Sceglie la vita, ora è madre di un “campione”

di Deborah George
15 Febbraio 2025 8:00 Aggiornato: 15 Febbraio 2025 8:01

Suzy Mack aveva 39 anni ed era felicissima della sua seconda gravidanza, ma quando i medici comunicano a lei e a suo marito Zachary che il bambino non sarebbe sopravvissuto, loro ne restano sconvolti. Suzy scoppia in lacrime.

In quel momento non pensava che un giorno la sua esperienza avrebbe salvato altre vite.

Alla diciassettesima settimana di gravidanza, le si sono rotte le acque con la conseguente perdita del liquido amniotico, e da una visita specialistica risulta che il bambino è più piccolo del normale.

Il medico dice a Suzy che, in quelle condizioni, nella maggior parte dei casi si entra in travaglio entro pochi giorni, quindi le propone due possibilità: «Andare a casa, aspettare che il bambino nasca e dirgli addio. Oppure fissare un appuntamento per interrompere la gravidanza».

Aggiunge che l’aborto è la scelta più sicura, perché in caso contrario la probabilità che Suzy possa contrarre un’infezione è molto alta.

Zachary, a quella notizia, cade in ginocchio. Suzy si guarda intorno, incapace di capire che cosa stesse accadendo. Ricorda: «Siamo andati nel parcheggio e abbiamo pianto e pianto». In macchina, Suzy guarda nello specchietto retrovisore e implora: «Dio, ti prego, salva il mio bambino».

I Mack trascorrono i giorni successivi in preghiera nella loro casa di Santa Barbara, in California. Suzy si aspettava di entrare rapidamente in travaglio e di perdere il bambino, come aveva detto il medico, ma dopo alcuni giorni non succede nulla.

La sua ostetrica, Sussane Ramos, dopo averla visitata scopre che il bambino ha un forte battito cardiaco e che lei non ha segni di infezione. La dottoressa Ramos dice che è meraviglioso, ma aggiunge che la gravidanza è ancora ad alto rischio: se vuole continuare, è necessario un monitoraggio costante.

Suzy decide quindi di restare a letto sotto il controllo vigile della dottoressa Ramos, dal momento che gli ospedali rifiutano di  ricoverarla a causa dello stato di pre-vitalità del bambino. Durante quel periodo, la coppia attende pazientemente che il bambino raggiunga lo stato di vitalità, a 23 settimane.

«Abbiamo pregato ogni giorno, ogni singolo giorno, per arrivare a 23 settimane, perché sapevamo che a quel punto, finalmente, per il mondo sarebbe stato un vero essere umano, e  avremmo ricevuto l’aiuto di cui avevamo bisogno».

L’aiuto è arrivato dall’UCLA Hospital, nel quale  Suzy viene ricoverata dopo che il nascituro ha raggiunto i requisiti di vitalità. Per il personale dell’ospedale il caso di Suzy è assolutamente unico: sfida ogni probabilità perché il più delle volte in quei casi si opta per l’interruzione di gravidanza.

Il personale medico, per quanto meraviglioso nell’assistere Suzy, le ricorda ripetutamente i rischi associati al proseguimento della gravidanza. Suzy e il marito difendono la loro decisione di andare avanti, rifiutando più volte di interrompere la gravidanza.

La nascita di un “campione”

A 29 settimane, Suzy si sveglia nel cuore della notte sentendosi diversa. Secondo gli esami tutto risulta normale, ma lei insiste nel dire che il travaglio è iniziato e ulteriori indagini le danno ragione: era dilatata di 5 centimetri. Seguono ore frenetiche e al risveglio Suzy vede Ozzy, il suo secondo bambino, che è venuto al mondo piangendo, e con le braccia alzate come un vero campione.

La storia di Ozzy prosegue con un periodo di terapia intensiva in ospedale e, tornati a casa, i Mack continuano a somministrargli ossigeno con una macchina speciale. Dopo sei mesi, l’ossigeno non si rivela più necessario, sfidando ancora una volta le previsioni dei medici secondo i quali ne avrebbe avuto bisogno per anni.

Oggi Ozzy ha 2 anni e sta benissimo. Ai Mack era stato detto che sarebbe stato disabile, ma non è così, anzi, dal punto di vista cognitivo è tre mesi avanti rispetto agli altri bambini della sua età.

«Sta già iniziando a leggere, e non ha nemmeno 3 anni» racconta Suzy. Fisicamente è un po’ più piccolo dei suoi coetanei, ma si sta sviluppando bene.

I suoi devoti genitori lo adorano: vedono in Ozzy «un miracolo scientifico» e una prova determinante della loro testimonianza di fede.

«È come se ci avesse inondato di una fede infinita».

Ozzy, il campione. Per gentile concessione di Suzy Mack

Guardando indietro al viaggio

Per superare quei momenti, Suzy si era affidata alla fede e una rete di sostegno, ai genitori e ai suoceri, che sono cristiani. E’ grata anche alla sua ostetrica, Sussane Ramos, che l’ha incoraggiata e curata quando nessun altro lo ha fatto.
Ricorda quel giorno in auto quando, guardando nello specchietto retrovisore, chiese a Dio di salvare il suo bambino. Ora si rende conto che, mentre Lo implorava, stava chiedendo a Dio qualcosa di più profondo: «esisti davvero»? Suzy non ha più dubbi: «Adesso sono veramente sicura della mia fede».

Pur essendo impegnata nel proprio lavoro, nel tempo libero condivide la sua storia sui social, è in contatto con donne incinte che vivono situazioni difficili e prega per loro. Una donna nella sua stessa situazione ha letto i messaggi di Suzy e ha capito di non dover interrompere la gravidanza, nonostante il parere dei medici. Grazie alla testimonianza di Suzy, un’altra vita è stata salvata.

Suzy, madre orgogliosa, è grata per il suo amato figlio e per il modo in cui la sua storia sta toccando gli altri. «Dio ha un modo tutto Suo di fare le cose».

 

Redazione Eti/Deborah George

Consigliati