Salvini come Trump, Macron da solo e l’Europa che non c’è

Di Vincenzo Cassano

La vicenda della nave Aquarius ha messo in luce un conflitto visto e rivisto negli Usa, in questi mesi di governo Trump, e che ora si è manifestato anche in Italia.

Al centro della vicenda ci sono centinaia di migranti, ma dietro c’è qualcosa di più generico. Infatti, schematizzando, da un lato qualcuno fa la voce grossa e dall’altro tutti gli altri gli danno del pazzo, del fascista, dello stupido. Lui continua a fare la voce grossa, alla fine la spunta, e alcuni degli altri chiedono scusa e cambiano idea.

Che si tratti di giganti come Trump, da un lato, e Cina, Corea del Nord e il New York Times dall’altro (tutti giganti che hanno attaccato il presidente americano e poi, in un modo o nell’altro, hanno chiesto scusa) o che si tratti, più nel piccolo, del leghista Salvini e del presidente francese Macron e dei suoi ministri, poco cambia.

A guardare bene, in effetti, ci sono anche dei legami tra i due mondi, quello macroscopico e quello microscopico, per così dire. È difficile infatti pensare che Salvini non prenda spunto da Trump, dal momento che è da tempo tra i suoi ‘idoli’ (forse secondo solo a Putin, che ormai è una sorta di Chuck Norris, per la destra); e d’altro canto la stampa italiana è, anche involontariamente (ma non del tutto), un’emanazione del New York Times e della grande stampa americana, per il semplice motivo che le agenzie giornalistiche italiane riportano le notizie dei grandi big statunitensi, schierati tutti a sinistra. Ancora più inquietanti sono i legami con la Cina, forse l’unico Paese dittatoriale dal quale certe agenzie di stampa ripubblicano notizie senza modifiche.

E quindi, se i rapporti tra il giganti della destra e i giganti della sinistra sono di questa fattezza, e quelli tra i piccoli della destra e i piccoli della sinistra sono pure simili, qualcosa vorrà pur dire.
Da un lato abbiamo personalità aggressive, che combattono per ottenere quello che vogliono, e che incarnano quell’ideale di mascolinità che al giorno d’oggi viene spesso considerato legato alla violenza, a causa dei traumi del fascismo, del nazismo. E, a dire il vero, anche della convenienza nel tracciare simili parallelismi da parte di certi movimenti post-comunisti.
Dall’altro lato abbiamo quelli che da destra vengono chiamati i ‘buonisti’: quelli che parlano bene, ma molto spesso razzolano male. Per esempio Kim Jong Un – proprio lui – aveva persino accusato Trump di voler scatenare una guerra mondiale; e proprio ora Macron, leader del Paese che ha attaccato la Libia militarmente, contribuendo al problema stesso dei migranti, parla di «cinismo» e «irresponsabilità» da parte del governo italiano e di una «inaccettabile strumentalizzazione politica».

Si tratta, questa, di un’esternazione degna di essere analizzata.

Innanzitutto, per convenzione, personaggi come il ‘grande’ Trump e il ‘piccolo’ Salvini, possono essere sempre attaccati, per via della copertura morale di cui a livello sociale la sinistra gode grazie a Testate prestigiose come il New York Times e a tutte le sue diramazioni indirette nel mondo.
Il secondo livello di lettura è che l’affermazione di Macron non è grave di per sé (potrebbe essere un giudizio del tutto legittimo): è grave perché non è la stessa cosa attaccare un certo politico da comune cittadino o giornalista, e da presidente di uno Stato alleato. Un attacco a un alleato può portare a una degenerazione dei rapporti. Eventualità tanto grave che, infatti, Angela Merkel – uno dei politici più intelligenti del momento – è stata attenta a evitare.
Macron, tuttavia, non se n’è accorto, e si è comportato come il bullo che, credendo di essere in gruppo, prende in giro la vittima, ma poi si gira e scopre di essere da solo e ormai senza coraggio. E ora la ‘vittima’, reagisce duramente: convoca l’ambasciatore francese e fa annullare l’incontro tra i ministri dell’Economia. Ovviamente qui si parla di Salvini, ma è evidente che il Movimento 5 Stelle e il presidente del Consiglio abbiano appoggiato ognuna di queste iniziative, dal momento che non sono competenza del solo ministero dell’Interno.
E dalla Francia, come da manuale, a quel punto è subito arrivata una risposta: il ministro degli Esteri ha affermato infatti in una nota: «La Francia è impegnata nel dialogo e nella cooperazione con Roma ed è perfettamente consapevole del peso che la pressione migratoria sta mettendo sull’Italia e sugli sforzi che l’Italia sta facendo». E poi sono arrivate ulteriori scuse e strette di mano amichevoli.

Ricapitolando, il fatto che Salvini abbia alzato la voce, ha portato al fatto che i migranti siano stati salvati comunque dalla Spagna; la Francia (almeno per ora) è stata messa al suo posto e la Germania ha ribadito che l’Italia ha ragione ed è stata lasciata sola.
In tutto questo, Donald Trump guarda anche con interesse al governo Conte e all’Italia che mette in chiaro come sui migranti voglia dei cambiamenti. Anzi: i cambiamenti ci sono già, e devono essere ufficializzati.

Naturalmente, nel processo, Salvini ha lasciato in sospeso nel mare una nave stracolma di migranti. Certo, a bordo erano stati inviati dei medici e, per quanto tesa, la situazione era sotto controllo. Tuttavia è davvero giusto mettere in pericolo delle persone inermi per ottenere vantaggi a livello politico? La risposta a questa domanda sembra dividere, non tanto i politici, quanto l’elettorato di destra e sinistra. Detto in modo chiaro: i politici parlano in modo diverso, ma fanno tutti quello che devono fare. Il governo Gentiloni, con i suoi accordi in Libia, ha contribuito a una situazione in cui i migranti si ritrovano in massa incarcerati nel Paese africano e trattati disumanamente. L’ex presidente Usa Barack Obama, premio Nobel per la Pace, ha regolarmente condotto e minacciato guerre durante il suo intero mandato.

Insomma, non è solo la destra a fare cose ‘fasciste’. Se per ‘fascismo’ oggi intendiamo lo sporcarsi le mani e il subire o provocare danni per tentare di risolvere una situazione.
La differenza, però, è che l’elettorato di destra è meno sensibile al tema, mentre quello di sinistra lo è di più. Di conseguenza, l’elettorato di sinistra, e l’intelligencija di sinistra, per la naturale tendenza di chiunque a tirare acqua al proprio mulino, fa pesare molto di più questi ‘fascismi’ da parte dello schieramento opposto. A questo si aggiunge che la destra, quando si comporta in modo duro, alza la voce; mentre la sinistra, quando fa lo stesso, la abbassa.

Non è che i giornali di destra e l’intelligencija di destra siano ‘da salvare’. Ogni schieramento ha i propri scheletri nell’armadio. Ma il cittadino ha bisogno di un’informazione basata sui fatti e sulla verità. Di un’informazione meno scandalistica e più fattuale, meno parziale e più tecnica. E, al momento, questa informazione posata, tranquilla e fattuale, sembra mancare soprattutto quando si parla di Donald Trump, o delle sue minori emanazioni locali.

 

Il punto di vista espresso in questo articolo è quello dell’autore e non riflette necessariamente quello di Epoch Times. 

 
Articoli correlati