Secondo una recente ricerca, dal 2017 la persecuzione del Falun Gong è diventata una «priorità assoluta» del regime comunista cinese , nel quadro di un rinnovato impegno a conservare il proprio potere.
Secondo un avvocato cinese, questo ha reso più difficile per gli avvocati difendere le vittime, rispetto ai primi anni in cui il regime ha lanciato la campagna di persecuzione contro la pratica spirituale.
In un comunicato stampa del 6 dicembre del Falun Dafa Information Center si legge: «Dalle relazioni sui lavori, i discorsi e le direttive di almeno 12 province emerge che a partire dal 2017, nel contesto di una rinnovata attenzione del Partito comunista cinese verso la salvaguardia del proprio regime, la repressione del Falun Gong è data come priorità assoluta per la leadership centrale e per le autorità locali».
Il Falun Gong, o Falun Dafa, è una disciplina spirituale che prevede esercizi meditativi e insegnamenti morali basati su tre principi fondamentali: verità, compassione e tolleranza. In Cina la pratica è cresciuta in popolarità negli anni novanta raggiungendo, secondo le stime ufficiali di allora, 70-100 milioni di aderenti nel 1999.
Il 20 luglio 1999, il regime ateo comunista guidato da Jiang Zemin, ha avviato una feroce campagna contro il Falun Gong, ritenendo che il crescente numero di aderenti costituisse una minaccia al suo controllo autoritario. Secondo l’Information Center, da quel momento milioni di persone sono state imprigionate, rinchiuse in campi di lavoro e altre strutture, e centinaia di migliaia sono state torturate durante la detenzione.
«Persecuzione intensificata»
Nel comunicato stampa, che cita più di venti fonti, si legge: «Per il partito la campagna violenta per sradicare il Falun Gong è una componente fondamentale degli sforzi del regime per controllare la popolazione, mantenere il potere politico e conservare la supremazia ideologica».
Lo studio osserva che i riconoscimenti pubblici da parte di alti funzionari della sicurezza e della giustizia nei confronti del Falun Gong, già nel gennaio 2023, si distinguono come un «allontanamento da anni di silenzio». Questo cambiamento è particolarmente degno di nota se si considera la persecuzione in corso in tutto il Paese.
Il comunicato prosegue: «Tale retorica ufficiale, che pone il Falun Gong a bersaglio di operazioni di sicurezza repressive, è correlata all’intensificarsi delle persecuzioni osservate dal Falun Dafa Information Center dall’inizio della pandemia Covid-19, tra cui imprigionamenti arbitrari su larga scala, torture e morti per abusi in custodia».
Inoltre, «mantenere il potere col pretesto della ‘sicurezza nazionale’ è stato a lungo una caratteristica del regime comunista cinese. Tuttavia, sotto Xi Jinping, c’è stata una rinnovata attenzione a questo obiettivo, accentuandone l’importanza nel gestire le strategie del regime, una tendenza che si è ulteriormente accelerata negli ultimi anni».
Gli avvocati per i diritti affrontano più sfide
Ming Tian (pseudonimo), avvocato per i diritti umani in Cina, il 12 dicembre ha condiviso la propria esperienza con l’edizione cinese di Epoch Times.
Ming ha affermato che, a differenza delle prime fasi della campagna di persecuzione a livello nazionale, quando gli avvocati affrontavano diverse difficoltà ma potevano comunque assistere i propri clienti durante il processo, «ora pochissimi avvocati possono essere coinvolti».
Ha spiegato che in passato gli avvocati hanno affrontato ostacoli, come incontri limitati con i clienti e giudici che si rifiutavano di prendere in considerazione le dichiarazioni della difesa. Ma, attualmente, le autorità rendono persino difficile agli avvocati accettare casi che coinvolgono aderenti al Falun Gong.
E ha aggiunto: «Quando gli studi legali rifiutano di accettare un caso che coinvolge il Falun Gong, gli avvocati non possono fare nulla».
Secondo l’avvocato Ming, il Pcc lavora dietro le quinte. In primo luogo, ordina nascostamente alle autorità giudiziarie di emettere avvisi non ufficiali agli studi legali, impedendo agli avvocati di ricevere incarichi e di gestire realmente i processi. In secondo luogo, anche quando gli avvocati completano le procedure richieste, i giudici li ignorano, «trascurando di informare gli avvocati delle udienze e trattenendo documenti fondamentali».
Ha precisato che quando gli sforzi per ostacolare gli avvocati falliscono, le autorità locali si rifiutano di riconoscere lo stato di un caso. Spiega: «Di conseguenza, il numero di avvocati che possono effettivamente occuparsi dei casi del Falun Gong è piuttosto limitato».
Il pubblico svolge un ruolo importante
L’ex avvocato Lai Jianping ha dichiarato a Epoch Times: «Secondo le mie osservazioni, la repressione del Falun Gong in Cina si è intensificata costantemente nel corso degli anni, con metodi in continua evoluzione». È «l’indottrinamento ateo e la propaganda creata» dal Pcc, all’interno di un «ambiente nazionale oppressivo», che ha portato il pubblico a tenersi lontano dalla questione del Falun Gong. «Questa riluttanza da parte della popolazione si aggiunge alle sfide che i praticanti del Falun Gong devono affrontare».
Ha sottolineato che la comunità internazionale, soprattutto l’Occidente, non sta facendo abbastanza per far sì che il Pcc si assuma la responsabilità della persecuzione, nonostante le ampie prove del prelievo forzato di organi dagli aderenti al Falun Gong.
E aggiunge: «La comunità internazionale non ha adempiuto alle proprie responsabilità a questo riguardo. In un certo senso, questo problema [il prelievo forzato di organi, ndr] viene ancora insabbiato, e questo è molto allarmante».
Il 10 dicembre, in occasione della Giornata dei diritti umani, i partecipanti a una conferenza virtuale organizzata da Doctors Against Forced Organ Harvesting (Dafoh) – un’organizzazione di difesa dell’etica medica che ha sede a Washington – hanno presentato le prove che il regime cinese uccide i prigionieri di coscienza in massa e in modo occulto, per rifornire l’industria dei trapianti.
Questa pratica continua ancora oggi e le vittime principali sono i prigionieri appartenenti al Falun Gong.
Il Pcc cadrà presto
Li Yuanhua, uno storico cinese residente in Australia, ha affermato che quando gli aderenti al Falun Gong e gli attivisti per i diritti umani sensibilizzano l’opinione pubblica sulla brutalità della campagna di persecuzione, questo spaventa il Pcc perché denuncia le atrocità del regime.
Li ha aggiunto che il Pcc teme «principalmente i Nove Commentari».
I Nove Commentari sul Partito Comunista sono una serie di editoriali pubblicati per la prima volta nell’edizione cinese di Epoch Times nel 2004 che denunciano la vera natura del Pcc. Inoltre, la serie ha dato il via a un movimento popolare – noto come «Movimento Tuidang» o «Movimento per dimettersi dal Pcc». Grazie a questo, secondo il Global Service Center for Quitting the CCP, oltre 423 milioni di cinesi si sono ritirati dal Partito Comunista e dalle organizzazioni affiliate.
Li ritiene che il movimento possa destabilizzare il regime: «La realtà è che il mercato azionario cinese continua a scendere. Il Pcc non deve affrontare solo un problema economico, ma anche altre gravi questioni nazionali ed estere, come le lotte politiche e la diplomazia internazionale. Il Pcc decadrà presto dal potere».
Articolo in lingua inglese: CCP’s Persecution of Falun Gong a ‘Top Priority’ Amid Renewed Focus on Safeguarding Political Power: Report