Prendiamo atto, come Europa, «che il mondo sta cambiando e che dobbiamo marcare una nostra autosufficienza anche dall’America. Al di là del termine, riarmo o difesa comune, non vedo il piano in maniera ideologicamente negativa. Anzi, la pace si persegue anche così». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in un’intervista a Il Foglio.
«Gli investimenti sulla difesa ormai vanno ben oltre gli scenari bellici, ma hanno anche prospettive di utilizzo civile e nella sicurezza pubblica. Basti pensare che la dimensione pubblica della guerra si muove nello spazio e nella cybersicurezza» ha precisato.
«Quando questo tipo di dibattito, come spesso accade, sfocerà in legittime manifestazioni di piazza, gli ambienti antagonisti potrebbero sfruttare la discussione del momento. Lo abbiamo visto con l’immigrazione, con il conflitto in Medio Oriente: per cavalcare logiche di contrapposizione si creano questi meccanismi anti-Stato. Ora c’è il riarmo: monitoriamo l’evoluzione della discussione» ha sottolineato Piantedosi, che ha aggiunto: «La politica si nutre di messaggi forti: nella contemporaneità il linguaggio della politica è populista, ma poi come governo riusciremo a fare una sintesi».
Sullo scontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, il ministro ha sottolineato: «Non è stato un bello spettacolo in un luogo e in un momento in cui ci dovrebbe esserci il trionfo della diplomazia».
Le responsabilità, secondo Piantedosi, «credo che siano state ugualmente ripartite. Nel mio piccolo, so che certi appuntamenti vengono preparati dagli sherpa. Aver derogato a questo principio, un minimo di brivido l’ha creato, a me che ho 62 anni. Sono due attori politici contemporanei che volevano far breccia, parlando nelle rispettive platee».