Il ministro del Commercio Howard Lutnick ha chiarito che alcuni prodotti elettronici, tra cui smartphone e computer, non saranno del tutto esenti da dazi ma saranno soggetti a un piano specifico, che comprenderà anche i semiconduttori.
Lutnick è intervenuto alla trasmissione This Week della Abc, due giorni dopo che il presidente Trump aveva escluso una serie di prodotti elettronici dai dazi. Tra i prodotti esentati figurano smartphone, computer, server, portatili, tablet, schede madri, processori, moduli di memoria, macchinari per la produzione di dispositivi a semiconduttore, circuiti integrati, schermi piatti e apparecchiature affini, secondo le nuove disposizioni diffuse l’11 aprile dalla Dogana statunitense.
In un’intervista a Nbc per Meet the Press nello stesso giorno, il consigliere per il commercio della Casa Bianca, Peter Navarro ha spiegato che i dazi verranno definiti al termine di un’indagine sulla filiera dei semiconduttori, avviata ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Questa normativa consente al presidente di limitare le importazioni considerate una minaccia alla sicurezza nazionale.
Negli ultimi due mesi Trump ha già avviato istruttorie analoghe nei settori del rame e del legname, e si è avvalso dei risultati di un’indagine condotta durante il suo primo mandato per giustificare, nel mese di marzo, l’aumento dei dazi su acciaio e alluminio. L’annuncio di Trump all’inizio di aprile, che prevedeva dazi universali del 10% su tutti i partner commerciali e dazi reciproci per alcuni, aveva scosso i mercati azionari internazionali e nazionali. Il presidente ha poi sospeso quasi tutti i dazi per 90 giorni, dichiarando di essere impegnato a negoziare nuovi accordi commerciali con i vari Paesi, mentre ha portato al 145 per cento i dazi sulle importazioni cinesi.
Lutnick ha sottolineato che, sebbene molti dazi siano negoziabili, l’esenzione del 11 aprile per i prodotti tecnologici basati su semiconduttori è stata decisa proprio perché queste merci sono considerate non negoziabili, in quanto indispensabili a incentivare il rientro della loro produzione negli Stati Uniti. Anche l’amministrazione Biden aveva introdotto dazi mirati sui semiconduttori, soprattutto cinesi, con l’obiettivo — secondo una nota ufficiale diffusa nel maggio 2024 dal ministero del Commercio — di «sostenere gli investimenti e creare posti di lavoro qualificati in settori strategici per il futuro economico e per la sicurezza nazionale americana».
Lutnick ha chiarito: «Dobbiamo produrre i semiconduttori, i chip e i pannelli piatti in America. Non possiamo affidarci al Sud-est asiatico per tutto quello che fa funzionare il nostro sistema. Quasi tutti i semiconduttori vengono prodotti a Taiwan e completati in Cina. Per i prodotti essenziali non possiamo dipendere da Paesi stranieri come la Cina».
Secondo Jonathan Karl di Abc è improbabile che colossi come Apple aprano fabbriche negli Stati Uniti dall’oggi al domani e ha chiesto in un’intervista a Lutnick se i nuovi dazi avrebbero comportato un aumento dei prezzi, come già paventato da alcune aziende, tra cui AutoZone e Amazon. «Non è detto» ha risposto Lutnick. «L’idea è di tornare a produrre in America», aggiungendo che Panasonic ha appena concluso la costruzione di un nuovo stabilimento in Kansas: «ha stipulato accordi con le università del posto e con tutto il territorio e ha formato il personale per questa attività, creando 4 mila posti di lavoro nel settore tecnologico in Kansas. È questo il tipo di industria ad alta tecnologia che sta tornando in America. Un settore capace di produrre sul territorio a prezzi molto competitivi».