Per un pugno di firme la ‘Buona Scuola’ è salva

Sebbene le previsioni fossero rosee, i due comitati referendari che volevano abolire la riforma della Buona Scuola o una sua parte, non ce l’hanno fatta. Il Comitato Leadership alla Scuola, per l’abolizione completa, ha ottenuto 458 mila firme (contro le 500 mila necessarie) mentre Possibile, iniziativa di Pippo Civati, ha gettato la spugna senza aver ancora finito il conteggio.

Il primo gruppo, costituito principalmente da insegnanti, aveva ottenuto già da giorni le firme necessarie, secondo fonti nel Comitato. Ma non tutte sono risultate valide all’esame interno, per motivi tecnici come il formato dei fogli utilizzato. Possibile invece lamenta quelli che sembrano problemi organizzativi: «Troppi moduli sono ancora nei comuni in cui sono stati riempiti, e troppi altri sono ancora in viaggio», scrive Civati sul suo sito.

«A tutti voi, per prima cosa voglio mandare un ringraziamento, di cuore, per questa campagna folle e davvero possibile, in tutti i sensi, e la garanzia che questo, come diceva quel tale, non è che l’inizio», conclude Civati.

Anche l’altro comitato non getta minimamente la spugna e anzi ripropone la battaglia per il 2016.

«Nei due pregressi mesi, abbiamo creato una rete di migliaia di persone attive in tutt’Italia sia mediante l’utilizzo di importanti social networks quali Facebook e Whatsapp, sia con la costituzione di numerosi comitati sul territorio nazionale  – affermano in un comunicato – Abbiamo, grazie a ciò, raccolto poco meno di 500 mila firme. Per un prossimo trimestre, questa rete, già attiva e collaudata, potrà essere allargata ulteriormente con il contributo e l’impegno dei singoli per giungere ad un risultato sicuramente superiore alle 500.000 firme richieste».

«Questa proiezione è evidentemente realistica visto che, negli ultimi sette giorni di raccolta firme, il numero dei sottoscrittori e degli attivisti è aumentato in maniera esponenziale!»

Il gruppo lamenta anche il silenzio della televisione e gli attacchi ricevuti da media e persone comuni.

«In molti, mossi da motivazioni più o meno palesi, hanno boicottato la nostra iniziativa referendaria diffondendo informazioni scorrette, per confutare le quali sono stati sottratti tempo ed energie preziose al raggiungimento dell’obiettivo ultimo di raccolta firme». Tra le varie critiche, alcuni hanno messo in dubbio la legalità del Comitato, l’onestà dei finanziamenti e l’utilità del referendum. Il Comitato sostiene di essere legale e che i finanziamenti vengano dai membri, che comprendono anche attivisti di partiti politici e sindacati.

Tra i punti più contestati della riforma scolastica c’è la figura del cosiddetto preside-sceriffo, il lavoro obbligatorio per gli studenti, gli albi territoriali per l’assunzione degli insegnanti e la possibilità che la riforma introduca l’ideologia gender nelle scuole. Possibilità che i ministri competenti hanno affermato fosse pura mistificazione. Il Comitato, però, ha qualche dubbio.

 
Articoli correlati