Patuelli (Abi): norme comuni e più semplici per fusioni tra banche Ue

di Agenzia Nova
19 Marzo 2025 11:16 Aggiornato: 19 Marzo 2025 15:17

«In due mesi l’amministrazione Trump è riuscita a ricompattare l’Europa e spingerla verso un’unione politica e non solo economica. È il momento per fare semplificazioni normative e per armonizzare le norme nei vari paesi del settore bancario e consentire fusioni tra gli istituti di vari paesi». Lo afferma in un’intervista al Sole 24 Ore il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che spiega come sta reagendo la Commissione Ue alle provocazioni di Trump: «In due mesi dall’insediamento della nuova presidenza Usa ci sono stati inaspettati progressi nell’Unione politica europea e anche nella ripresa di compattezza dei rapporti europei, compresa la Gran Bretagna. La Commissione ha persino ampliato le competenze alle tematiche della difesa e ai finanziamenti Ue alla difesa. Chissà se verrà risolto anche il nodo del Mes».

Il presidente ha letto una «recentissima dichiarazione del commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che ha detto: “Il Mes è intergovernativo e la Commissione non è alla guida rispetto a un possibile strumento del Mes, ma va notato che c’è una capacità di prestito ed è qualcosa che gli Stati potrebbero valutare”. Nel Mes ci sono 80 miliardi versati, con la capacità di arrivare a una forza finanziaria di 700 miliardi. Nessuno ha contestato finora questa ipotesi di Dombrovskis».

Si aprono opportunità per il settore bancario: «In questi due mesi sono state travolte inerzie e consuetudini europee, con un’evoluzione istituzionale molto rilevante. Bisogna cogliere questa fase dinamica per fare avanzare in termini innovativi l’Unione bancaria e l’unione effettiva del mercato dei capitali europei. L’Unione bancaria – aggiunge – deve fare un salto di qualità, passando dalla sola unione dei doveri verso la vigilanza unica all’unione delle regole di diritto societario. Cioè all’unione delle regole del mercato e del capitalismo, all’unione dei doveri e dei diritti, con testi unici di diritto bancario, tributario e penale dell’economia».

La Commissione Ue ha annunciato semplificazioni. Le banche da anni chiedono un’armonizzazione delle norme tra i vari paesi per poter fare integrazioni transfrontaliere: «Servono codici con regole più semplici, anche se questo non vuol dire deregulation, perché non abbiamo dimenticato i danni subiti anche in Europa e anche in Italia da altre fasi di deregulation Usa che hanno portato al crack Lehman».

Nella proposta per la riforma del mercato dei capitali che viene formalizzata oggi si torna a parlare di Unione bancaria, ma in termini di schemi di garanzia dei depositi. Un vecchio approccio che sinora ha portato a poco: «I codici di cui parlo servono per avere uguaglianza nei punti di partenza della concorrenza tra i paesi europei tra le imprese, comprese le banche. Serve una parità di regole concorrenziali senza handicap normativi o fiscali o privilegi normativi e fiscali per qualcuno. Per il settore bancario, in un simile quadro risulterebbe semplificata l’operatività dei gruppi paneuropei, che operano già in diversi paesi europei e che oggi si trovano con normative nazionali diverse pur facendo parte dell’Unione bancaria. Le operazioni di aggregazione – conclude Patuelli – non si possono più chiamare transfrontaliere, perché avvengono nella Ue e nell’Unione bancaria, e dovranno essere viste non come operazioni di banche in paesi diversi, ma di un mercato integrato».

 

 

 

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