Ogni giorno, in media, una persona trascorre circa 108 minuti a scorrere i social media. In quel tempo, il pollice percorre circa 38.880 centimetri, più o meno l’altezza dell’Empire State Building. Nell’era digitale, molti cedono al malessere moderno del doomscrolling. Nato nei primi giorni della pandemia di Covid-19, questo termine descrive l’attività compulsiva di cercare notizie negative online. Un’abitudine che, anziché informare, può alimentare paura e danneggiare la salute.
NEGATIVITÀ INCENTIVATA
Ansia e paura catturano l’attenzione e i media sfruttano queste emozioni per incrementare il consumo. Un’analisi pubblicata nel 2023 su Nature Human Behaviour ha dimostrato che i titoli con parole negative aumentano il tasso di clic: ogni termine negativo in più accresce il numero di aperture del 2,3%. Gli articoli dal tono allarmistico si diffondono più rapidamente e vengono condivisi più spesso sui social media, ottenendo maggiore visibilità e coinvolgimento. Ma perché la negatività attira così tanto?
L’ILLUSIONE DEL CONTROLLO
Il cervello umano ha una naturale propensione alla negatività, un meccanismo di sopravvivenza che in passato aiutava a riconoscere le minacce. Oggi, i social media sfruttano questo istinto, mantenendo gli utenti incollati agli schermi. «Con l’aiuto di scienziati comportamentali, i siti hanno reso facile cadere nella spirale del doomscrolling» spiega Larry Rosen, professore emerito di psicologia alla California State University-Dominguez Hills.
A volte, leggere notizie negative crea un’illusione di controllo. Durante la pandemia, molti hanno cercato di affrontare l’ansia restando costantemente aggiornati. Tuttavia, gli studi dimostrano che l’esposizione prolungata a notizie su crisi e disastri è correlata a livelli più alti di stress e depressione. «Se la percezione dei problemi supera il rischio reale, parliamo di ansia» spiega la psichiatra Marlynn Wei.
QUANDO IL DISTANTE DIVENTA PERSONALE
Assorbire notizie inquietanti può sembrare innocuo, ma la negatività penetra nella sfera personale, alimentando pensieri cupi. Una parabola racconta di un nonno che spiega al nipote: «Dentro ognuno di noi ci sono due lupi: uno è pieno di paura, rabbia e disperazione, l’altro di speranza, pace e amore. Combattono sempre». Il nipote chiede quale vinca. Il nonno risponde: «Quello che nutri».
Uno studio del 2013 su quasi 5.000 americani ha rivelato una correlazione tra esposizione ai media e stress acuto. Chi guardava oltre sei ore al giorno di copertura mediatica sugli attentati alla maratona di Boston aveva una probabilità nove volte maggiore di riportare stress elevato rispetto a chi si esponeva meno. Un esperimento ha mostrato che chi guardava notizie negative provava più ansia e tristezza e tendeva a catastrofizzare i problemi personali. Anche eventi lontani come l’11 settembre o la guerra in Iraq possono generare stress post-traumatico attraverso i media. Sui social, l’effetto è amplificato: studi su utenti in Iran e USA associano il doomscrolling ad ansia esistenziale, pessimismo e perdita di speranza. La psichiatra Wei conferma che questo fenomeno non danneggia solo l’individuo, ma anche le relazioni, riducendo l’attenzione verso famiglia e amici.
IL DANNO ALLA SALUTE
Il doomscrolling influisce anche sul benessere fisico, spesso alterando il sonno. Leggere notizie inquietanti prima di coricarsi peggiora la qualità del riposo. Il bisogno di aggiornamenti porta a navigare fino a tardi, un fenomeno noto come procrastinazione del sonno, a cui si aggiunge l’avversione al domani, il timore di affrontare il giorno successivo dopo aver usato la tecnologia di notte. Inoltre, la luce blu degli schermi inibisce la melatonina, ostacolando il sonno e aumentando irritabilità e stress.
NON TUTTO LO SCROLLING È NEGATIVO
La tecnologia è progettata per essere coinvolgente: algoritmi manipolano le emozioni, titoli allarmistici catturano l’attenzione e la paura di perdersi qualcosa rafforza il bisogno di connessione virtuale. Tuttavia, «non tutta l’esposizione ai social media è dannosa», evidenzia uno studio condotto durante la pandemia. Chi ha praticato il kindness-scrolling – cercando contenuti positivi come storie di guarigioni o gesti di generosità – ha mostrato più ottimismo e meno negatività rispetto a chi ha consultato notizie drammatiche.
La ricerca suggerisce diverse strategie per contrastare il doomscrolling, come disattivare le notifiche di notizie e social media; impostare un timer per limitare lo scrolling; monitorare il tempo trascorso sugli schermi; seguire aggiornamenti positivi; dedicare più tempo a famiglia e amici; iniziare o riscoprire un hobby; fare esercizio fisico; praticare la meditazione; chiedere aiuto se il doomscrolling diventa incontrollabile.
Gli esperti concordano e consigliano di evitare gli schermi almeno un’ora prima di dormire. Il dottor Graham Davey, professore emerito di psicologia all’Università del Sussex, raccomanda attività che migliorano l’umore, come ascoltare musica, fare esercizio o concedersi un bagno caldo. Prendendo consapevolezza dei contenuti consumati e cercando attivamente notizie positive, è possibile sfuggire alla spirale del doomscrolling e migliorare il proprio benessere.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.