Opera classica, ‘Turandot’: solo l’amore può cambiare la crudele principessa

In un qualche luogo lontano della Cina, all’epoca delle guerre e delle conquiste, si svolge l’opera incompiuta del compositore Giacomo Puccini, Turandot: la principessa fredda e crudele che si trasforma conoscendo il vero amore.

Il musicista italiano lavorò sul libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, ispirato a una fiaba teatrale di Carlo Gozzi e a una storia perduta.

Nel primo atto, un mandarino annuncia che la principessa è disposta a concedersi in sposa solamente a un pretendente di sangue reale che svelasse tre indovinelli proposti da lei stessa. La bella e crudele donna ha ordinato anche di decapitare chi non sapesse risolverli.

Molti pretendenti hanno perso la vita, e tra loro anche il bello e giovane principe di Persia. La popolazione è sconvolta e chiede clemenza, senza però trovarla, nel cuore di Turandot.

In quei giorni, il regno dei tatari era stato sconfitto dai cinesi, e il re Timur, che era scappato, cade mentre si trova tra la folla con la sua schiava Liu.

Liu chiede aiuto e arriva propio il principe Calaf, che riconosce in Timur suo padre. Dopo aver perduto il loro regno tartaro infatti, si erano perse anche le loro tracce e adesso stavano attenti a non rivelare i loro veri nomi ai cinesi. Nell’aria ‘Signore ascolta’, Liu parla al Principe:

Quando Calaf ascolta la popolazione scontenta, anche lui definisce la principesca Turandot una sanguinaria, ma quando la vede la trova bellissima, e così anche lui decide di provare a indovinare i tre enigmi.

Timur e Liu tentano di dissuaderlo. Non piangere Liu, canta Calaf alla schiava, e le affida suo padre.

Il tuo signore sarà, domani, forse solo al mondo…Non lo lasciare, portalo via con te!

Anche i tre ministri del regno, Ping, Pong e Pang, provano a fargli cambiare idea ma Calaf è ostinato, e invoca il nome di Turandot. Al che la principessa appare e accetta la sfida.

Nulla può fare suo padre e, nel secondo atto, nemmeno l’imperatore Altourn riesce a convincerlo.

Turandot spiega che molti anni fa il suo regno era caduto nelle mani dei tartari e una sua antenata aveva sofferto la morte per mano di uno di loro. Per questo aveva inventato il rito degli enigmi, convinta che nessuno potesse indovinarli. Ma Calaf riesce a farlo.

La principessa chiede a suo padre di liberarla dalla promessa, ma l’imperatore, dice che la parola deve essere sacra. Calaf le offre comunque un’altra sfida: indovinare il suo nome prima dell’alba, per essere libera.

La principessa ordina che nessuno deve dormire, per scoprire qual è il nome del principe ignoto. Ping, Pong e Pang offrono al principe qualsiasi cosa per fargli rivelare il suo nome, ma Calaf si rifiuta.

Nell’aria ‘Nessun Dorma’, il principe esprime i suoi sentimenti.

Nessun dorma!… Tu pure, o Principessa,

Nella tua fredda stanza

Guardi le stelle

Che tremano d’amore e di speranza.

Timur e Liu vengono portati al palazzo per essere interrogati. Dietro di loro arriva il principe.

Quando Timur viene catturato, Liu afferma di essere l’unica a conoscere il nome del principe, per tanto Turandot ordina che venga torturata.

La principessa vuole sapere dove Liu trovi la forza per resistere e continuare a tacere. La schiava risponde che è l’amore a darle la forza, ma si toglie la vita prima dell’alba.

Ma cos’è l’amore? Per Turandot era qualcosa di sconosciuto, e da quel momento in poi rimane turbata. Qualcosa cambia in lei e quindi si abbandona nelle braccia del principe tartaro, che le confessa il suo vero nome, Calaf, permettendole di decidere se averlo come compagno o meno.

All’alba, la principessa spiega davanti a tutti di aver indovinato il nome: Amore!

La bella e crudele principessa la ritroviamo nel poema del persiano Nizami (1141-1209), con la differenza che nell’opera Turandot, di Giaccomo Puccini (1958-1924), riesce a capire che solo il vero amore può trasformare il suo cuore cattivo.

Puccini muore nel novembre del 1924 prima di finire il terzo e ultimo atto dell’opera. Turandot viene presentata per la prima volta alla Scalla di Milano il 25 aprile 1926, con un finale di Franco Alfano.

Nel maggio 2015 viene messa in scena nello stesso scenario con un finale di Luciano Berio, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, il Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala e la Produzione dell’Opera Nazionale Olandese, Amsterdam.

 
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