Le notti stellate sono sempre più rare. L’inquinamento luminoso impedisce a milioni di persone di vedere il cielo notturno, ma questo è un problema recente. Nel corso della Storia, gli esseri umani hanno sempre goduto di una vista senza impedimenti del cosmo luminoso.
Cosa significavano le notti stellate per le società antiche? E perché ci preoccupa che siano sempre più assenti dalle nostre vite?
UN CARRO E LA VIA LATTEA
Conosciamo tutti la Via Lattea, ma forse non tutti sanno che il suo nome deriva dal greco antico Gala, che significa “latte”, da cui il termine Galassia. Un mito greco descrive la Via Lattea come conseguenza dell’ira divina: per ottenere la saggezza immortale, il neonato e futuro eroe Eracle si allattò dalla dea Era, moglie dell’onnipotente Zeus. Quando Era si rese conto che Eracle era figlio illegittimo di Zeus, allontanò il bambino e disperse il latte nei cieli, dando il nome alla galassia.

Lo storico greco Diodoro Siculo (circa 80-20 a.C.) riporta un altro mito popolare, che attribuisce la creazione della Via Lattea a Fetonte, figlio di Apollo, dio della luce. Fetonte desiderava guidare il carro d’oro del padre. Apollo glielo proibì, ma accettò di portare Fetonte con sé nei suoi viaggi. Un giorno Fetonte si svegliò prima dell’alba, agganciò i quattro cavalli di Apollo al carro e partì verso il cielo. All’inizio i cavalli pensarono che fosse Apollo a condurre, ma quando le manovre avventate di Fetonte rivelarono la vera identità dell’auriga, i cavalli ruppero la fila e iniziarono a galoppare freneticamente. Infatti nessuno, tranne Apollo, riusciva a tenere gli animali sotto controllo.
Il carro iniziò a sfrecciare avanti e indietro per il cosmo, a tratti dirigendosi verso la Terra, scatenando tempeste e inaridendo le terre, altre volte avvicinandosi alla volta del cielo, infuocandola ripetutamente per la velocità. Temendo che il folle volo di Fetonte potesse bruciare la sacra dimora degli dei sul Monte Olimpo, Zeus lo colpì con un fulmine. Anche se l’Olimpo rimase intatto, la follia di Fetonte cambiò i cieli per sempre: aveva incendiato i cieli, accendendo le stelle della Via Lattea.
IL MANDRIANO E LA TESSITRICE
I Greci non erano gli unici a credere che la Via Lattea fosse una creazione divina. Nel folklore cinese, la Via Lattea è vista talvolta come un ampio fiume che separa Altair e Vega, due amanti associati a due stelle dell’emisfero celeste settentrionale. Il primo riferimento scritto a Il mandriano e la tessitrice si trova nel Libro delle Odi, scritto circa tremila anni fa. La storia è stata così popolare fin dall’inizio che negli anni Venti è stata selezionata come una delle quattro Grandi Fiabe Folkloristiche dal “Movimento Folkloristico” cinese.
Una versione racconta di un giovane mandriano di nome Niulang (Altair) che si imbatte in sette sorelle fate che fanno il bagno in un lago. La Dea del Cielo aveva incaricato le sorelle di tessere nuvole colorate. Colpito dalla loro bellezza, Niulang ruba i vestiti che avevano lasciato a riva, dicendo che li avrebbe restituiti solo se una delle sorelle lo avesse sposato. Zhinu (Vega) che era la più giovane e la più bella delle sorelle, accetta di sposare Niulang da cui avrà due figli.
Quando la Dea del Cielo scopre che Zhinu ha sposato un mortale, si infuria. Zhinu aveva trascurato il suo compito di tessitrice per stare con Niulang sulla Terra, quindi la Dea la costringe ad abbandonare il regno mortale e a tornare in cielo. Niulang, sconvolto dalla scomparsa di Zhinu, decide di portare in cielo i suoi due figli e di ritrovare la moglie. Ma questa volta la Dea ne ha abbastanza: con una delle sue forcine incide il cielo formando un grande fiume per separare gli amanti una volta per tutte. Dal suo segno è nata la Via Lattea.

La Dea ordina a Zhinu di sedersi sulla sponda di un fiume, dove lei lavora al telaio desiderando tristemente di riunirsi al marito. Il mortale Niulang è costretto a guardare il Paradiso da lontano con i loro due figli, rappresentati dalle due stelle al fianco di Altair.
Sebbene Zhinu e Niulang siano stati costretti a restare separati per sempre, hanno modo di tanto in tanto di vedersi. Si dice infatti che una volta all’anno le gazze, impietosite dagli innamorati separati, volino nel cielo formando Que Qiao, “il ponte delle gazze”, e nella settima notte del settimo mese lunare facciano riunire Zhinu e Niulang.
Nell’XI secolo, Qin Guan, poeta della dinastia Song, rese omaggio al ricongiungimento degli sposi con questi versi:
Un incontro tra il Mandriano e la Tessitrice,
tra il vento d’autunno dorato e la rugiada scintillante di giada,
eclissa gli innumerevoli incontri nel mondo mondano.
I sentimenti teneri come l’acqua,
il momento estatico irreale come un sogno,
come si può avere il cuore di tornare indietro sul ponte di gazze?
Se due cuori sono uniti per sempre,
perché due persone hanno bisogno di stare insieme
giorno dopo giorno, notte dopo notte?

STELLE SACRE E NOTTI STELLATE
Storie come Fetonte e Apollo e Il mandriano e la tessitrice illustrano perché le stelle siano essenziali per le società umane. Che siano raccontati ai bambini intorno al camino, recitati dai poeti, registrati dagli scribi e dagli storici o messi in scena durante le feste popolari, miti come questi ci collegano al cosmo. Ci offrono la possibilità di riconoscerci nei personaggi e di imparare lezioni morali.
Fetonte incarna le insidie dell’orgoglio, che i Greci consideravano una delle peggiori violazioni della morale. E Niulang rappresenta il prezzo che i mortali pagano quando osano sfidare gli dei desiderando qualcosa che non gli appartiene. Oggi, il suo ricongiungimento con Zhinu viene festeggiato ogni agosto al Festival Qiquao, dove la gente si riunisce per assaporare cibi tradizionali e ricordare la felicità coniugale, la speranza e la fedeltà.
L’inquinamento luminoso separa le persone dalla fonte di questi potenti miti. Solo nel XXI secolo, in tutto il mondo le notti sulla Terra sono diventate sempre più luminose. Due eccezioni degne di nota sono rappresentate da Tucson, in Arizona, e da alcune zone del Nord Italia, che hanno entrambi applicato norme per prevenire l’eccessivo inquinamento luminoso. Ma per decine di milioni di persone ogni anno le stelle appaiono sempre più fioche.
Riducendo la nostra capacità di connetterci con il cosmo, cancelliamo il patrimonio culturale che esso rappresenta. Le stelle non sono solo corpi materiali in un universo vuoto: sono fonti di miti, idee e insegnamenti morali che ci ricordano il nostro ruolo sotto la volta del cielo. Riuniscono le persone, ispirano l’immaginazione e arricchiscono il mondo di simboli sacri, accendendo la speranza e la bellezza attraverso l’oscurità.