In un’intervista rilasciata il 29 gennaio a Fox News, il vicepresidente JD Vance ha affermato: «Si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si amano i concittadini del proprio Paese e poi, in seguito, ci si può concentrare sulle priorità del resto del mondo».
Conosciuto con l’espressione ordo amoris, questo è un concetto che risale al primo Cristianesimo e indica l’ordine della carità o dell’amore, con i relativi obblighi. Ma la classificazione degli affetti data da Vance ha irritato alcuni: il critico britannico Rory Stewart ha definito le osservazioni del vicepresidente «bizzarre» e «da tribù pagane».
Vance ha risposto sui social media: «Basta cercare su Google “ordo amoris”. A parte questo, l’idea che non ci sia una gerarchia di obblighi viola l’elementare buon senso. Rory pensa davvero che i suoi doveri morali verso i suoi figli siano pari a quelli verso un estraneo che vive a migliaia di chilometri di distanza?! Qualcuno lo pensa?!».
ALTRE DOMANDE
Anche se questo dibattito è scomparso dalla scena pubblica dopo pochi giorni, le questioni che ha sollevato continuano a incuriosirmi. La difesa di Vance dell’ordo amoris mi ha portato a pensare a quello che potrebbe essere chiamato ordo rerum: l’ordine delle cose nella nostra vita.
Quanti problemi di oggi derivano dal disordine nelle priorità? Con l’avvicinarsi della morte, a volte decidiamo di mettere ordine nei nostri affari, ma cosa succede se abbiamo trascurato di farlo per tutta la vita? Una gerarchia di valori personali poco chiara e confusa potrebbe spiegare l’attuale dilemma di quello che lo scrittore Walker Percy ha definito «lo strano caso del Sé, il tuo Sé, il Fantasma che infesta il cosmo»? La causa del degrado delle nostre vite individuali e della nostra cultura potrebbe essere semplicemente nell’incapacità di ordinare correttamente le nostre aspirazioni e le attività?
E soprattutto, questa scala “difettosa” di valori è all’origine della nostra infelicità?
ARISTOTELE E LA MARMOTTA
Il film Il giorno della marmotta illustra perfettamente la rovina e lo spreco che possono derivare quando l’ordine delle priorità della vita vengono confuse o ignorate del tutto.
Il protagonista del film è il meteorologo narcisista Phil Connors (Bill Murray), inviato a Punxsutawney, in Pennsylvania, dalla sua Tv di Pittsburgh per un servizio sul Giorno della Marmotta. Arrivato sul posto, resta intrappolato in una spirale temporale, in cui si ripete continuamente quel Giorno (della Marmotta). Le sue azioni per uscire da quel “girone infernale” vanno dall’autocompiacimento estremo al tentativo di suicidio ma, giorno dopo giorno, al risveglio, si ritrova sempre nel Giorno della Marmotta.
Alla fine Phil decide di usare questo ripetersi di giorni a fin di bene, per migliorare se stesso e aiutare gli altri: impara il francese, a scolpire il ghiaccio e a suonare il pianoforte; salva alcuni abitanti della città dai guai e alla fine conquista il cuore della donna che ha imparato ad amare.
Nel libro The Curmudgeon’s Guide to Getting Ahead (La guida del brontolone per andare avanti), Charles Murray paragona Il giorno della marmotta all’Etica Nicomachea di Aristotele, che tratta di morale, di virtù e di come avere un’esistenza felice. Phil, passa dall’essere un idiota sarcastico e ossessionato da se stesso, a sperimentare una rinascita diventando un modello di gentilezza e dignità, amato dagli abitanti di Punxsutawney. Riordina la gerarchia dei valori della propria vita, attraverso la bellezza e la bontà. Come afferma Murray, il film riprende le idee aristoteliche sul legame tra virtù e felicità.
Potremmo chiedere a noi stessi quanto siamo certi dell’esistenza di un ordo rerum nella nostra vita?
UNA CULTURA DISORDINATA
Per due generazioni è stato detto alle giovani donne di posticipare la vita familiare e i figli a favore del lavoro, ignorando le leggi della natura. Di conseguenza, la nostra società ora è molto al di sotto del tasso di natalità per il ricambio generazionale. Ancora peggio: si è inviato il chiaro messaggio che il reddito e la soddisfazione lavorativa contino più della famiglia.
In America spendiamo miliardi di dollari ogni anno in prodotti per la forma fisica e la bellezza. I nostri giovani sono attratti dall’esercito di manipolatori sui social media, che enfatizzano l’importanza dell’apparire, della ricchezza e della fama e che hanno soppiantato il primato dell’essere, prima di tutto, persone con valori positivi. Di conseguenza, molti non si curano troppo di quello che introducono nella mente e nell’anima.
VALORI FALSATI
Eppure, un certo ordine delle cose è evidente intorno a noi: la scuola dei nostri figli inizia ogni giorno alla stessa ora. Anche i genitori che hanno scelto l’istruzione a casa sanno che è importante seguire un orario. Il nostro lavoro ci impone di presentarci a una certa ora e di svolgere le nostre mansioni in un determinato modo. In genere andiamo a letto e ci svegliamo secondo orari regolari. A colazione mangiamo uova o cereali, non lasagne o stufato di tonno e fagioli.
Tuttavia, in altri ambiti, a volte non prestiamo attenzione a un corretto ordine delle cose: presi dal desiderio di essere buoni padri e madri, diventiamo genitori elicottero, supervisionando e sorvegliando i nostri figli fino all’eccesso, privandoli così dell’opportunità di maturare. D’altra parte, provvedere alle necessità della famiglia è un bene, ma potremmo trasformare questo bene in un danno se la trascuriamo facendoci assorbire troppo dal lavoro.
Se stabiliamo priorità sbagliate, o quando non le consideriamo affatto, il risultato finale di solito è il fallimento e la frustrazione: abbiamo stravolto la giusta classificazione degli obblighi e delle cose.
IL BUON SENSO VINCENTE
Rispondendo alle critiche, Vance ha dato una chiave di lettura importante dell’ordo amoris: il buon senso. Il buon senso antico che impone di preoccuparci che i nostri figli abbiano cibo a sufficienza, prima di offrirci come volontari in una mensa per i poveri.
È sempre il buon senso che ci dice di spendere i nostri soldi prima per le necessità che per i lussi. Occorre buon senso per far capire agli adolescenti che stare al cellulare per ore ogni giorno non è salutare. Ed è col buon senso che educhiamo i nostri figli a praticare le virtù, aiutandoli a formarsi un carattere attraverso buoni racconti e poesie, oltre che con le nostre parole e azioni.
Le decisioni che ogni giorno prendiamo, guidati dalle nostre priorità e dal buon senso, determinano chi siamo e cosa diventeremo. Essere consapevoli del corretto ordo rerum, che può variare leggermente da famiglia a famiglia e da persona a persona, è il presupposto per una vita buona.
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