La maggior parte degli economisti ritiene che, quando un’economia inizia a mostrare segni di difficoltà, la Banca Centrale debba intervenire con un forte aumento della massa monetaria per sostenere l’attività economica. Questo incremento dovrebbe rafforzare la crescita economica stimolando la domanda di beni e servizi da parte degli individui.
Secondo questa visione, l’attività economica viene rappresentata come un «flusso circolare» di denaro: la spesa di un individuo diventa il reddito di un altro, e viceversa. Se qualcuno riduce la propria spesa, ciò peggiorerebbe la situazione di un’altra persona, che a sua volta sarebbe costretta a ridurre i propri consumi.
Seguendo questa logica, per evitare che una recessione sfugga di mano, la Banca Centrale dovrebbe intervenire aumentando l’inflazione monetaria, colmando così il deficit di spesa nel settore privato. Con più denaro a disposizione, i consumatori aumenterebbero la propria domanda di beni e servizi, il che, a sua volta, favorirebbe l’offerta e la produzione. Si sostiene che, una volta ripristinato il flusso monetario circolare, la situazione tornerà alla normalità e la crescita economica sarà ristabilita.
LA PRODUZIONE PRECEDE IL CONSUMO
In un’economia di mercato, chi genera ricchezza non produce esclusivamente per il proprio consumo, ma anche per scambiare ciò che ha prodotto con beni e servizi di altri. Questo significa che qualcosa viene scambiata con qualcos’altro, e che prima di poter consumare è necessario produrre. L’aumento della produzione di beni e servizi consente l’aumento della domanda: in altre parole, è l’offerta a “creare” la domanda.
Anche quando si scambia denaro per beni o servizi, il denaro viene accettato non per il suo valore intrinseco, ma perché consente di acquistare altri beni e servizi. Tuttavia, la semplice emissione di moneta, senza un corrispondente aumento della produzione, crea solo un incremento artificiale della domanda rispetto ai beni esistenti.
La chiave della crescita economica risiede quindi nell’offerta, ovvero nella produzione di beni e servizi che i consumatori ritengono di valore. Il denaro, di per sé, è solo un mezzo di scambio. In ultima analisi, le persone pagano beni e servizi con altri beni e servizi. Per esempio, un fornaio scambia il proprio pane per denaro solo perché quel denaro gli permette di acquistare altro, come un paio di scarpe. In realtà, sta pagando le scarpe con il pane che ha prodotto: il denaro è solo il mezzo che facilita questa transazione.
In un libero mercato, consumo e produzione tendono all’equilibrio: il consumo è supportato dalla produzione. Gli individui scambiano ricchezza con altra ricchezza, ovvero beni e servizi con altri beni e servizi.
L’INFLAZIONE MONETARIA OSTACOLA LA CRESCITA
Tentare di aumentare i consumi senza un corrispondente incremento della produzione può portare solo a tre esiti: il consumo diventa impossibile, erode la produzione già esistente o avviene a spese di qualcun altro. Questo è esattamente ciò che fa l’inflazione monetaria delle banche centrali: genera nuova domanda senza un supporto produttivo reale. Questa domanda artificiale finisce per indebolire la produzione, erodere i risparmi e ostacolare la formazione di capitale, con effetti negativi sulla crescita economica.
La crescita economica non viene stimolata dalla semplice creazione di denaro, ma dalla produzione e dal risparmio, che consentono investimenti in capitale produttivo, come strumenti e macchinari più efficienti. Con migliori attrezzature, la produttività aumenta, i costi si riducono e i prezzi dei beni di consumo finali diminuiscono: questo è il vero motore della crescita economica.
Di conseguenza, contrariamente a quanto comunemente si crede, aumentare la domanda e i consumi tramite l’inflazione monetaria non favorisce la crescita economica, ma la ostacola. Anziché stimolare l’economia, mina la produzione, il risparmio e gli investimenti, riducendo le fonti della crescita reale.
Se bastasse creare moneta dal nulla per stimolare la crescita economica, la povertà sarebbe stata eliminata da tempo. Tutti sanno come domandare e consumare. In passato, le politiche monetarie espansive hanno dato l’impressione di stimolare la crescita perché la produzione reale cresceva comunque più rapidamente dell’inflazione. Tuttavia, quando la politica inflazionistica rallenta o si interrompe — poiché non può continuare all’infinito senza provocare un’inflazione fuori controllo o persino la distruzione del sistema monetario — l’economia entra in recessione. A quel punto, ulteriori tentativi delle banche centrali di stimolare l’economia con l’inflazione peggiorano la situazione.
IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO
Il crollo delle fonti di crescita artificiale mette in evidenza la fragilità del sistema a “riserva frazionaria” delle banche commerciali, aumentando il rischio di una corsa agli sportelli. Per tutelarsi, le banche limitano la concessione di credito inflazionario. In queste condizioni, ulteriori stimoli monetari da parte della Banca Centrale non sono sufficienti a incentivare i prestiti bancari. Le banche preferiscono concedere credito solo alle imprese ritenute solvibili, ma in una recessione trovare debitori affidabili diventa sempre più difficile. Inoltre, con tassi di interesse artificialmente bassi e rischi in crescita, le banche hanno ancora meno incentivi ad ampliare il credito, il che porta a una contrazione dell’offerta di moneta.
La Banca Centrale potrebbe cercare di compensare questa diminuzione con una politica inflazionistica ancora più aggressiva, monetizzando la spesa pubblica o inviando denaro direttamente ai cittadini. Tuttavia, queste misure non farebbero altro che erodere ulteriormente la produzione reale, il risparmio e l’investimento in capitale.
IL GOVERNO E LE BANCHE CENTRALI NON POSSONO GENERARE CRESCITA
Di fronte a un’economia in crisi, si ritiene spesso che il governo e la Banca Centrale debbano «fare qualcosa» per evitare il deterioramento della situazione economica. Tuttavia, né il governo né la Banca Centrale dispongono delle risorse per far crescere l’economia: entrambi dipendono dal settore privato, che genera ricchezza. Qualsiasi intervento governativo comporta necessariamente una redistribuzione forzata di risorse dal settore privato, distorcendo ulteriormente la struttura della produzione. Ogni misura intrapresa dalla Banca Centrale o dallo Stato avviene sempre a spese della creazione di ricchezza.
Si potrebbe obiettare che l’inflazione monetaria crea un’illusione temporanea di maggiore ricchezza e produzione, stimolando la domanda di beni e servizi e innescando un aumento dell’offerta. Tuttavia, senza un incremento reale della produzione, questi stimoli artificiali finiscono per minare la crescita economica. Senza risparmi, non è possibile aumentare la produzione, e senza produzione non può esserci una crescita sostenibile della domanda. Se la capacità produttiva dell’economia è stata compromessa, stimolare la domanda non risolverà il problema.
La crescita economica non può essere ottenuta aumentando artificialmente la massa monetaria. L’unico risultato di questa politica è un incremento dei consumi senza un corrispondente aumento della produzione, con il conseguente indebolimento della formazione di risparmi e della crescita economica.
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