L’alcol danneggia il cervello anche in quantità moderate

di Redazione ETI/George Citroner
21 Febbraio 2025 17:07 Aggiornato: 21 Febbraio 2025 17:08

L’idea diffusa secondo cui un consumo leggero o moderato di alcol offrirebbe benefici cognitivi potrebbe presto diventare un mito del passato. Un nuovo studio mostra un collegamento diretto tra il consumo di alcol e un rischio maggiore di sviluppare demenza.

Le stime proiettate indicano che, a livello mondiale, il numero di persone affette da demenza potrebbe passare da oltre 57 milioni nel 2019 a quasi 153 milioni entro il 2050. Questa tendenza evidenzia l’urgente necessità di strategie efficaci di prevenzione, soprattutto considerando che la ricerca continua a chiarire le complessità dei fattori di rischio modificabili noti per la condizione, come il consumo di alcol.

Un recente studio pubblicato su eClinicalMedicine ha rilevato che un aumento del consumo di alcol basato su fattori genetici è positivamente correlato a un rischio maggiore di sviluppare demenza tra i bevitori regolari. I risultati mettono in dubbio l’idea che esista un livello sicuro di consumo di alcol per la prevenzione della demenza. Sebbene il consumo eccessivo di alcol sia un noto fattore di rischio per la demenza, il legame tra un consumo leggero o moderato e la demenza è rimasto oggetto di dibattito. Studi precedenti spesso contenevano pregiudizi, come il “pregiudizio degli astemi“, in cui i non bevitori venivano confrontati con bevitori che godevano di una salute o di una funzione cognitiva migliore, alterando i risultati. Tuttavia, spesso queste analisi non tenevano conto del declino cognitivo precedente allo studio o delle condizioni di salute preesistenti.

TECNICHE GENETICHE AVANZATE

In questo ultimo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati della UK Biobank, esaminando quasi 314 mila adulti bianchi britannici e regolari consumatori di alcol. Hanno cercato di identificare un rapporto diretto tra il consumo leggero o moderato di alcol e il rischio di demenza utilizzando tecniche genetiche avanzate, in particolare la randomizzazione mendeliana, per ridurre i pregiudizi tipici degli studi osservazionali. La “randomizzazione mendeliana” è l’uso della variazione genetica per determinare se fattori modificabili causano esiti diversi, come le malattie.

I partecipanti hanno fornito informazioni sulle proprie abitudini di consumo di alcol, mentre i ricercatori hanno monitorato i casi di demenza attraverso i registri ospedalieri e i certificati di morte per un periodo di 13,2 anni. Il consumo medio di alcol registrato è di 13,6 unità a settimana, con quasi la metà dei partecipanti che supera il limite raccomandato dal Regno Unito di 14 unità settimanali. Gli uomini hanno riportato un consumo medio più elevato rispetto alle donne, con 20,2 unità settimanali contro le 9,5 unità delle donne. Interessante notare che una percentuale maggiore di donne (68,6%) rispetta i limiti raccomandati rispetto agli uomini (34,2%).

I ricercatori hanno osservato un andamento a forma di “J” nell’analisi, in cui bassi livelli di consumo di alcol (11,9 unità a settimana) sono associati al minor rischio di demenza. Tuttavia, il rischio aumenta con livelli di consumo più elevati, soprattutto tra gli uomini, che mostrano il rischio più basso di demenza a 16,8 unità di alcol a settimana. Sebbene questa curva a J suggerisca un effetto protettivo del consumo moderato di alcol, l’analisi genetica dello studio ha rivelato una realtà più complessa.

I risultati hanno indicato che gli individui con una predisposizione genetica a un maggiore consumo di alcol hanno una probabilità più alta di sviluppare demenza, in particolare le donne. Secondo i ricercatori, l’alcol potrebbe avere un ruolo diretto nell’aumento del rischio di demenza, specialmente tra chi ne consuma quantità elevate. Negli uomini, i rischi legati all’alcol potrebbero essere mascherati da altri fattori di rischio associati, come il fumo.

«Questo studio riporta che livelli più elevati di consumo attuale di alcol sono stati collegati a un’incidenza maggiore di demenza tra i bevitori attuali e non ha individuato un livello “sicuro” di consumo di alcol», spiega Claire Sexton, direttrice senior dei programmi scientifici e della divulgazione presso l’Alzheimer’s Association.

L’associazione protettiva tra il consumo leggero o moderato di alcol e la demenza potrebbe essere influenzata da scelte di vita più sane tra i bevitori moderati o da fattori socioeconomici che influenzano le abitudini di consumo. Il comportamento nel consumo di alcol dipende da molti fattori legati allo stile di vita, che non possono essere controllati nella maggior parte degli studi epidemiologici convenzionali.

GRAVI EFFETTI COLLATERALI

L’alcol ha un impatto significativo sulla salute cerebrale «in particolare nelle aree responsabili della memoria e della cognizione», spiega la dottoressa Asish Gulati, neurologa affiliata al George Washington University Hospital di Washington.

Due componenti chiave dell’alcol, l’etanolo e l’acetaldeide, sono neurotossici e possono causare infiammazione e cambiamenti strutturali nel cervello, specialmente nell’ippocampo, essenziale per la formazione della memoria e la propriocezione. «Le ricerche mostrano che l’ippocampo è particolarmente vulnerabile all’alcol e che persino un consumo moderato può portare al suo restringimento. Inoltre, il consumo di alcol può contribuire al restringimento complessivo del cervello e compromettere l’integrità della sostanza bianca, influenzando così le funzioni cerebrali. Gli effetti negativi dell’alcol sulla salute cerebrale sono profondi, evidenziano l’importanza della moderazione e dell’astinenza, nonché la consapevolezza delle sue potenziali conseguenze», spiega la dottoressa Gulati.

La capacità del cervello di recuperare dai danni indotti dall’alcol è limitata, soprattutto dopo un consumo prolungato ed eccessivo. Il danno ai neuroni e alle strutture cerebrali critiche, in particolare quelle coinvolte nelle funzioni cognitive come la memoria, è spesso permanente. Tuttavia, esiste una certa neuroplasticità nel cervello, che consente un recupero parziale nelle fasi iniziali o con un consumo moderato di alcol, ma l’esposizione cronica può portare a danni irreversibili. Ma smettere di bere alcol e adottare uno stile di vita sano può comunque favorire il recupero. La neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni, può avvenire in particolare nell’ippocampo, portando a miglioramenti nelle funzioni cognitive.

«Lo studio attuale ha riscontrato una relazione lineare positiva tra qualsiasi livello di consumo di alcol e il rischio di demenza. Sebbene lo studio si concentri su bevitori abituali di discendenza britannica bianca, limitando così la generalizzabilità dei risultati, questi ultimi evidenziano comunque la necessità di maggiore prudenza nel consumo di alcol a causa dei possibili effetti dannosi sulla salute cognitiva», conclude la dottoressa Gulati.

 

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

Consigliati