Piero della Francesca, dipinti poetici di Madonna con Bambino

di Redazione ETI/Michelle Plastrik
25 Febbraio 2025 19:07 Aggiornato: 25 Febbraio 2025 19:07

Piero di Benedetto de’ Franceschi, noto come Piero della Francesca, nacque tra il 1406 e il 1416 a Sansepolcro, conosciuta al tempo come Borgo San Sepolcro che nel XV secolo era una piccola città fiorente, centro di una fervente attività culturale e intellettuale e che contribuì fortemente alla sua formazione. Morì nella stessa cittadina nel 1492.

Il pittore occupa un posto speciale nella storia dell’arte, essendo una delle figure fondanti del primo Rinascimento italiano. La sua opera è esaltata da intenditori, artisti e dal grande pubblico. Per ammirare le sue opere, i suoi cultori si recano in pellegrinaggio lungo il “Sentiero di Piero della Francesca”, con tappe in Toscana e nelle Marche.

Gli affreschi e i dipinti mozzafiato di Piero catturano l’attenzione dello spettatore grazie alla sua magistrale creazione di spazi illusionistici, figure scultoree, luci e colori luminosi e atmosfere divine. Molte delle sue opere più sublimi raffigurano la Madonna e il Bambino in un genere noto come “sacra conversazione”.

Un “re” della pittura

Giorgio Vasari, Illustrazione di Piero della Francesca da Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1648, Internet Archive. Pubblico dominio

Poco si sa della vita e della formazione artistica di Piero, ma l’attento uso della prospettiva lineare – era anche un teorico matematico – indica la sua vicinanza agli artisti della grande Toscana, soprattutto ai fiorentini. Nel 1439 lavora a Firenze al fianco di Domenico Veneziano, del quale si nota l’influenza nelle sue opere che traggono ispirazione anche da Paolo Uccello e Leon Battista Alberti.

Si ritiene che dopo gli anni Trenta del Quattrocento non abbia più lavorato a Firenze, anche se la sua fama crescente lo portò a realizzare progetti prestigiosi presso le corti di Roma, Rimini, Ferrara e Urbino. Tra i committenti c’era una vera e propria “caccia” all’artista del Quattrocento, come il papa e il duca di Urbino, tuttavia, Piero tornava sempre a Sansepolcro, dove visse e creò arte per tutta la vita. Scorci del Borgo sono presenti nel paesaggio del suo primo capolavoro, Il Battesimo di Cristo, 1437-1445 circa.

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1451 ca. National Gallery, Londra. Pubblico dominio

Gran parte del lavoro di Piero sfugge non solo a datazioni precise ma anche al reale significato. Un esempio  è la definizione “sacra conversazione”, attribuita a una pala d’altare che presenta un’immagine centrale della Vergine col Bambino circondati da Santi. Nonostante questo titolo, nel XV secolo era raro che le figure di un dipinto fossero letteralmente impegnate in una conversazione; piuttosto, erano comunemente rappresentate in contemplazione. Solitamente, un santo guarda verso lo spettatore e si rivolge direttamente a lui, compiendo un gesto che attira lo sguardo sul gruppo centrale del dipinto.

Madonna col Bambino

Madonna col Bambino e quattro angeli è uno dei dipinti più apprezzati dell’imponente produzione di Piero. Questa grande pala d’altare, completamente intatta, oggi fa parte della collezione del Clark Art Institute del Massachusetts, ma era stata originariamente commissionata per una chiesa o una residenza privata. È una delle sole sette opere autografe di Piero presenti in una collezione museale americana, ed è la più bella.
Al centro c’è la Vergine Maria in trono con Gesù. Lei tiene il Bambino sulle ginocchia mentre Gli porge una rosa. La rosa simboleggia diverse cose, tra cui l’amore divino, l’umanità di Cristo e la Passione che sta per arrivare, e Cristo non si sottrae al proprio destino: tende le braccia verso il fiore e Maria non lo allontana da Lui. Al contrario, lo guarda con attenzione, forse avendo una rivelazione di quello che rappresenta. L’importanza della rosa è sottolineata dal motivo a rosetta intagliato alla base del trono di marmo di Maria.

Piero della Francesca, Madonna con Bambino in trono e quattro angeli 1460-70 – Pubblico dominio

L’opera è ambientata in uno spazio poco profondo composto da elementi architettonici classici, come le colonne e le decorazioni a volute in cima alle pareti. Per tutta la sua carriera, Piero ha attinto dall’antichità greco-romana: in questo dipinto a olio su tavola, insieme alla calma delle figure si respira un’aria di quiete, armonia e divinità.

I quattro angeli che circondano la Madonna e il Bambino restituiscono l’idea della tridimensionalità, apparendo come eleganti statue di marmo, indossano semplici vesti drappeggiate e le ali hanno colori contrastanti. A destra, l’angelo in rosso guarda gli spettatori e indica il Bambino. L’angelo a sinistra, vestito di bianco, proietta un’ombra sulla base del trono, portando a pensare che la tela fosse collocata a destra di una finestra e che l’artista vi abbia trasferito la fonte di luce.

