Tribunale londinese: prove schiaccianti sul prelievo forzato di organi in Cina

LONDRA  ̶  «Siamo tutti certi, oltre ogni dubbio, che la Cina stia portando avanti da lungo tempo e su vasta scala il prelievo forzato degli organi dei prigionieri di coscienza». Questa la sconcertante conclusione alla quale sono giunti il 10 dicembre i membri di un tribunale popolare indipendente di Londra.

La sentenza provvisoria è stata emessa con lo scopo che possa servire a salvare vite innocenti in Cina. «Che l’ossigeno dato dalla diffusione [di queste prove, ndr] possa portare ossigeno vitale a tutte quelle persone condannate a morte», ha dichiarato il presidente del tribunale Geoffrey Nice Qc, che in precedenza aveva presieduto l’accusa all’ex presidente jugoslavo Slobodan Milošević, presso il Tribunale Internazionale dell’ex Jugoslavia.

La sentenza finale è attesa per la primavera dell’anno venturo, e dovrà far luce sull’eventuale esistenza di reati internazionali, sul nome dei  responsabili e sul numero di vittime coinvolte nel prelievo forzato di organi.
Fino a quel momento, sarà ancora possibile deporre prove, così come resterà aperto l’invito al regime cinese a collaborare agli atti.

La prima di una serie di udienze pubbliche al China Tribunal, nel De Vere Grand Connaught Rooms a Londra, 8 dicembre 2018 (Justin Palmer)

Prove sconvolgenti

Le udienze pubbliche sono iniziate l’8 dicembre e sono durate tre giorni, durante i quali più di 30 testimoni, tra cui rifugiati, investigatori e medici, hanno presentato delle prove a dir poco inquietanti.

Le accuse convergono tutte sullo stesso punto: «I membri di molti gruppi, compresi i praticanti del Falun Gong, uiguri, cristiani e buddisti, dopo essere stati imprigionati illegalmente, vengono sottoposti regolarmente a controlli medici. In seguito, quando è giunto il momento, subiscono la rimozione dei loro organi. Secondo i testimoni l’operazione viene eseguita senza alcun anestetico, in modo davvero brutale; gli organi vengono poi immediatamente trapiantati ai richiedenti», ha dichiarato Hamid Sabi, consulente legale del tribunale, prima dell’inizio delle udienze.

Mentre i testimoni condividevano le loro esperienze durante le udienze, qualcuno tra il pubblico non ha potuto trattenere le lacrime. Molti tra i rifugiati fuggiti dalle persecuzioni in Cina hanno affermato durante l’udienza di essere stati incarcerati, torturati e sottoposti a controlli medici per i fini appena descritti.

Una testimone ha ricordato i dolorosi momenti delle torture: incatenata al pavimento per più di 10 ore, percossa con i bastoni elettrici e sottoposta ad alimentazione forzata per 58 giorni. Ha inoltre subito abusi sessuali da parte sia dei criminali imprigionati che degli stessi poliziotti.

Hamid Sabi, consulente legale del tribunale, 8 dicembre 2018. (Justin Palmer)

«Mi hanno fatto dei controlli fisici […] ma hanno poi realizzato che ero in fin di vita», ha affermato la donna, praticante del Falun Gong, una disciplina di meditazione spirituale brutalmente perseguitata dal regime cinese dal 1999.

Un’altra testimone ha ricordato di essere stata sottoposta a una radiografia assieme ad altre 50 persone, sempre praticanti del Falun Gong, e che in quell’occasione ha sentito un medico affermare: «Questi praticanti del Falun Gong, il loro torace è molto pulito».

Un recente resoconto della Freedom House ha riportato «prove credibili che indicano che, a partire dai primi anni 2000, i detenuti del Falun Gong vengono uccisi su larga scala per i loro organi». Si afferma anche che «il settore dei trapianti di organi in Cina rimane enorme ed è in continua crescita, in contrasto con i dati ufficiali del regime secondo cui il numero di prigionieri giustiziati nell’ultimo decennio sarebbe diminuito».

Il tribunale

I tribunali popolari vengono generalmente istituiti dalle vittime di gravi crimini, quando gli organismi internazionali non sono disposti a indagare su un determinato problema.

Il comitato del tribunale che ha indagato sul fenomeno del prelievo forzato di organi è composto da sette membri e presieduto dal penalista Geoffrey, che ha esperienza in diritto internazionale, medicina, economia, relazioni internazionali e una certa conoscenza di storia cinese.

Enver Tohti, un chirurgo uiguro, ha condiviso la sua intensa esperienza in Cina nel 1995: su ordine del suo supervisore, è stato costretto a prelevare gli organi di una persona che era ancora in vita. «C’è un detto inglese, “troppo bello per essere vero”. In questo caso è “troppo brutto per essere vero”», ha affermato Tohti durante un’intervista a seguito del suo intervento in aula.

«Spero che tutto questo possa trasmettere un serio messaggio al leader cinese; le cose che vengono fatte al tuo popolo, è qualcosa già fatto da Hitler. Non andare avanti su quella strada, perché un giorno potrai essere in questa aula, davanti ai giudici ed essere processato».

Articolo in inglese: People’s Tribunal Rules That Forced Organ Harvesting Has Taken Place in China

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