La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha detto ai giornalisti il 12 marzo che l’inviato speciale Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, nei prossimi giorni sarà in visita ufficiale in Russia per discutere l’accordo di tregua con l’Ucraina.
«Esortiamo i russi a firmare questo piano» ha detto la Leavitt «È il momento più vicino alla pace in questa guerra. Siamo a un passo dal traguardo, e il presidente si aspetta che i russi ci aiutino a segnare il punto». Il vicepresidente Vance ha confermato alla stampa che sono in programma telefonate e incontri tra funzionari americani e russi.
Il ministro degli Esteri Usa Marco Rubio ha evitato di dare dettagli sulla tempistica del viaggio di Witkoff, rispondendo ai giornalisti il 12 marzo: «Basti dire che ci saranno più contatti con i russi, per capire se siano disposti o meno», suggerendo che alcuni dettagli dei negoziati stiano rimanendo riservati per favorire l’accordo.
Gli ucraini chiedono il ritorno di tutti i prigionieri di guerra e altri aiuti umanitari, ha poi aggiunto Rubio: «Ci sono aree dell’Ucraina gravemente danneggiate che necessitano di assistenza immediata» e «questi problemi sono parte del processo negoziale».
L’amministrazione Trump appare fiduciosa che Vladimir Putin accetti la tregua, «noi speriamo che i russi dicano sì al più presto, per poi passare alla seconda fase, i veri negoziati» aveva detto Rubio l’11 marzo in una conferenza stampa in Arabia Saudita, «non un dialogo infinito, ma negoziati veri per finire il conflitto in modo accettabile per entrambi, sostenibile e che garantisca stabilità e sicurezza a lungo termine all’Ucraina. Ovviamente, nel discutere come chiudere il conflitto, ci saranno molti nodi da sciogliere. Ma il primo gesto di buona volontà dai russi sarebbe accettare l’offerta ucraina e ricambiarla con un sì».
«Siamo passati dal “se” al “come” finire la guerra. È un primo passo importante» ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz nella stessa conferenza stampa.
Sull’altro fronte, il presidente russo Vladimir Putin, è apparso a Kursk in mimetica mercoledì, per ordinare ai suoi generali di sconfiggere al più presto le forze ucraine nella regione occidentale di Kursk, appunto. Questo dopo che gli Usa gli avevano chiesto di valutare la proposta di tregua di 30 giorni. Le truppe ucraine hanno sfondato il confine russo lo scorso 6 agosto, conquistando questa parte di territorio russo per distrarre Mosca dal fronte orientale e ottenere una leva negoziale. Ma un rapido avanzamento dell’esercito russo negli ultimi giorni avrebbe, secondo fonti russe citate da Reuters, ridotto il controllo ucraino nel Kursk a meno di 200 km² , contro i 1.300 km² al picco dell’incursione estiva. L’operazione russa per cacciare gli ucraini dal Kursk è nella fase finale, ha riferito giovedì l’agenzia di stampa russa Tass, citando il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
«Il nostro obiettivo immediato è impartire una sonora sconfitta al nemico trincerato nella regione del Kursk nel minor tempo possibile» ha detto Putin ai generali in un discorso trasmesso in Tv mercoledì sera «E ovviamente dobbiamo pensare a creare una zona di sicurezza lungo il confine». Queste dichiarazioni di Putin sono arrivate mentre Donald Trump diceva di sperare che Mosca accetti una tregua, minacciando altrimenti conseguenze finanziarie per la Russia.
Il comandante delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, ha dichiarato mercoledì alla stampa che le truppe di Kiev continueranno a operare a Kursk finché necessario, e che i combattimenti proseguono attorno a Sudzha.