Le cellule del nostro organismo rispondono alle onde sonore, aprendo nuove prospettive terapeutiche in particolare per il trattamento dell’obesità, come dimostra uno studio dell’Università di Kyoto. Masahiro Kumeta, esperto in bioscienze cellulari e molecolari e principale autore della ricerca, ritiene che il suono possa diventare «uno strumento unico per controllare le attività cellulari, con impatti significativi in numerosi ambiti».
COME IL SUONO INFLUENZA LE CELLULE
Il lavoro, pubblicato su Communications Biology, ha analizzato in laboratorio l’effetto di diverse frequenze sonore su cellule coltivate in vitro. Grazie a un dispositivo che trasmette vibrazioni tramite un diaframma collegato a un lettore audio digitale, il team di Kumeta ha esposto le colture a suoni udibili dall’orecchio umano per periodi compresi tra due e ventiquattro ore. I risultati indicano una modifica significativa dell’attività cellulare: in particolare, si osserva una riduzione della differenziazione di precursori adiposi in cellule grasse, limitando la formazione di tessuto adiposo. Il gruppo ha sperimentato sia rumore bianco sia frequenze singole – come 440 Hz e 14 kHz – riscontrando effetti simili.
Secondo il ricercatore Kumeta, un dispositivo applicato al corpo capace di emettere onde sonore potrebbe trattare l’obesità senza ricorrere alla chirurgia. «Il suono, fenomeno fisico immateriale, è sicuro, immediato e altamente permeabile, in grado di trasmettere stimoli in profondità nel corpo». Al momento, i risultati riguardano esclusivamente colture cellulari; attualmente il team sta validando l’effetto in un modello murino. L’analisi genomica ha individuato circa 190 geni sensibili alle vibrazioni sonore, collegati soprattutto ai processi di adesione cellulare.
Joseph Mercola, medico osteopata esterno allo studio, osserva che se il suono rallenta o blocca lo sviluppo delle cellule adipose «potrebbe essere impiegato a scopo terapeutico». Questo approccio consentirebbe di modulare il comportamento cellulare evitando interventi diretti, sostanze farmacologiche o chirurgiche.
IMPLICAZIONI MEDICHE PIÙ AMPIE
Le evidenze aprono a strategie per favorire la rigenerazione tissutale, indirizzare la differenziazione delle cellule staminali e modulare risposte immunitarie eccessive tramite onde sonore controllate. Il dottor Mercola sottolinea che «essendo energia e non materia, questo metodo evita l’introduzione di sostanze estranee, risultando più sicuro e preciso, soprattutto in tessuti delicati o infiammati». Jason Sonners, specialista in biologia molecolare e medicina rigenerativa, individua un possibile impiego per la guarigione delle ferite, la rigenerazione nervosa e l’attivazione delle staminali senza farmaci o interventi invasivi, definendo il suono «uno strumento a basso rischio con potenziale elevato».
CONNESSIONI CON LA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
Il riscontro scientifico offre una base moderna a pratiche antiche: nella medicina tradizionale cinese la musica e il suono sono da sempre considerati in grado di influenzare l’equilibrio interno. Il medico agopuntore Jamie Bacharach, ricorda che i testi classici attribuiscono alla musica la capacità di modulare i meccanismi organici. Jason Chong, medico di medicina tradizionale cinese, spiega come specifici toni corrispondano agli elementi naturali (legno, fuoco, terra, metallo, acqua) e alle note musicali Mi, Sol, Do, Re e La, nonché come ritmi precisi – 108 battiti al minuto per il fegato, 120 per i reni, 126 per cuore e polmoni – risuonino con gli organi favorendo il ripristino dell’equilibrio. La Il dottor Bacharach aggiunge che tecniche di vocalizzazione o l’ascolto di strumenti accordati a frequenze mirate stimolano i «meridiani energetici», influenzando le funzioni organiche.
UNA NUOVA FRONTIERA PER LA MEDICINA
Lixing Lao, presidente della Virginia University of Integrative Medicine, riconosce i limiti dello studio: non sono ancora noti i toni specifici che modulano ciascun gene. Tuttavia, ritiene questo lavoro «un primo passo verso la definizione di suoni terapeutici mirati a malattie specifiche». L’autore dello studio osserva che «il suono è una fonte vitale di informazioni ambientali per gli esseri viventi e la sua capacità di indurre risposte fisiologiche a livello cellulare sta appena emergendo». Il dottor Mercola immagina cliniche in cui i pazienti si sottopongano a sedute sonore capaci di agire in tempo reale sulle cellule, senza farmaci né aghi. «È ancora presto, ma questo studio ridefinisce il suono non come semplice rumore di fondo, bensì come un linguaggio che le cellule comprendono, cambiando il modo in cui concepiamo la medicina e la nostra esistenza in un mondo di vibrazioni».
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.