L’obiettivo nascosto dietro gli improvvisi blackout in Cina

Di Frank Xie

Frank Tian Xie, Ph.D., è professore di economia aziendale John M. Olin Palmetto e professore associato di marketing presso l’Università della Carolina del Sud Aiken.

 

La crescente carenza di energia in Cina si è estesa a Pechino e Shanghai, mentre i residenti nel nord-est della Cina, l’area più colpita, stanno accumulando candele.

Ricordo ancora gli inverni gelidi degli anni ’60 a Liaoning, una provincia costiera al confine con la Corea del Nord. Nelle scuole elementari locali, le aule erano gelate e gli studenti si alternavano nell’accendere la stufa a legna.

Chi avrebbe mai pensato che nella Cina di oggi sarebbe stato necessario razionare l’energia? È facile vedere la Corea del Nord in quella situazione perché è molto simile a quella che era la Cina negli anni ’60. Ma è difficile credere che la «seconda superpotenza» mondiale abbia bisogno di razionare l’elettricità. La Cina nord-orientale, la parte più fredda del Paese, ha bisogno di carbone o elettricità per riscaldarsi e le candele non bastano.

Molti analisti ritengono che le ragioni alla base delle interruzioni della corrente in Cina siano le seguenti: il boicottaggio dell’Australia e delle sue importazioni di carbone, l’aumento dei prezzi del carbone, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e la protezione ambientale, il risparmio energetico e il deficit a causa dei bassi prezzi dell’elettricità. Pochi esperti hanno però parlato delle lotte intestine del regime che coinvolgono i settori dell’energia, aprendo la strada all’aumento dei prezzi e alla concorrenza sino-americana, tra le altre cose.

Credo che ci siano due ragioni che spingono il Partito Comunista Cinese (Pcc) a razionare l’elettricità, fino al punto di sacrificare la stabilità economica e sociale: mantenere il potere di Xi Jinping e sostenere la preparazione del regime alla guerra.

Xi vuole mantenere il potere il più a lungo possibile e assicurarsi il suo privilegio internazionale.

La conferenza della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop 26, ospitata dal Regno Unito in collaborazione con l’Italia, si svolgerà dal 31 ottobre al 12 novembre presso lo Scottish Event Campus a Glasgow, in Scozia. Xi non esce dalla Cina da più di 600 giorni, e credo che stia aspettando questa occasione.

Affrontando la questione climatica, Xi spera di rafforzare l’immagine internazionale della Cina e ottenere il sostegno dell’Europa. Pertanto, Xi farebbe bella figura di fronte agli altri leader mondiali se promettesse che la Cina taglierà le emissioni di carbonio, il consumo di energia e i livelli di inquinamento entro un mese, a tutti i costi.

Questa è la ragione più superficiale delle attuali interruzioni di corrente del Pcc. Ma l’altro motivo è più profondo.

L’obiettivo nascosto

Attualmente, le interruzioni di corrente hanno interessato 20 province, principalmente nelle regioni costiere, orientali e nordorientali. In altre parole, sono tutte città e province di primo livello. Sembra che il Pcc sia disposto a sacrificare le aree più ricche ed economicamente sviluppate. Ma perché?

Francamente, la stessa carenza di elettricità è una bugia.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal National Bureau of Statistics (Nbs), «ad agosto, il tasso di produzione di carbone grezzo nelle industrie al di sopra delle dimensioni designate è passato da un declino ad un aumento; il tasso di crescita della produzione di greggio è stato costante; il tasso di produzione di gas naturale è aumentato; e l’aumento della produzione di energia elettrica si stava relativamente restringendo. Rispetto al livello di agosto 2019, il tasso di crescita medio biennale della produzione di carbone grezzo è passato da negativo a positivo, la produzione di petrolio greggio è rimasta stabile e la produzione di gas naturale ed elettricità è cresciuta piuttosto rapidamente».

Secondo i dati ufficiali, ad agosto sono stati generati 738,3 miliardi di chilowattora di elettricità, con un incremento dello 0,2 per cento su base annua; da gennaio ad agosto, la produzione di energia è stata di 5.399,4 miliardi di kWh, con un aumento dell’11,3 percento su base annua o dell’11,6 percento rispetto allo stesso periodo del 2019, il che equivale a un tasso di crescita medio del 5,7 percento all’anno negli ultimi due anni.

I dati mostrano anche chiaramente che il tasso di crescita della maggior parte dei singoli settori energetici (termico, nucleare, eolico e solare) è rallentato, ma la quantità totale di energia prodotta è in aumento!

A giudicare dai dati tra agosto 2020 e agosto 2021, la produzione media giornaliera di energia nell’ottobre 2020 è stata di 19,7 miliardi di kWh, la più bassa in 12 mesi, e oltre 4 miliardi di kWh inferiore all’ultima cifra: 23,8 miliardi di kWh nell’agosto 2021.

È interessante notare che nell’ottobre 2020, quando la produzione di energia giornaliera media mensile è scesa al livello più basso degli ultimi 12 mesi, Pechino non ha imposto questi limiti di consumo energetico. Ma ora, perché è necessario farlo dopo che la potenza erogata, con la stessa misura, è aumentata di oltre il 20 percento dal suo punto più basso? Non ha senso.

Secondo l’Ufficio Nazionale per le Statistiche, la produzione di elettricità della Cina nel terzo trimestre ha effettivamente continuato a crescere, solo a un ritmo più lento. Ma le fabbriche e le imprese in queste città e province di primo livello non hanno beneficiato della produzione di energia.

Allora, dove è andata a finire l’elettricità di massa della Cina dopo le interruzioni di corrente di Pechino? Il Pcc nasconde qualcosa al pubblico?

Le imprese militari-industriali di terzo livello cinesi sono le candidate più probabili per questo grande consumo di elettricità. Per ragioni a tutti note, la Cina ha spostato la sua principale produzione di armi nelle aree montuose della Cina centrale. È simile al modo in cui gli Stati Uniti hanno scelto Oak Ridge, nel Tennessee, come sito per l’impianto pilota di plutonio e l’impianto di arricchimento dell’uranio, nell’ambito del Progetto Manhattan nel 1942, a causa della sua fornitura di energia elettrica nascosta e sicura lungo un fiume in un’area non sviluppata.

La diffusione anomala e su larga scala delle interruzioni di corrente non ha compreso le aree dense di industrie militari, poiché la produzione ampliata di armi nucleari, di nuove armi e di altri prodotti militari richiede un’enorme quantità di elettricità.

Quindi, perché il regime deve razionare l’energia in questo momento? Il Pcc vuole rafforzare il suo status internazionale e anche prepararsi alla guerra: questo dimostra che il Pcc è disperato nel voler mantenere il potere.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: The CCP’s Hidden Agenda Behind China’s Sudden Power Cuts

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