Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti, incontrerà oggi il presidente russo Vladimir Putin. Putin aveva già acconsentito, in linea di principio, alla proposta di Trump per un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, ma non si è ancora impegnato a concedere una vera tregua. Il presidente russo ha avanzato diverse richieste, che sono cambiate con il progredire dei negoziati. In particolare, ha chiesto che all’Ucraina venga vietato ufficialmente l’ingresso nella Nato, che l’esercito ucraino venga ridimensionato e che la Russia ottenga il controllo completo dei territori delle quattro regioni ucraine che rivendica come proprie.
L’amministrazione Trump aveva ottenuto iniziali successi con l’accordo su due cessate il fuoco circoscritti, uno per proteggere le infrastrutture energetiche e l’altro per tutelare il commercio marittimo nel Mar Nero. Tuttavia, entrambi gli accordi sono saltati quasi immediatamente, con accuse reciproche tra Russia e Ucraina di violare i termini stabiliti.
«La Russia sta cercando di far perdere tempo agli Stati Uniti in discussioni interminabili e inutili su presunte ‘condizioni’, solo per guadagnare tempo per cercare di espandere il territorio», ha dichiarato Zelenskyy a Parigi il mese scorso. Anche Trump sembra aver perso la pazienza con le proposte di Mosca. «La Russia deve decidersi», ha scritto venerdì su Truth. «Troppi morti, migliaia ogni settimana, in una guerra terribile e insensata che non avrebbe mai dovuto esserci».
Mentre gli Stati Uniti cercano di costringere la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati, Mosca sta sempre più avvicinandosi a Iran e Cina (con cui ha stretto una sorta di “patto d’acciaio”). Il vice primo ministro russo Alexey Overchuk, in visita in Cina, ha dichiarato: «Non dobbiamo sviluppare i rapporti con un Paese a discapito di un altro». Ma dove si collochi Mosca sullo scacchiere internazionale è ormai ovvio.