Thomas Hobbes e l’importanza della Storia

di Leo Salvatore
12 Marzo 2025 9:22 Aggiornato: 12 Marzo 2025 9:22

Il concetto di diritti naturali sviluppato dai Padri Fondatori si deve in parte a Thomas Hobbes, il cui Leviatano è uno dei testi fondanti e più influenti dell’era moderna.
Hobbes nacque il 5 aprile 1588 a Westport, in Inghilterra
e iniziò a scrivere di politica solo a 52 anni, ben oltre l’aspettativa di vita media nell’Inghilterra del XVII secolo.

UN’INFANZIA FATTA DI PAURA

 Il suo anno di nascita coincise con l’arrivo dell’Armata spagnola. Quell’anno, una flotta spagnola di circa 130 navi salpò dal Portogallo verso il Canale della Manica, unendosi agli alleati italiani e invadendo l’Inghilterra nel tentativo di rovesciare la regina Elisabetta I. Gli inglesi resistettero all’invasione, ma questa fomentò il panico tra i civili inglesi. Hobbes annotò nella sua autobiografia: «E fu allora che la mia cara madre/ partorì insieme due gemelli, me e la paura».

Il padre, anch’egli di nome Thomas, era un ministro di Westport. Secondo John Aubrey, primo biografo di Hobbes, suo padre “disprezzava l’apprendimento”, considerandolo uno spreco di tempo e denaro. Hobbes padre era anche alcolizzato. Dopo una rissa fuori dalla chiesa locale, fu costretto a lasciare Westport, abbandonando la famiglia quando il figlio era ancora bambino. Lo zio di Hobbes, senza figli, affermato fabbricante di guanti, divenne suo tutore.
Data l’infanzia tumultuosa del filosofo, non sorprende che la maggior parte delle sue famose idee abbiano a che fare con la paura, la morte e la lotta per sopravvivere. Non sorprende nemmeno che Hobbes abbia iniziato gli studi  con la letteratura antica, da cui ha tratto i primi esempi di lotta personale e politica. Il mondo antico divenne per lui fonte di gioia e saggezza per tutta la vita.

ALLA RICERCA DELLA CONOSCENZA

Lo studio ha sempre fatto parte della vita di Hobbes. A 8 anni, il suo ricco zio lo mandò a scuola, dove imparò il latino e il greco. Era così abile nelle lingue che a 14 anni finì la traduzione in latino di Medea, difficile tragedia del poeta greco Euripide.

Hobbes si iscrisse infine all’Università di Oxford, dove studiò dal 1603 al 1608. Il curriculum universitario tradizionale nell’Inghilterra del XVII secolo prevedeva l’insegnamento della grammatica, della retorica e della logica. Hobbes si accostò anche alla filosofia antica e medievale, compresa la Logica e la Fisica del filosofo greco Aristotele, che studiò per il resto della sua vita.

Hobbes era insoddisfatto dell’insegnamento accademico convenzionale, le lingue antiche gli avevano aperto una porta sulle menti dei grandi filosofi del passato. Lamentava di essere stato distratto dallo studio del greco e del latino da una formazione troppo rigida che privilegiava la logica, ma questo non lo scoraggiò. Dopo essersi diplomato a 20 anni al Magdalen Hall (oggi Hertford College), Hobbes  approfondì la sua formazione autonomamente: fu assunto come precettore privato di William Cavendish, che divenne poi il secondo conte del Devonshire. William si era appena sposato, il che gli impediva di frequentare l’università, tuttavia il padre voleva che ricevesse un’istruzione completa e adeguata al suo rango, così assunse Hobbes, anche se il filosofo aveva appena due anni più di lui.

La relazione amichevole con la famiglia Cavendish procurò a Hobbes una stabilità finanziaria che gli permise di continuare le sue ricerche sui testi antichi. Come scrisse:

È stato il più dolce conforto della mia vita, e rendeva
I miei sonni piacevoli nell’ombra più scura della notte.
Così vivevo tranquillamente di libri, mentre [il duca Cavendish]
riforniva la mia biblioteca di ogni genere.

