Gli astronauti della Nasa, Butch Wilmore e Suni Williams, hanno respirato di nuovo aria fresca dopo 286 giorni nello spazio, quando alle 18:38 del 18 marzo le squadre di recupero hanno aperto il portello della capsula SpaceX Crew Dragon Freedom, al largo di Tallahassee, Florida. Il rientro, slittato di 278 giorni, è stato forzato dal flop della capsula Boeing CST-100 Starliner, giudicata non sicura dopo il volo di prova verso la Stazione spaziale internazionale. Estratti sorridenti dalla Dragon sulla nave SpaceX Megan, Wilmore e Williams sono usciti alle 18:50, subito trasferiti su barelle al medico di volo, prassi standard per missioni lunghe con Dragon e Soyuz. Alle 17:57 la capsula è ammarata nel Golfo d’America, portando a bordo anche Nick Hague, comandante di Crew-9, e il cosmonauta Roscosmos Aleksandr Gorbunov.
Il viaggio di ritorno è iniziato con il distacco dall’Iss all’1:00. Alle 17:11 Dragon ha acceso i motori per il rientro, rallentando autonomamente fino a uscire dall’orbita. Hague ha scherzato via radio con il controllo SpaceX: «Ci stiamo godendo il viaggio». Un aereo ad alta quota ha catturato Freedom attraversare l’atmosfera, scia di plasma al seguito. Alle 17:54 i paracadute di frenata e principali hanno tagliato la velocità da 600 km/h a 26 km/h. «Che corsa», ha detto Hague. «Solo sorrisi qui dentro».
Dopo i controlli, l’equipaggio volerà da un elicottero a Houston, al Johnson Space Center. Hague e Gorbunov, partiti con Dragon Freedom per Crew-9, hanno fornito sedili e tute a Wilmore e Williams, completando 171 giorni nello spazio. Questo ammaraggio chiude i rientri Crew Dragon in Florida: da Crew-10, previsti in estate, si passerà alla California meridionale. Williams e Wilmore vantano voli su Space Shuttle, Soyuz, Starliner e Dragon.
Williams torna con 608 giorni nello spazio, seconda astronauta Nasa per tempo cumulativo dopo Peggy Whitson (675 giorni). È anche quarta al mondo per passeggiate spaziali, con nove uscite per un totale di 62 ore e 6 minuti, record femminile assoluto. Ha guidato l’Iss in Expedition 72 con Wilmore, dopo lo stop di Starliner, allungando una missione da una settimana a 286 giorni. La Nasa smentisce l’idea di un blocco: «C’è sempre un modo per tornare» ha detto Steve Stich, manager del Commercial Crew Program. «Crew-9 era un’opzione pronta». I due hanno gestito la Stazione spaziale internazionale fino a Crew-10.
«A ogni astronauta diciamo: non pensare al rientro, concentrati sulla missione. Se sei fortunato, resti più a lungo» ha commentato Ken Bowersox, amministratore associato della Nasa a Washington. Nessuna preoccupazione particolare per il loro ritorno, assicura l’agenzia: «C’è un periodo di recupero, variabile per durata e astronauta» ha precisato Dina Contella, vice manager del programma della stazione.