Il 1450 fu un decennio prolifico per Piero. Iniziò a lavorare per la corte di Urbino, per la quale si ritiene abbia dipinto la celebre Flagellazione di Cristo – conservata a Urbino nella Galleria Nazionale delle Marche; avviò la produzione di un celebre ciclo di affreschi nella chiesa di San Francesco ad Arezzo, noto come La storia della Vera Croce; inoltre completò gli affreschi per il Palazzo Vaticano. Nei decenni successivi intensificò i rapporti col signore di Urbino, il duca Federico da Montefeltro e gli furono affidate importanti commissioni, tra cui un dittico con doppio ritratto del duca e della moglie, che è diventato uno dei ritratti più ammirati del periodo.

 

Pala di Brera

Madonna col Bambino, santi, angeli e Federico da Montefeltro, 1472 ca – Tempera su tavola. Pinacoteca di Brera, Milano. Pubblico dominio

La Pala di Brera o Pala Montefeltro (Sacra Conversazione con la Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il donatore Federico da Montefeltro), presenta il duca tra santi e angeli, e oggi appartiene alla Pinacoteca di Brera a Milano. Gli studiosi ritengono che Federico l’abbia commissionata dopo la nascita del suo erede maschio e la morte della moglie, e che nel dipinto siano presenti simboli di entrambi gli eventi: il Bambino addormentato alluderebbe alla maternità e allo stesso tempo alla morte.

Il dipinto, che risale al 1472-1474, è realizzato a tempera su tavola ed era destinato alla chiesa di San Bernardino a Urbino, costruita dal duca per ospitare la propria tomba. L’ambientazione classica, con la sua luce nitida, è simile a quella della Madonna col Bambino e quattro angeli, ma in questa sono presenti un arco e un’abside. Da quest’ultima, a forma di conchiglia rovesciata, pende un uovo di struzzo che, come molti elementi dell’opera di Piero, ha molteplici significati. In questo caso, può essere interpretato come simbolo del mondo, della maternità della Vergine, dell’emblema araldico della famiglia Montefeltro, nonché della Passione e della Resurrezione, queste ultime simboleggiate anche dalla collana di corallo rosso indossata da Cristo.

La Madonna e il Bambino sono circondati, da sinistra, da San Giovanni Battista, San Bernardino, San Girolamo che si batte il petto con una pietra, San Francesco che mostra le stimmate, San Pietro Martire con una ferita alla testa e San Giovanni Evangelista. Dietro appaiono gli arcangeli celesti ingioiellati. Un Federico in armatura, famoso per la forza militare e il patrocinio artistico, si inginocchia davanti alla Madonna in trono e a Gesù.

Madonna di Senigallia

Madonna col Bambino e due angeli (Madonna di Senigallia), 1474 – 1478, Olio su tavola. Galleria Nazionale delle Marche, Urbino. Pubblico dominio

Sempre a Urbino, presso la Galleria Nazionale delle Marche, si trova un’altra Sacra conversazione di Piero, risalente al periodo in cui era al servizio di Federico, intorno al 1474 o al 1478. Ritrae la Madonna col Bambino e due angeli, è di piccole dimensioni e di carattere più intimistico. Gli studiosi ritengono che il duca lo abbia donato alla figlia in occasione del suo matrimonio con Giovanni della Rovere, signore di Senigallia.

In questa versione, la Madonna è in piedi e tiene il Bambino in una posa che ricorda le icone antiche, mentre due angeli stanno discretamente alle loro spalle. L’angelo a sinistra indossa un ciondolo di perla scintillante, simbolo di purezza. Gesù indossa una collana di corallo e tiene in mano una rosa bianca. Le figure sono collocate in un interno che ricorda il Palazzo Ducale di Urbino: sulla sinistra, un raggio di sole attraversa i vetri di una finestra, illuminando il pulviscolo sospeso nell’aria, restituendo così un’atmosfera mistica.

Nel 1975 venne trafugata dal Palazzo Ducale di Urbino, insieme a un’altra opera di Piero, La Flagellazione di Cristo, e a un Raffaello. Le opere furono recuperate l’anno successivo a Locarno.

Piero della Francesca ha creato alcune delle opere più importanti e originali del Rinascimento. I suoi dipinti straordinari esaltano per l’equilibrio tra maestosità e austerità, geometria e colore, stupore e commozione. Usò sapientemente le tecniche più innovative e sofisticate dell’epoca: la precisione della prospettiva, sviluppata dalla scuola fiorentina, l’utilizzo della luce, il realismo e l’uso della pittura a olio provenienti dall’arte fiamminga. L’apice dei suoi dipinti magnificamente raffinati, che trascendono la pittura per diventare poesia visiva, è rappresentato da queste tre Sacre conversazioni che offrono un’infinita meditazione contemplativa.

 

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