Pechino controlla i proprietari dei media cinesi in Canada e diffonde propaganda

Di Andrew Chen

Pechino cerca di controllare i proprietari dei media in lingua cinese in Canada, utilizzandoli per censurare i contenuti e sopprimere i punti di vista sfavorevoli al regime. Questo è quanto  rivelato un giornalista veterano ad un’indagine sull’interferenza straniera a Ottawa.

Victor Ho, ex direttore del giornale in lingua cinese Sing Tao Daily, ha riferito nell’indagine che, a causa delle barriere linguistiche, gli immigrati dalla Cina continentale hanno «un’abitudine universale» di leggere notizie dal loro Paese d’origine, il che li rende particolarmente vulnerabili alla disinformazione e alle campagne di propaganda di Pechino: «La comunità cinese in Canada è da tempo nel mirino del discorso politico, della disinformazione e della propaganda provenienti dal Partito Comunista Cinese».

Secondo Ho, Pechino controlla il contenuto dei media in lingua cinese esercitando un’influenza sui proprietari delle aziende mediatiche che possono avere investimenti o altri interessi legati alla Cina continentale.

Ho ha dichiarato che, sotto l’influenza del Partito Comunista Cinese (Pcc), queste emittenti aiutano a sopprimere i reportage considerati sfavorevoli dal regime, in particolare quelli riguardanti gruppi oppressi che il regime etichetta come le «cinque tossine»: Falun Gong, uiguri, tibetani, sostenitori dell’indipendenza di Taiwan e movimenti per la democrazia in Cina.

«Loro controllano il capo. Loro controllano il proprietario», ha detto Ho. «E poi il capo farà la “cosa giusta”, la cosiddetta “cosa giusta”. Questo è il livello più alto di controllo».

In linea con la linea del Partito

Un altro modo in cui i proprietari dei media aiutano Pechino a censurare i contenuti è attraverso la selezione degli ospiti per i programmi di discussione politica: «Il capo non inviterà persone con punti di vista opposti a quelli della Cina comunista. Ciò sarebbe in contrasto con gli interessi commerciali del capo nella Cina continentale».

Ronald Leung, un giornalista veterano di due giornali in lingua cinese e conduttore di un programma televisivo settimanale, ha condiviso le osservazioni di Ho nella sua testimonianza davanti all’inchiesta.

Ha osservato che il dissenso non è permesso in Cina, il che costringe gli individui a conformarsi alla narrazione del Pcc. Questa pratica si estende alla comunità cinese e ai media etnici in Canada, dove ha affermato che la maggior parte si allinea alla linea ufficiale del Partito. «È così nella comunità cinese; la maggior parte delle persone seguirà la linea ufficiale della Cina in qualsiasi discussione. Solo una piccola percentuale avrà un’opinione diversa, e i commentatori utilizzati da questi media, la maggior parte di loro, seguiranno la linea ufficiale della Cina continentale in tutte le discussioni».

Leung ha citato un esempio di come una figura influente all’interno della diaspora cinese, vicina a un consolato cinese in Canada, si sia mobilitata per sopprimere i reportage sull’uccisione da parte di Pechino di studenti a favore della democrazia durante il Massacro di Tiananmen nel giugno 1989. Nonostante la vasta copertura da parte dei media occidentali riguardo al dispiegamento di truppe da parte di Pechino che aprirono il fuoco sui manifestanti, causando migliaia di morti e feriti, ha detto che queste figure della comunità affermavano il contrario. «Il leader della comunità cinese, che ha un legame molto stretto con l’ufficio del console generale, è venuto fuori e ha parlato ai media, dicendo “Nessuno è morto in piazza”. Come possono dire una cosa del genere?».

Amplificazione dei conflitti occidentali

Oltre a censurare le opinioni pubbliche sfavorevoli al regime, il Pcc manipola la diaspora amplificando i conflitti sociali nelle società occidentali, secondo quanto ha dichiarato Leung all’inchiesta, citando problemi sociali come l’uso di droghe, l’identità di genere e la criminalità. «Quando la Cina cerca di amplificare quei conflitti nei Paesi occidentali, possiamo vedere che nei media cinesi in Canada fanno la stessa cosa per amplificare quei problemi, creando una deviazione di opinioni tra la comunità cinese e il pubblico canadese in generale».

Leung ha espresso preoccupazione per l’impatto di questa tattica sull’integrazione dei nuovi arrivati dalla Cina nella società canadese. Ha osservato che, sebbene gli immigrati inizialmente apprezzino valori canadesi come i diritti umani e la libertà di espressione, la loro esposizione a notizie che evidenziano i problemi sociali del Canada può ridurre il loro sostegno a questi valori nel tempo: «Non è un segnale molto positivo, ma possiamo vedere che se non spieghiamo ai nuovi immigrati nei loro primi cinque o dieci anni in Canada cosa sia il nostro sistema, come possiamo vivere armoniosamente come società, per portare avanti il Canada», ha detto Leung. «Avremo molti problemi dopo i primi cinque o dieci anni, quando vedranno sempre più problemi canadesi».

 

Versione in inglese: Beijing Controls Chinese Media Bosses in Canada to Curtail Opinions, Former Editor Tells Interference Inquiry

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