloqui telefonici il 12 febbraio Donald Trump ha annunciato che Vladimir Putin e Volodymyr Zelenskyj sono pronti a sedersi al tavolo delle trattative per discutere una soluzione definitiva al conflitto.
«Penso che il presidente Putin voglia la pace, che il presidente Zelenskyj voglia la pace, e io voglio la pace», ha dichiarato Trump ai giornalisti nello Studio Ovale. «Io voglio solo che la gente smetta di essere uccisa».
Ad inizio settimana, Trump ha inviato il segretario al Tesoro Scott Bessent a Kiev per incontrare Zelenskyj e definire un quadro iniziale per il proseguimento del sostegno statunitense alla sicurezza dell’Ucraina durante i negoziati.
Anche il vicepresidente J.D. Vance e il segretario di Stato Marco Rubio incontreranno Zelenskyj e il suo staff a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 14 febbraio, per discutere la visione di Trump per la pace e avviare ufficialmente le trattative per porre fine al conflitto più sanguinoso d’Europa dalla Seconda guerra mondiale.
Il processo è ancora in una fase iniziale e restano da definire molte questioni, tra cui commercio, diplomazia, assistenza alla sicurezza e dispute territoriali.
L’UCRAINA CEDE TERRE RARE IN CAMBIO DI ASSISTENZA MILITARE
Trump ha spesso criticato l’entità degli aiuti militari inviati dagli Stati Uniti all’Ucraina e ha suggerito che Washington dovrebbe ottenere benefici economici in cambio del suo continuo sostegno. Un accordo di questo tipo non sarebbe solo fondamentale per la difesa attuale dell’Ucraina, ma anche per scoraggiare future aggressioni russe dopo un eventuale cessate il fuoco. A tal fine, Zelenskyj e Bessent hanno concordato un quadro preliminare che garantirebbe agli Stati Uniti l’accesso a centinaia di miliardi di dollari di risorse minerarie in Ucraina in cambio della prosecuzione dell’assistenza alla sicurezza.
Trump ha dichiarato che Zelenskyj avrebbe «sostanzialmente accettato» di concedere agli Stati Uniti l’accesso a circa 500 miliardi di dollari di depositi di terre rare e minerali strategici. Da parte sua, Zelenskyj ha affermato che l’intesa firmata con Bessent copre anche «sicurezza, cooperazione economica e partnership sulle risorse».
Sebbene l’accordo non riguardi direttamente la Russia, sarà probabilmente considerato un pilastro per una pace duratura nella regione, poiché ancorerebbe gli interessi economici statunitensi in Ucraina e garantirebbe il continuo afflusso di armi americane a Kiev, indipendentemente da un eventuale coinvolgimento diretto degli Stati Uniti con truppe sul campo.
Washington ha anche un forte interesse strategico nel garantire la fornitura ucraina di terre rare, poiché attualmente dipende in larga parte dalla Cina. Rafforzare l’Ucraina in cambio di accesso a terre rare e ad altri metalli, come titanio e litio, consentirebbe agli Stati Uniti di ridurre la propria dipendenza da Pechino in un contesto di crescente instabilità nell’Indo-Pacifico.
IL NODO NATO
Uno dei punti critici nei negoziati sul cessate il fuoco è la possibile adesione dell’Ucraina alla Nato. L’ingresso nell’alleanza atlantica è un obiettivo ucraino dalla fine dell’Unione Sovietica. L’Ucraina è stato infatti il primo Paese post-sovietico a firmare accordi formali con la Nato, a partire dal Partenariato per la pace, un’iniziativa che mirava a facilitare l’adesione di ex repubbliche sovietiche all’alleanza.
Putin ha fatto della prevenzione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato uno dei suoi obiettivi principali. Nonostante gli sforzi ucraini, Kiev non è mai stata formalmente considerata per l’adesione, e la sua entrata è altamente improbabile: per diventare membro dell’alleanza serve il consenso unanime di tutti gli Stati membri, e alcuni, tra cui l’Ungheria, hanno già dichiarato che si opporranno.
Il Segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth ha confermato questa settimana che Washington garantirà che la Nato resti fuori dai negoziati come condizione per portare Mosca al tavolo del cessate il fuoco: «Gli Stati Uniti non credono che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia un risultato realistico di un accordo negoziato», ha dichiarato Hegseth durante una riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina a Bruxelles il 12 febbraio, «qualsiasi garanzia di sicurezza dovrà essere sostenuta da truppe europee e non europee nell’ambito di una missione non-Nato e non dovrà rientrare nell’Articolo 5».
L’Articolo 5 del trattato istitutivo della Nato prevede la difesa collettiva di ogni Stato membro in caso di attacco esterno ed è stato invocato solo una volta, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.
Non è ancora chiaro come potrebbe essere organizzata una missione di pace non-Nato, ma Zelenskyj ha dichiarato nel novembre 2024 di essere disposto a negoziare un cessate il fuoco a condizione che gli alleati occidentali garantissero la sicurezza delle aree non occupate dell’Ucraina per tutta la durata dei colloqui. E questo potrebbe portare alla formazione di un’alleanza militare europea alternativa alla Nato, senza il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti.
I CONFINI UCRAINI
La questione più complessa da risolvere resta ovviamente quella territoriale. L’Ucraina ha perso il controllo di vaste aree del proprio territorio dal 2014. Dopo la cacciata del presidente filorusso Viktor Janukovyč da parte di manifestanti filo-occidentali, la Russia ha annesso la Crimea e sostenuto le insurrezioni separatiste nelle regioni orientali del Donbas, portando alla creazione delle autoproclamate Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk. Nel 2022, la Russia ha cercato di annettere anche Kherson e Zaporižžja, creando un corridoio terrestre tra il Donbas e la Crimea.
Putin ha dichiarato che un accordo di pace dovrà includere il ritiro ucraino da tutte e quattro le regioni, ma la Russia non ha mai ottenuto il pieno controllo di questi territori, ad eccezione della Crimea.
L’amministrazione Trump, in rottura rispetto alla posizione assunta dalla Nato e dall’amministrazione Biden, ha riconosciuto che l’Ucraina dovrà probabilmente cedere parte del territorio occupato alla Russia: «Dobbiamo partire dal presupposto che il ritorno ai confini del 2014 sia un obiettivo irrealistico», ha affermato il ministro della Difesa americano Hegseth.
In cambio, Zelenskyj potrebbe offrire la restituzione della regione russa di Kursk, conquistata in un’operazione lampo nell’agosto 2024, per riottenere territori sotto occupazione russa. Resta da vedere fino a che punto Trump continuerà a sostenere militarmente Kiev e se farà pressione su Mosca per cedere parte del territorio occupato.
Redazione Eti/Andrew Thornebrooke