Trump vuole imporre nuovi dazi di milioni di dollari alle compagnie di navigazione cinesi, che entreranno in vigore dopo il 24 marzo. Secondo l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti le nuove imposte favoriranno la crescita dei cantieri navali americani, giapponesi e sudcoreani. Verranno imposte delle percentuali minime sulle esportazioni su navi statunitensi, incentivando così la ricostruzione della marina mercantile americana, in declino negli ultimi decenni.
In caso di guerra o pandemia, gli Stati Uniti necessitano di più navi a disposizione, con alcuni cantieri navali civili da convertire in cantieri militari. Fare troppo affidamento sui cantieri navali asiatici per la costruzione e la manutenzione delle navi potrebbe mettere gli Stati Uniti in una situazione vulnerabile, specialmente in caso di conflitto con la Cina. L’Esercito Popolare di Liberazione è stato incaricato di prepararsi alla conquista di Taiwan entro il 2027 e, in risposta, l’amministrazione Biden aveva ordinato alla Marina di aumentare la propria capacità operativa fino all’80%.
Grazie ai nuovi dazi, le grandi navi container di Pechino pagheranno decine di milioni di dollari per ogni scalo in un porto americano, con ulteriori aumenti se la nave che attracca è di proprietà cinese. Questo sistema ha l’obiettivo di ridurre la produzione navale cinese su scala globale, anziché limitarsi a spingere le navi cinesi a scegliere rotte alternative al di fuori degli Stati Uniti. Dopotutto, il trasporto marittimo è molto flessibile.
Le grandi flotte cinesi pagheranno quindi le imposte più alte. Ad esempio, la più grande nave cargo cinese, la MSC Tessa, con un peso di 36 mila 284 tonnellate, potrebbe pagare fino a 1000 dollari per tonnellata, per un totale di 36 milioni di dollari. Per fare un confronto, il pedaggio più alto mai pagato per attraversare il Canale di Panama è stato di 1 milione e 100 mila dollari. Tutto questo si aggiunge ai dazi del 25% imposti a Pechino durante il primo mandato di Trump e ai dazi del 10% imposti per la questione del fentanyl, presentando al regime cinese un conto molto salato. Inoltre, con le nuove regole, una parte delle esportazioni americane dovrà obbligatoriamente essere trasportata su navi costruite negli USA.
Il governo sta inoltre valutando di vietare l’uso della piattaforma cinese Logink perché rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale. La Logink (National Transportation and Logistics Public Information Platform) è una piattaforma digitale cinese gratuita utilizzata da spedizionieri e porti per monitorare il trasporto di merci via container a livello globale. Il sistema è in grado di tracciare non solo i container interi, ma anche i singoli pacchi contenuti al loro interno. È probabile che i dati di questa piattaforma, inclusi quelli sul trasporto di materiale militare statunitense, vengano acquisiti da Pechino.
L’industria navale cinese ha progressivamente superato quella americana, approfittando di un sistema di libero scambio che ha favorito la manodopera a basso costo in Cina, portando alla chiusura di numerosi cantieri navali negli Stati Uniti. Sebbene le navi cinesi più economiche abbiano contribuito alla crescita del commercio internazionale, ciò è avvenuto a scapito dell’industria marittima statunitense, che ha subito un forte declino occupazionale e produttivo. Nel 1975, gli Stati Uniti erano il principale costruttore navale al mondo, con 70 navi all’anno, mentre oggi vengono prodotte solamente 5 navi. Nel frattempo, la Cina è diventata un colosso della cantieristica navale, passando da meno del 5% di produzione dal 1999 a oltre il 50% attuale. Attualmente, la Cina costruisce più di 1700 navi all’anno.
Secondo la rappresentante per il commercio dell’amministrazione Biden, Katherine Tai, le attività navali di Pechino rendono difficile la concorrenza per gli Stati Uniti. Tai ha affermato che la politica cinese di dominare il settore navale è perseguibile ai sensi della Sezione 301 del Trade Act del 1974, tramite l’imposizione di dazi e restrizioni. Tai ha richiesto una consultazione con Pechino su questa questione, ma il governo cinese ha rifiutato.
Il rappresentante commerciale di Trump, Juan Millan, concorda con Tai: «per quasi trent’anni, la Cina ha preso di mira il settore marittimo, con obiettivi sempre più aggressivi nel tempo». Millan ha sottolineato che il regime cinese ha «ottenuto il dominio a discapito dell’economia statunitense, danneggiando la concorrenza e mettendo a rischio la sicurezza economica».
L’industria navale cinese può inoltre essere mobilitata in caso di guerra, convertendo i cantieri civili in militari e i rischi legati alla crescita della marina cinese sono evidenti: Pechino sfida quotidianamente navi e aerei di Taiwan, Giappone, Filippine, Vietnam, Australia e Nuova Zelanda. L’Esercito Popolare di Liberazione ha costruito isole artificiali su territori filippini, come la scogliera di Mischief nel Mar Cinese Meridionale, e ha inoltre sottratto diverse isole al Vietnam.
Limitare la navigazione cinese a livello globale e potenziare la capacità marittima americana è un grande obiettivo, tuttavia, bisogna stare attenti alle possibili conseguenze. È essenziale che, nel contrastare il Pcc con i nuovi dazi non si danneggino anche le industrie statunitensi.
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