Il 23 aprile, il vice presidente JD Vance ha espresso pieno sostegno a Hegseth durante una visita ad Agra, in India. «Ho piena fiducia nel ministro, così come il presidente e l’intera squadra», ha dichiarato, sottolineando i risultati positivi ottenuti. Il vicepresidente ha accusato i media di aver cercato fin dall’inizio di «affossare» la nomina di Hegseth e ha inoltre lamentato l’eccessiva attenzione a fonti anonime, a scapito di un’analisi più approfondita dei successi del ministro.
Le polemiche hanno origine da due episodi distinti. A marzo, una chat di gruppo su Signal, in cui Hegseth e altri funzionari discutevano sugli attacchi aerei in Yemen, ha scatenato critiche e un’indagine interna del Pentagono. Più di recente, è emersa l’accusa che il ministro abbia condiviso informazioni sensibili sugli orari degli attacchi in una seconda chat, coinvolgendo familiari e il suo avvocato personale. Hegseth ha respinto queste affermazioni, definendole «diffamazioni» di ex dipendenti licenziati, e ha accusato la stampa di amplificare notizie prive di fondamento per danneggiarne la reputazione.
«Non è una novità che alcuni informatori, una volta licenziati, diffondano una serie di attacchi attraverso gli stessi media che avevano sostenuto la falsa teoria della collusione con la Russia», ha ribadito, liquidando le critiche come ostacoli al cambiamento. «È il solito copione dei media: prendono fonti anonime da ex dipendenti scontenti e cercano di distruggere le persone e rovinarne la reputazione. Con me non funzionerà. Stiamo cambiando il ministero della Difesa, restituendo il Pentagono ai combattenti, e le dicerie anonime di chi è stato allontanato non hanno alcuna importanza».
La settimana scorsa, tre alti funzionari del Pentagono sono stati sospesi nell’ambito di un’indagine ministeriale sulle fughe di notizie. Si tratta di Darin Selnick, vice capo di Gabinetto di Hegseth, del consigliere Dan Caldwell e di Colin Carroll, capo di gabinetto del vice ministro della Difesa Stephen Feinberg. Durante una conferenza stampa il 22 aprile, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato ai giornalisti che quegli ex collaboratori «avevano passato informazioni ai media presenti nella sala» e ha ribadito che l’amministrazione «non tollererà comportamenti del genere, soprattutto nel caso di informazioni sensibili».
La Casa Bianca ha smentito le voci su una possibile sostituzione di Hegseth e ha sottolineato i risultati concreti ottenuti dal ministro. Leavitt ha inoltre rilanciato la versione di Hegseth, definendo le accuse parte di una «campagna diffamatoria» volta a ostacolare i cambiamenti «epocali» che il ministro starebbe cercando di introdurre al Pentagono. «Il presidente sostiene fermamente il ministro Hegseth e il rinnovamento che sta portando all’interno del ministero della Difesa», ha concluso.
Al di là delle posizioni espresse dalle parti coinvolte, il futuro di Hegseth alla guida del Pentagono dipenderà dalla capacità di dimostrare che le sue riforme producono risultati tangibili, senza essere offuscate da controversie. Allo stesso tempo, i media hanno la responsabilità di verificare le informazioni con rigore, evitando di alimentare dichiarazioni che potrebbero compromettere la credibilità delle istituzioni.