Lo studio del greco culminò nel 1628, quando completò la traduzione di Storia della guerra del Peloponneso dello storico greco Tucidide, prima traduzione in lingua inglese.
Il mecenatismo dei Cavendish introdusse Hobbes anche nei circoli aristocratici europei dove conobbe, tra gli altri, Galileo Galilei e Pierre Gassendi. La conoscenza di scienziati così influenti portò naturalmente la sua attenzione alla scienza, interessandolo particolarmente all’ottica e alla geometria. Tra le sue idee fondamentali rientravano l’applicazione dei principi geometrici allo studio della natura umana e della società. In realtà, iniziò la sua carriera di filosofo politico solo dopo aver scritto per decenni di argomenti scientifici.
Hobbes visse fino a 91 anni, una vita eccezionalmente lunga per l’epoca. Anche se negli ultimi anni tornò a scrivere opere scientifiche, l’interesse per le lingue e le civiltà antiche lo accompagnò dall’inizio alla fine della sua esistenza. Poco prima di morire, un editore sconosciuto pubblicò la sua autobiografia, che Hobbes aveva scritto in versi latini.

LA STORIA E IL  PRESENTE

L’interesse di Hobbes per le lingue e le civiltà antiche precede e supera quello per la scienza e la politica per almeno tre motivi. La sua passione per le opere antiche era alimentata anche dal puro divertimento: amava studiare il passato con le sue lingue per quello che erano, spesso lodando i geni del passato e ricordando le molte ore passate a riflettere sulle loro idee.
Studiare latino e greco era anche un modo per migliorare come scrittore. Nel riportare le sue memorie, mostra con orgoglio la sua conoscenza di «Omero e Virgilio, Orazio, Sofocle,/ Plauto, Euripide, Aristofane» autori antichi noti per la loro padronanza del greco o del latino. Le sue composizioni in inglese ricordano la magniloquenza di famosi oratori greci e romani. Secondo Don Paul Abbott, professore di inglese presso l’Università della California Davis, Hobbes studiò gli antichi retori per trovare «un modo per raggiungere un’unione di saggezza ed eloquenza nel suo tempo». Sebbene diffidasse della retorica politica perché faceva a pezzi il “commonwealth” inglese, ne comprendeva anche la necessità. La retorica ci rende comunicatori convincenti. Ma se non è accompagnata da intenzioni e convinzioni solide, può diventare uno strumento pericoloso per manipolare le masse. Hobbes ha cercato di operare nelle sue opere questa “unione”. Ai lettori moderni, la prosa del filosofo può apparire contorta, ma per gli intenditori del XVII secolo era elegante e avvincente, anche se a volte roboante. Questo è particolarmente vero nel Leviatano.

Leviathan, or the Matter, Forme, & Power of a Comm – Pubblico dominio

Infine, Hobbes riteneva importante studiare il passato in relazione al mondo contemporaneo. Come scrisse nella prefazione alla sua traduzione di Tucidide: «Poiché l’opera principale e propria della Storia, essendo quella di istruire e mettere gli uomini in grado, attraverso la conoscenza delle azioni passate, di comportarsi con prudenza nel presente e con previdenza verso il futuro, non ne esiste nessun’altra (puramente umana) che la svolga in modo più completo e naturale di questa del mio autore». In altre parole, Tucidide era particolarmente bravo a mostrare ai lettori la rilevanza contemporanea della Storia. Lo studio del passato dovrebbe aiutarci a diventare più prudenti e previdenti. Dovrebbe darci chiarezza sul presente, in modo da poter avanzare meglio verso il futuro. Secondo Hobbes, nessuno poteva competere con la capacità di Tucidide di spiegare eventi lontani rendendoli al contempo attuali.

Hobbes sentì il bisogno di realizzare qualcosa di simile per il suo tempo. Pensava che il suo più grande contributo alla pace e alla stabilità fosse il suo Leviatano, ma il primo passo per tentare di migliorare la situazione di instabilità del suo Paese fu la sua traduzione dello storico greco. Hobbes voleva offrire esempi di campagne militari, manovre politiche e figure storiche esemplari da cui i suoi contemporanei potessero imparare ad agire con maggiore “prudenza”. Mentre l’Inghilterra affrontava una serie di crisi geopolitiche che culminarono nella sanguinosa guerra civile del 1639, questo messaggio meritava di essere condiviso.
Hobbes non è stato l’unica figura che ha lasciato un segno nel mondo e che ha visto nel passato una fonte di saggezza. Se guardiamo ai Padri fondatori americani, risalta la loro ammirazione per la tradizione intellettuale occidentale, che ha informato sia la loro vita privata che il loro impegno politico. In questo senso, il filosofo inglese non fa eccezione. Ma il suo messaggio merita di essere ripetuto: «La Storia non è solo una disciplina accademica. È una fonte di conoscenza che può aiutarci a fare scelte migliori e più sagge».

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